martedì, ottobre 23, 2007


Tutti le conoscono, ma molti ancora non si fidano di loro. Il rapporto tra gli italiani e le adozioni a distanza non è ancora del tutto trasparente: 1 su 4 sostiene (o ha sostenuto in passato) un'adozione a distanza ma la metà della popolazione adulta non intende partecipare ad iniziative di questo tipo, soprattutto per mancanza di fiducia. Il quadro emerge da una ricerca di Gfk-Eurisko presentata a Milano. Nell'occasione, Vis, Ciai e Aibi, che oggi a Milano hanno presentato il Coresad-Comitato per la regolamentazione del sostegno a distanza, istituito con l'obiettivo di arrivare ad ad una legge d'iniziativa popolare per regolamentare il settore.


Sostenitori numerosi ... - La ricerca, condotta attraverso un'indagine telefonica su un campione di 800 individui con più di 18 anni, ha messo in luce che il 97% degli italiani adulti (pari a circa 44,6 milioni di individui) ha sentito parlare di sostegno/adozione a distanza. Il canale informativo più importante è la Tv (63%), seguita dal 'passaparola' di amici e conoscenti (43%) e da altri media come quotidiani (29%) e riviste (20%). Il 26% del campione ha dichiarato di sostenere attualmente o di aver sostenuto in passato un'adozione a distanza (secondo Isabella Cecchini di Eurisko, gli italiani attualmente impegnati in un'azione di sostegno a distanza sarebbero circa 9 milioni, ndr), mentre il 71% non ha mai preso parte ad iniziative di questo tipo.

... Ma un po' "distratti" - Il sostenitore medio è una persona matura che abita al nord ed ha un'istruzione elevata. Il 70% dei sostenitori preferisce il sostegno personalizzato ai bambini, il 30% quello "comunitario" diretto alla comunità di appartenenza del piccolo destinatario, al suo villaggio o alla sua scuola. Nonostante l'impegno dichiarato, però, la metà dei sostenitori non è stato in grado di indicare l'associazione con cui si era impegnato.

Il fantasma della sfiducia - Chi non ha mai sostenuto un'adozione a distanza (il 71% del campione, ndr), lo ha fatto per motivi economici (24%), ma anche per sfiducia (14%), se non per indifferenza (14%). E il tema della mancanza di fiducia ritorna anche come prima motivazione (18%) per il 50% di intervistati che ha dichiarato di non volersi impegnare in futuro nei sostegni a distanza. Tra i motivi di questo disimpegno, il fatto di "non essere certi che tutti i soldi arrivino al beneficiario" (36%), il pensiero che "non ci sia un controllo adeguato dei soldi delle donazioni" (34%) e la convinzione che "le associazioni non danno sufficienti informazioni su come vengono utilizzati i soldi delle donazioni" (31%). Forse per questo chi non vuole impegnarsi richiede alle associazioni più "trasparenza e garanzia" (24%) e l'85% del campione complessivo ritiene importante (il 75% "molto importante") una legge che regolamenti il settore.

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