domenica, ottobre 21, 2007
La Magistratura Italiana apre finalmente un'inchiesta sulla discarica di Korogocho, vicino Nairobi in Kenia, dopo la denuncia di Alex Zanotelli e Daniele Moschetti, due missionari comboniani che conoscono a fondo la realtà di Korogocho (il primo ci ha vissuto per 12 anni, il secondo opera ancora in quella baraccopoli).
Tutto ha inizio lo scorso 16 novembre scorso, quando il Ministro
Italiano dell'Ambiente, Pecoraro Scanio, in occasione del vertice mondiale sui cambiamenti climatici, firma con il collega kenyano una convenzione per la bonifica di Dandora, nell’ambito dei contributi previsti dall’accordo di Kyoto. Dandora è l'inferno di rifiuti vicino Nairobi che “avvelena” circa 700 mila persone. Sono anni che le organizzazioni locali, con i comboniani in testa, chiedono che quella discarica venga chiusa e spostata, visto che i suoi fumi e il suo inquinamento minacciano la salute delle persone.

Il ministero italiano mette a disposizione per lo studio di fattibilità 721 mila euro: un’enormità. Anche perché di progetti simili ce ne sono già diversi conservati nei cassetti del municipio di Nairobi: studi giapponesi e studi italiani, come quello della Jacorossi. A gestire direttamente da Roma l’affaire è il direttore generale del Ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, che il 14 e il 15 agosto scorsi è sceso a Nairobi per incontrare le autorità locali e gli stessi comboniani.
Nel frattempo, come dal nulla, compare la società Eurafrica, con sede legale a Napoli, operativa a Roma e con filiale a Nairobia, a cui è stato affidato lo studio di fattibilità. E qui i misteri iniziano a infittirsi. Innanzitutto, non è chiaro chi le abbia assegnato l’incarico: Clini, nei suoi documenti, scarica la responsabilità sui colleghi keniani, che cascano invece dalle nuvole. Sembra, comunque, che una bozza dell’affidamento sia stata redatta in Italia. Poi gli interrogativi investono la stessa società prescelta: l'Eurafrica non ha competenze specifiche in materia. Tanto che per espletare quell’incarico si sarebbe appoggiata a due partner di peso e di grande esperienza in Kenya: la Atkins e la Howard Humphreys, società di ingegneria inglese e keniana. «Ma allora perché non ci si è rivolti direttamente a queste due?», si è chiesto retoricamente padre Moschetti.
Bruno Calzia, il proprietario di Eurafrica, non è un perfetto sconosciuto. Fa parte della squadra di consulenti del ministro per le politiche agricole Paolo di Castro ed è stato da poco piazzato dal ministro Emma Bonino nell’ICE, l’istituto per il Commercio Estero. Eurafrica Kenya, inoltre,
avrebbe reclutato soggetti che a Nairobi, e in genere nel Corno d’Africa, si sanno muovere assai bene. È il caso, ad esempio, di Renzo Bernardi, conosciuto per essere il rappresentante in zona della Oto Melara, della Beretta e di altre società europee legate alla produzione
di armi.
Un quadro complesso (società “neofita”, sedi ballerine, soggetti dal curriculum curioso, assegnazione diretta dell’incarico per lo studio di fattibilità) che ha fatto balenare qualche dubbio. Padre Moschetti e altri hanno iniziato a porsi - e a porre - domande. Timori gonfiati, poi, da ciò che sarebbe stata la seconda parte dell’operazione: la gara vera e propria per la gestione dei rifiuti di Nairobi. E qui le cifre s’aggirano sulle decine e decine di milioni di euro. Dubbi che sono stati sottoposti anche al ministro Pecoraro Scanio, che li ha condivisi tanto da sospendere l’affidamento dello studio a Eurafrica in attesa di chiarimenti, assegnando all’agenzia del ministero, l’Apat il compito di controllare quanto meno la bontà tecnica dello stesso studio.
Ma la vicenda non è affatto chiusa: Padre Zanotelli e padre Moschetti chiedono e ottengono che la magistratura italiana apra un fascicolo. E ora aspettano fiduciosi (e noi con loro) i risultati dell'inchiesta.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa