venerdì, ottobre 26, 2007

Oggi l'università di Bologna conferisce la laurea ad honorem alle madri di "Plaza de Mayo". Il magnifico rettore: "E' il nostro omaggio alla maternità rubata dallo Stato."

Oggi presso l'ateneo bolognese ci sarà una cerimonia molto suggestiva, con il riconoscimento ad honorem per le madri di "Plaza de Mayo", a distanza di circa 30 anni dai tragici eventi causati dalla dittatura argentina, con migliaia di ragazzi sequestrati e fatti sparire dalla polizia militare. La protesta civile delle madri di "Plaza de Mayo" ha segnato una svolta storica che ha ancora oggi una scia di significati e di azioni molto importanti.

Queste donne coraggiose indossano ancora il fazzoletto bianco con la scritta ricamata in azzurro: «Aparition con vida de los desaparecidos». La ricomparsa dei loro figli fatti sparire dalla dittatura argentina passerà anche attraverso la laurea ad honorem che esse riceveranno oggi presso l'Università di Bologna. «E´ un riconoscimento alla forza pedagogica della loro azione: una maternità rubata dallo Stato trasformatasi in maternità educativa verso un´intera nazione» commenta il rettore. Alla vigilia della cerimonia, Hebe de Bonafini, che riceverà la pergamena a nome di tutte le madri, è quasi intimidita: «Mi sembra troppo per me». «Questa laurea - racconta - ha più significato di altri premi ricevuti come quello per l´educazione alla pace dell´Unesco perché noi non siamo andate a scuola, veniamo dall´università della strada. Noi abbiamo fatto a rovescio: prima la pratica, poi la teoria. E´ la prima volta che riceviamo una laurea, non la prendiamo come una onorificenza e basta, è per noi una responsabilità, dobbiamo meritarla. Sarà dedicata a tutti i figli scomparsi, a tutti. Anche a mia figlia Maria Alejandra, alla quale hanno portato via l´adolescenza e che oggi, a 42 anni, mi sostiene nella lotta». Ogni giovedì, a Buenos Aires, le madri continuano a scendere in piazza. «Il messaggio che portiamo è quello della vita contro la morte, della lotta, della perseveranza, del non voler niente per noi. Portiamo le stesse bandiere della lotta dei nostri figli». Oggi le madri non portano più i loro nomi sui fazzoletti: «Abbiamo socializzato la maternità. Oggi ci occupiamo di lavoro, di educazione, di libera informazione, di case per i poveri, che non sono le case popolari invenzione del capitalismo, ma abitazioni così come le desiderano le persone. Il nostro striscione è: distribuire la ricchezza. Il nostro slogan: la fame è un crimine. Cosa penso dell´educazione? Il popolo più educato è più libero, ma per ottenere questo bisogna spegnere la tv. Credo nella giustizia? No, perché ci sarà sempre complicità nei giudici. Ma continuo a reclamare giustizia. E sino a che ci sarà ingiustizia la piazza è necessaria, noi ci saremo. Non accetteremo mai la morte dei nostri figli».

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