venerdì, ottobre 26, 2007

di Gianluca Ursini
, Peace Reporter

L'Australia taglia ogni rapporto commerciale. L'Italia dorme. Intanto un inviato Onu entrerà nel Paese. Oggi proteste pro-Suu Kii nel mondo

Concessioni Paulo Pinheiro, inviato per la Birmania del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani di Ginevra, potrà visitare il paese nei primi giorni di novembre, dopo che per quattro anni i militari gli avevano negato un visto di entrata. E' la prima concessione del regime ai colloqui e alla comunità internazionale. Anche Ibrahim Gambari, inviato speciale del Segretario generale Ban Ki Mun, potrà rientrare a fine mese nel paese asiatico, dopo che le scorse settimane i militari gli avevano negato il visto; nel frattempo Gambari ha girato i paesi che fanno affari con la Giunta in quell'area: India, Thailandia, Singapore, Malesia e Australia finora.

Pinheiro Chi? Pinheiro dovrà svolgere una missione di ''inchiesta'' nel Paese. Dovrebbe poter visitare i detenuti politici e parlare con tutti i rappresentanti delle opposizioni.

Lo scopo: verificare le violazioni dei diritti umani perpetrati dai dittatori in quei giorni di repressione, tra il 26 e il 30 settembre. Un funzionario la cui considerazione all'interno della sua organizzazione aiuta a capire quanta importanza negli anni passati le Nazioni unite abbiano dedicato al tema. PeaceReporter ha provato a contattare diverse volte in Ginevra la sede del Consiglio Onu per i diritti umani, dove pressocché nessuno era al corrente dell'esistenza del delegato per Myanmar. “Pinheiro Chi? Come compita questo nome scusi?" o ancora:"Ma è sicuro che faccia parte dell'organigramma delle Nazioni unite? Ah, al Consiglio dei diritti umani.. guardi a me non risulta, è sicuro che non sia magari del Consiglio europeo dei diritti umani? Dice proprio Nazioni unite? Qui a Ginevra non l'abbiamo sentito nominare spesso, mi faccia controllare..” In effetti Pinheiro per quattro anni ha avuto pochi impegni: fare anticamera in attesa che i militari lo facessero entrare.

Intanto, l'Australia.. Alexander Downer, ministro degli Esteri di Canberra, dopo la visita dell'inviato del segretariato Onu, ha promesso un atteggiamento molto più duro nei confronti del regime birmano; il suo governo annuncia sanzioni durissime nei confronti di 418 maggiorenti del regime dittatoriale, e vieta ogni rapporto commerciale e export di armi verso il paese ribattezzato Myanmar. “Queste nuove e più restrittive sanzioni, oltre al diniego d'ingresso in Australia già in atto, permetterà di esercitare pressione sul governo birmano, senza arrecare danni al popolo”, ha detto il ministro.

E l'Italia? Pensa a Mastella “Una mozione deludente, verrebbe da non firmarla..”; al telefono con PeaceReporter si sfoga Tana De Zulueta, deputata italiana per i Verdi e una delle tre firmatarie di mozioni parlamentari perché Roma agisca con sanzioni commerciali avverso Myanmar. “Due settimane fa il governo era venuto in aula a riferire, sembrava che si decidesse ad azioni coerenti, invece la risoluzione che ci apprestiamo a votare adesso mi sembra molto..generica. Non ha nessuna chiara indicazione di sanzioni commerciali” riferisce sconsolata a PeaceReporter la deputata, ex inviata dell'Economist in Italia. Intervistata due settimane prima, era molto più speranzosa: “Il vero nodo è la Cina - diceva De Zulueta il 12 ottobre - e noi come paesi europei possiamo essere efficaci nel fare pressione verso il regime cinese, che ci tiene a fare bella figura in vista delle olimpiadi di Pechino '08. Ma anche i singoli governi devono essere coerenti con il loro ascolto delle ragioni dell'opposizione democratica birmana e del loro conseguente sostegno. Se penso all'Italia, penso all'azienda Saipem di Eni. Sappiamo tutti che Eni è partecipata dal ministero del Tesoro italiano, e sappiamo tutti che Saipem ha partecipato alla costruzione di un gasdotto per portare in Thailandia il gas di Rangun. Non credo che finora l'azionista statale sia stato molto vigile nei confronti di queste situazioni, ma ora noi parlamentari manterremo tutta l'attenzione possibile su queste vicende..” Chissà la delusione della deputata in questi giorni, quando la questione birmana è stata derubricata a dibattito secondario “Sa, purtroppo il Governo soprattutto in Senato, sta rischiando molto per questa vicenda di Mastella...”

Oggi si manifesta Intanto oggi cade l'anniversario della firma della Carta Onu e in contemporanea il 12esimo anniversario della prima detenzione domiciliare della leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kii. In 12 città del mondo si stanno svolgendo manifestazioni di appoggio alla lotta democratica birmana e di richiesta di scarcerazione per il Nobel della pace 1991. Le ambasciate di Myanmar e della Cina (maggiore alleato birmano, che mantiene in vita finanziariamente i militari socialisti) sono da stamane sotto assedio a Bangkok, Thailandia, così come a Città del Capo, Sudafrica, o a Nuova Delhi, a New York come a Brasilia. I manifestanti vogliono premere sulla Cina perché intervenga. A Rangun l'unica voce ascoltata è quella dell'amico cinese.


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