venerdì, novembre 09, 2007

Otto monache clarisse hanno aperto in Albania, a Scutari, le porte del loro convento, che durante il regime comunista era usato come carcere. Il convento, proprietà dei francescani fino al 1946, era stato requisito e trasformato in carcere dopo l’abolizione degli ordini religiosi, seguita dal divieto di ogni forma di culto. Ora le otto clarisse, quattro italiane e quattro albanesi,aprono le porte del convento “per non dimenticare”. “Il regime – racconta suor Sonia in un'intervista raccolta nel sito "Antenne di pace" dell'Associazione Papa Giovanni XXIII – ha annientato in 50 anni la dignità delle persone”.

“Nel 1976 – aggiunge - veniva proclamato l’ateismo di Stato: l’uomo era ridotto ad una larva, si preoccupava solo di mangiare, nient’altro”. Le celle dei frati erano diventate celle di detenzione e in ognuna venivano recluse più di 15 persone. Amplificatori nel cortile riproducevano suoni ad alto volume per coprire le urla dei torturati. Le suore celebrano ogni anno, passando per le celle ed il cortile, la Via crucis per ricordare chi ha sofferto in quel luogo. Alcuni superstiti sono tornati e hanno lasciato una testimonianza scritta: “se non volevo morire e non volevo che venisse fatto del male alla mia famiglia – scrive un ex guardia carceraria – dovevo dire di sì”. (A.L.)


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