martedì, novembre 20, 2007
da Radio Vaticana

Un appello “ad avere maggiore attenzione alle nuove forme di schiavitù che sono forse peggiori della vecchia tratta degli schiavi” è stato lanciato dai vescovi africani ed europei nel comunicato stampa finale – reso noto oggi - che riassume i lavori del seminario “Conosco le sofferenze del mio popolo. Schiavitù e nuove schiavitù”, svoltosi dal 13 al 18 novembre a Cape Coast, in Ghana, su iniziativa del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) e del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar). Un messaggio congiunto verrà invece inviato al Vertice di Lisbona dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea e dell’Unione africana (8-9 dicembre). “Le nuove forme di schiavitù (traffico di esseri umani, lavoro forzato, bambini soldato, prostituzione, ecc.) – affermano i vescovi, insieme a rappresentanti della Santa Sede e di agenzie cattoliche umanitarie – sono dovute principalmente all’enorme divario economico tra i Paesi ricchi e poveri, e tra ricchi e poveri in ogni società”.

I vescovi hanno sottolineato che “per ridurre questo divario” bisogna “raggiungere un nuovo ordine economico internazionale che garantisca una più equa distribuzione delle risorse del mondo”.
Ma soprattutto, “è importante porre fine al desiderio di dominare gli altri e alla cultura di schiavitù e servitù”. Tra i vari interventi, riferisce l'Agenzia Sir, anche quello di Josef Sayer, presidente dell’organizzazione umanitaria Misereor, sulla “brutale e violenta forma di moderna schiavitù” che coinvolge 300.000 bambini soldato in tutto il mondo, soprattutto “in Uganda, Liberia, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Filippine, Colombia e Perù”. “In molti casi – ha aggiunto – queste ragazze e ragazzi vengono continuamente abusati ed usati come agenti segreti o sminatori, oppure costretti a combattere in prima linea”. Sayer ha condannato coloro che “traggono profitto dalla vendita di armi usate dai signori della guerra e dai bambini soldato”, senza che ci sia “un effettivo intervento della comunità internazionale e dei politici”. Il seminario ha messo a fuoco anche l’aspetto delle migrazioni e la possibilità di promuovere una cultura della vita e della famiglia. Sono state sottolineati, in particolare, alcuni aspetti che ancora impediscono lo sviluppo dell’Africa.Tra questi: “un ingiusto sistema di commercio tra l’Africa e il resto del mondo; il debito e la necessità di cancellarlo da parte del mondo industrializzato; il traffico di esseri umani e droghe; lo sfruttamento sessuale; il lavoro forzato; la prostituzione forzata; i bambini soldato e i bambini di strada”. Per tutte queste sfide i vescovi fanno appello ad “una cultura del rispetto per i diritti umani”, sottolineando il ruolo della Chiesa nella “cura pastorale dei migranti” e nel “suo dovere di advocacy”. I vescovi dei due continenti si incontreranno di nuovo a Liverpool, in Inghilterra, nel novembre 2008. (R.P.)


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