giovedì, novembre 01, 2007
I missionari
Eugenio, Elisabetta e Tersa Di Giovine, francescani secolari della fraternità OFS della Parrocchia B.V.M. Immacolata e Sant’Antonio da Padova di Milano.

Paese e località dell’intervento:
Venezuela, Stato di Portuguesa, Città di Guanare, Barrio La Importancia, nelle vicinanze della Chiesa San Antonio.
La città di Guanare conta circa 180.000 abitanti, è situata nella zona centro occidentale del Venezuela ed è la capitale dello stato di Portoguesa. È un importante centro di devozione religiosa per i pellegrinaggi in quanto vi si trova il Santuario dedicato a Nuestra Señora de Coromoto, patrona del Venezuela.
Il Barrio La Importancia in cui è situata la Chiesa di Sant’Antonio con il Centro Sociale “Paz y Bien”, è uno dei quartieri popolari della città ed è stato affidato alla cura pastorale dei frati minori conventuali del Convento-Parroquia "S. Josè Obrero".


Carissimi amici, il Signore vi dia Pace!
Non poteva mancare una lettera nel mese di ottobre, mese notoriamente dedicato alle missioni. Noi siamo entrati ormai nel vivo delle attività del nuovo anno pastorale. Sono riprese quelle dello scorso anno, sono partite le nuove, stiamo progettando le prossime.
In particolare è ripartito il progetto Alejandro, con qualche novità. Abbiamo iscritto qualche bambino nuovo al posto di tre bimbi che non vengono più, due di questi fratellini non possono più partecipare perché la loro maestra di scuola non c’è più e così la classe è stata semplicemente soppressa. I bambini sono stati pertanto ridistribuiti in altre classi, però nel turno del pomeriggio perché era l’unico dove c’erano dei posti (in quasi tutti i paesi dell’America Latina, a causa della carenza di scuole, le lezioni sono organizzate su due turni, uno alla mattina e uno al pomeriggio).

E così con grande dispiacere da parte nostra e loro (anche perché erano davvero tra i bambini più bisognosi, soprattutto di un buon pasto) hanno dovuto rinunciare a venire qui al recupero del pomeriggio. L’altro ragazzino “perso” invece è Miguel, il bimbo che l’anno scorso aveva iniziato ad andare a scuola: purtroppo suo fratello grande è partito per andare a raccogliere caffè e lui ha pensato bene che, a 12 anni, era ora che si desse da fare per aiutare la famiglia, anziché perdere tempo a studiare e così se ne è andato con il fratello. Per ora di lui sappiamo che sta bene, lavora presso un signore che gli dà da mangiare e da dormire e che il 31 dicembre (data in cui sarebbe dovuto tornare a casa) andrà presso un’altra piantagione, ancora più lontana. In compenso, Yonder, uno dei fratelli minori che già dall’anno scorso partecipa al progetto, ha finalmente iniziato ad andare a scuola. Elisabetta si è incaricata di fargli da rappresentante (cioè di iscriverlo formalmente, di farne da tutore e referente per comunicazioni e necessità), gli ha comprato uno zainetto (di cui va molto fiero) e le cose necessarie, e una signora della comunità, sua madrina di battesimo, lo ha fornito di scarpe e divisa. Il primo giorno di scuola, pulito, profumato e vestito come un damerino, è sceso dalla bicicletta di Elisabetta e si è mescolato tra i compagni con grande orgoglio…ed era in assoluto il più bello! Fino ad ora continua con profitto e la maestra dice che si sta impegnando molto e anche il papà sembra soddisfatto della scelta. Tra i nuovi bambini che abbiamo iscritto ci sono due fratelli, Jenifer di 10 anni e Osgardo di 8, che da agosto sono rimasti soli con il papà e con altri 6 fratelli, perché la mamma se ne è andata con un signore; il papà lavora tutto il giorno e loro sono sempre da soli, compresa la bimba più piccolina di soli 3 anni. Con la maestra abbiamo deciso di riunirci bimestralmente affinché le attività seguano un percorso condiviso; così abbiamo anche modo di capire meglio le difficoltà e i progressi dei bambini, decidere il materiale di cui necessitano e organizzare attività extra. Per dicembre per esempio abbiamo organizzato un “paseo” (passeggiata) al Santuario nazonale e appena tornerà il circo a Guanare abbiamo pensato che sarà una meta interessante; per Natale inoltre vorremmo fare una piccola recita coinvolgendo anche le famiglie. Sono piccole cose, ma che a bambini che non si muovono mai al di là della strada in cui vivono, sembrano grandi.
E partita molto bene la “Lectio Divina”, qui chiamata lettura orante della Bibbia. Per ora il gruppo si incontra qui nel salone il venerdì con Eugenio, per condividere il Vangelo della domenica successiva. Alcune persone che partecipano stanno cercando di apprendere il metodo, così come è desiderio del nostro Vescovo, per poi portarlo nei loro Barrios e nelle loro case, con altri gruppi di persone: questo sarebbe l’obiettivo, ci auguriamo che poco a poco si possa raggiungere.
Sono ricominciati gli incontri del “Pequeno Jesus”, gli incontri di avvicinamento alla fede per bambini dai 6 ai 7 anni, il sabato mattina. Quest’anno però abbiamo pensato che fosse importante fare una programmazione dei contenuti e delle modalità e non navigare a vista come era stato l’anno scorso. I giovani della Jo. Cri. Fe si sono di nuovo assunti l’onere di fare da animatori, però ci siamo riuniti insieme perché organizzassero fin da subito i turni in modo tale che ogni sabato ci fosse un responsabile e si evitasse, come accadeva a volte l’anno passato, che i bimbi venissero e non trovassero nessuno ad animarli. Abbiamo anche pensato di fare un incontro bimestrale con gli animatori per definire i contenuti; in una “escursione”alla libreria delle Paoline di Barquisimeto (una città a tre ore da qui, un po’ più fornita di Guanare) abbiamo comprato del materiale utile e divertente, adatto all’età dei bimbi, che rielaboriamo con i giovani per preparare degli incontri stimolanti.
Sono ricominciati anche gli incotri del gruppo giovani, la “Jo. Cri. Fe.”, il sabato pomeriggio, con una buona e costante partecipazione. Ora i giovani sono circa 25 e alterniamo sabati di formazione cristiana e francescana (nei quali anche i ragazzi, a turno, si incaricano di preparare e sviluppare dei temi), con un sabato al mese dedicato alla pulizia della chiesa (qui, tutta la comunità, a turno, pulisce e adorna la cappella) e con un “paseo” o un pomeriggio di giochi nella cancha. Ora ci stiamo preparando per la festa di Cristo Re in cui, nell’Eucarestia domenicale i giovani comunicheranno il loro impegno a favore della comunità , attraverso una promessa pubblica, per tutto l’anno pastorale.
Anche il corso di Catecismo Explicado della domenica mattina prosegue bene; siamo 28 iscritti, che per una comunità come questa sono tantissimi (il Vescovo stesso si è stupito). Dovremmo terminarlo prima di Natale. E’ un corso di catechismo per adulti, di secondo livello, che a volte sembra quasi banale e scontato nella sua semplicità, ma che in realtà permette di apprendere e rispolverare molte cose da anni lasciate in disparte. E la modalità, tipicamente venezuelana, fatta di esposizioni, dibattiti, esamini e abbuffate, è molto divertente.
Alejandro, il ragazzino tanto caro a Marco e Ilaria, da cui deriva il nome del Progetto di recupero, è da circa un mese in un istituto; la polizia lo ha trovato per strada disidratato e sembra anche drogato, chiedendo l’elemosina, e ha deciso di toglierlo alla famiglia; noi ci stiamo interessando per trovargli un posto in una casa famiglia, che sembra buona, dove possa crescere lontano da tutta la povertà e l’abbandono che vive nella sua casa. Speriamo nella prossima lettera di potervi dare buone notizie.
Abbiamo poi solennemente celebrato il mese della Bibbia, il mese del Rosario e la giornta modiale delle missioni.
Teresa da settembre va all’asilo. L’inserimento per ora non è facilissimo, colpevole forse anche la modalità venezuelana (i bambini vengono lasciati di colpo dalle 7,30 della mattina alle 15,30 del pomeriggio) che non aiuta certo il bambino a vedere l’asilo come un luogo familiare e accattivante. Ogni giorno però c’è qualche piccolo miglioramento che speriamo ci confermi la validità della nostra decisione; sicuramente in poco più di un mese ha imparato più castigliano di quanto non avesse fatto in un anno.
Sara, il giorno che ha compiuto i suoi 11 mesi, ha iniziato a camminare da sola, con grande soddisfazione da parte nostra (soprattutto perché si avvicina il momento in cui non la dovremo tenere sempre in braccio) e da parte sua, che ha scoperto un mondo nuovo che può raggiungere da sola, come il giardinetto, pieno di terra.
Noi due siamo molto contenti di come procedono la nostra vita e le nostre attività quaggiù anche se la salute a volte ci fa qualche scherzetto. Eugenio si è bloccato con la schiena e per fare le punture (visto che non le voleva dalla sua bella mogliettina) abbiamo chiesto un po’ in giro e sapendo che la nostra vicina di casa lavorava in ospedale abbiamo chiesto a lei; solo dopo abbiamo scoperto che in ospedale è addetta a lavare i pavimenti, ma le punture le ha fatte bene lo stesso! Elisabetta è sotto attacco da parte di tutti i virus e i batteri che Teresina porta a casa dall’asilo e che sono molto più forti che in Italia; chi pensa che ai tropici non ci si possa prendere raffreddore, sinusite, influenza si sbaglia di grosso…qui con il caldo i virus diventano killer.
Guanare ha vissuto il 20 ottobre una giornata molto speciale. La chiesa dedicata alla “Virgen de Coromoto”, patrona del Venezuela e Santuario nazionale, è stata elevata dal papa Benedetto XVI a Basilica Minore e sabato 20 ottobre, alla presenza di tutti i vescovi venezuelani e del Nunzio Apostolico c’è stata la solenne proclamazione. C’erano migliaia di pellegrini da tutto il Venezuela ed anche dalle altre nazioni. Questo evento ha seguito di pochi giorni un altro evento, questo inaspettato, e cioè la morte del Cardinale Castillo Lara, un salesiano che fu un grande collaboratore di Giovanni Paolo II ed anche un grande oppositore dell’attuale Presidente del Venezuela. Tra i due erano spesso volate parole grosse, pesanti critiche ed a volte, da parte del Presidente, anche pesanti insulti.
Questa notizia ci dà lo spunto per raccontarvi sinteticamente quello che sta succedendo qui. In poche righe non si può raccontare un contesto storico e culturale la cui conoscenza è necessaria per evitare di trarre frettolosi giudizi su quello che sta passando il Venezuela. Chi vuole è caldamente invitato a “studiare” un po’ di più la situazione. Noi ci limitiamo a dire che, un Presidente, democraticamente eletto, che nonostante le critiche sul suo modo di essere a volte un po’ autoritario e volgare, ha fatto in questi anni cose molto interessanti soprattutto per quella fascia di popolazione “povera e dimenticata”, sta spingendo in maniere esageratamente forte il “piede sull’acceleratore” per trasformare il paese in una Repubblica socialista di stampo marxista – leninista. Un processo di trasformazione di questo tipo è ovviamente molto complesso. Storicamente (e teoricamente, secondo la prassi marxista) è un processo che può avvenire solo con una rivoluzione, quindi con violenza e spargimento di sangue. Non si sono mai osservati negli anni, negli stati che hanno adottato questo regime (ex URSS e tutti gli stati dell’Europa dell’Est, Cina, Vietnam, Birmania, Cuba ed alcuni stati africani, per fare solo alcuni nomi) processi rivoluzionari per via democratica. Ora qui sembrerebbe che tutto avvenga in perfetta “pace ed armonia”, per via democratica e legislativa. Però non è proprio così. Il Presidente, appena eletto, ha fatto votare al Parlamento (composto al 100% da suoi sostenitori) una legge delega per cui poteva presentare un progetto di legge per cambiare alcuni articoli della Costituzione. Già questo non è proprio democratico, se è vero che una Costituzione è un patto sociale atto a disciplinare i rapporti tra le varie componenti culturali di un paese, tenendo quindi conto di tutti i cittadini, anche delle opposizioni. Non è perciò normale che solo una persona possa accentrare nelle sua mani il potere per poter cambiare una Costituzione. Il progetto di legge presentato il 15 di agosto 2007 prevedeva il cambio di 33 articoli. Possono sembrare pochi 33 articoli su più di 300, ma di fatto con questi pochi articoli si trasforma la Repubblica Bolivariana di Venezuela in uno stato socialista e statalista sul modello cubano. Quindi più che un operazione di “maquillage” è una vera e propria riforma costituzionale. Un’operazione del genere pensiamo andasse fatta da una assemblea costituente e non certo con la volontà di una sola persona. Lui dice che chi ha votato lui ha votato per il socialismo. Se anche fosse vero c’è da tenere conto che, nelle scorse elezioni presidenziali del dicembre 2006, la somma dei voti che ha preso l’opposizione, sommata alla somma degli astenuti, è superiore al 50%. Nonostante quindi rappresenti meno della metà dei venezuelani va dritto per la sua strada in questa operazione così radicale. A sentir la gente, ora anche molti dei suoi sostenitori non sembrano desiderare una stato come quello cubano. Dulcis in fundo, il Parlamento, che era chiamato a discutere sul progetto di legge del Presidente, ha aggiunto (e fior di costituzionalisti hanno già espresso il parere che non potevano farlo, ma lo hanno fatto lo stesso) altri articoli da modificare, ora ci sembra siamo passati da 33 articoli a più di 60. Ultima cosa: il 2 dicembre 2007, giorno in cui si vorrebbe sottoporre la proposta ai cittadini sotto forma di referendum, il Presidente ha preteso che il popolo si esprima sul “pacchetto completo” e non articolo per articolo o magari per maxi blocchi. Anche questa è una decisione avversata da molti ma lui tiene duro, ed il motivo è facile da comprendere leggendo i contenuti della riforma. In ogni modo questa riflessione è relativa ai “modi” ed ai tempi della riforma.
Passiamo ora ai contenuti, qui la situazione si fa più complessa. Alcuni sono ottimi e sembrerebbero essere “il cavallo di Troia” per ottener il consenso dei ceti più popolari nel referendum di dicembre. Per esempio è prevista la diminuzione della giornata di lavoro a 6 ore settimanali, per una migliore qualità della vita, e la pensione sociale per tutti, una chimera fino ad oggi, soprattutto per i lavoratori “occasionali”. Ci sono poi però proposte di modifiche strutturali che di fatto non rendono più questa una riforma della vecchia costituzione (vecchia si fa per dire perché è del 1999 e sempre opera dell’attuale Presidente) ma una nuova Costituzione. Si mette in discussione per esempio la proprietà privata. Si esalta il culto alla persona (il Presidente), si prevede la rielezione indefinita del capo dello stato, si pone sotto il controllo dello Stato tutti i settori dell’educazione con la pretesa di uniformità di programmi, compreso l’indottrinamento socialista, si trasformano in socialisti tutti i settori strategici del paese quali l’economia, la politica, l’educazione, l’etica e la cultura. Senza parlare poi del potere che avrebbero le Forze Armate, che già oggi hanno come slogan ufficiale per ogni manifestazione “Patria, Socialismo o morte”. Anche i diritti umanai fondamentali verrebbero seriamente compromessi. Come la sospensione del debito processo e dell’informazione in caso di dichiarazione dello stato d’emergenza, si potrebbero avere centinaia di persone arrestate per mesi senza essere processate e la sospensione di ogni tipo informazione al di fuori di quella governativa. Di fatto poi si passerà dal concetto di “cittadino” a quello di “patriota socialista” con la conseguente esclusione dalla vita attività e associativa del paese per tutti quelli che socialisti non sono e non si dichiareranno. Forti processi di riforma in direzione dell’ideologia marxista stanno avvenendo anche in Bolivia ed Ecuador, ma sembrerebbero non radicali come questo.
La Conferenza Episcopale Venezuelana, in un comunicato del 19 ottobre 2007 ha fortemente criticato il progetto di riforma, argomentando in maniera dettagliata le sue perplessità. Come sempre, per tutta risposta, si è presa da parte del Presidente la solita dose di insulti. Quello che verrebbe a mancare è il pluralismo politico. I Vescovi hanno sottolineato che sono favorevoli ad un governo socialista (come il Brasile o il Cile o in Europa l’Italia), è assolutamente legittimo essere governati da un governo socialista democraticamente eletto, ma non sono d’accordo sul nascere di uno stato socialista. La differenza tra un governo ed uno stato socialista non è poca. In uno stato socialista tutta l’attività politica, sociale, economica e culturale si inquadra in una unica opzione, quella socialista appunto, in un unico modo di pensare. E questo non è democratico. Lo stesso Giovanni Paolo II, nell’enciclica “Centesimus Annus”, in particolare ai punti 33, 48 e 49 spiegava, alla luce del Vangelo, di come la ricetta al dramma della povertà, dell’ingiustizia sociale, delle disuguaglianze tra gli uomini non stava nè nel capitalismo selvaggio nè nel socialismo marxista, ma nella pratica, in un sistema di governo democratico e pluralista, della giustizia sociale e della carità.

Noi seguiamo con interesse e preoccupazione gli eventi, siamo molto prudenti nei giudizi, l’aria che respira in giro comincia ad “essere pesante” ma sopratutto preghiamo e chiediamo a voi tutti preghiere affinché la situazione non degeneri, portando l’attuale dibattito dal Parlamento e dai giornali alle piazze. Storicamente le piazze latino americane sono sempre state i luoghi di grandi cambiamenti ma anche di repressioni, luoghi di riscatto e speranza ma anche luoghi di violenza. Il Signore voglia scampare questo popolo pacifico dal caos e dalla violenza delle piazze e doni pace e pacificazione. Noi ora, come Gesù c’insegna e sugli esempi di Francesco d’Assisi, ci sentiamo anche chiamati ad essere strumenti di riconciliazione tra persone che la pensano diversamente. Speriamo di esserne sempre all’altezza.

Pace e Bene

Eugenio ed Elisabetta con Teresa e Sara

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