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CITTA’ DEL VATICANO - Nell'attuale anno scolastico 2007-2008, il 91,2 per cento degli studenti italiani ha scelto di seguire, nelle scuole statali, l'ora di insegnamento della religione cattolica. Lo rende noto un comunicato della Conferenza episcopale italiana. La percentuale ha subìto una leggera flessione rispetto allo scorso anno (era del 91, 8 per cento), ma si tratta comunque di un risultato - affermano i vescovi italiani - che ''riempie di gioia''. Alla scuola - spiega la Cei - ''e' chiesto di mettere in discussione stili di vita inconsistenti, purtroppo oggi diffusi e propagandati con leggerezza, per far riemergere i valori che contano''.
''Siamo certi che l'insegnamento della religione cattolica - si legge nella nota - non verra' meno al proprio compito di offrire uno specifico contributo''. Al 91,2 per cento di ragazzi a famiglie che hanno scelto, nelle statali, l'ora di religione,vanno sommati - spiega ancora l'episcopato italiano - ''quanti si avvalgono di tale insegnamento nella scuola cattolica, per un totale del 91,9 per cento dell'intera popolazione scolastica''. ''Il favore di cui gode in Italia l'insegnamento della religione cattolica ci riempie di gioia: esso costituisce - afferma il messaggio dei vescovi - un seme fecondo, destinato a portare frutto non solo nella comunita' ecclesiale, ma per il bene dell'intera societa' italiana''.
Ecco il Messaggio inviato dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana
Il nuovo anno scolastico si caratterizza per taluni cambiamenti, che pur non intervenendo in maniera diretta sull’insegnamento della religione cattolica, ne confermano la dignità di disciplina autonoma, intorno alla quale promuovere una proposta didattica ed educativa in grado di aiutare gli alunni a comprendere meglio la storia culturale del nostro Paese, nonché il rilievo che in esso ha avuto e ha tuttora il cattolicesimo. Esso costituisce altresì per gli studenti una preziosa occasione per riflettere sulla “dimensione religiosa dell’uomo”, una risorsa indispensabile per decifrare le attese e i desideri presenti in ciascuno, a cui le religioni intendono dare una risposta alta, non illusoria e coraggiosa. In particolare il cristianesimo, religione del Figlio di Dio che si è fatto uomo venendo “ad abitare in mezzo a noi”, si propone come via ragionevole, capace di dare significato alle scelte e al futuro dei singoli e dell’intera umanità.
Questa prospettiva è esemplarmente risuonata nell’insegnamento che il Santo Padre Benedetto XVI ha indirizzato il 2 settembre scorso a Loreto a centinaia di migliaia di giovani là convenuti per la loro “Agorà”: “Ancora oggi Dio cerca cuori giovani, cerca giovani dal cuore grande, capaci di dare spazio a Lui nella loro vita (…). Gesù ha una predilezione per i giovani, come mette ben in evidenza il dialogo con il giovane ricco; ne rispetta la libertà ma non si stanca mai di proporre loro mete più alte per la vita: la novità del Vangelo e la bellezza di una condotta santa”.
La scuola è un’occasione unica e un tempo quanto mai opportuno per riflettere e trovare la strada che conduce a una felice realizzazione di sé. Non può certo farlo da sola, perché ha bisogno della collaborazione della famiglia e della società, di cui la comunità cristiana è parte. Non si può tuttavia prescindere da essa: qui si impara a essere vigilanti, critici, propositivi, costruttori di un futuro aperto all’accoglienza e alla condivisione, modellando uno stile di vita che non cede all’egoismo e alla prepotenza e si caratterizza per l’amore e la responsabilità. Anche su questo punto facciamo nostre le parole che il Papa ha rivolto ai giovani a Loreto: “Siate vigilanti! Siate critici! Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie ‘alternative’ indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale, relazioni affettive sincere e pure, un impegno onesto nello studio e nel lavoro, l’interesse profondo per il bene comune”.
Secondo questa linea, alla scuola è chiesto di mettere in discussione stili di vita inconsistenti, purtroppo oggi diffusi e propagandati con leggerezza, per far riemergere i valori che contano. Sono le famiglie stesse ad avvertire il bisogno di essere sostenute e accompagnate nel difficile compito dell’educazione, e per questo ripongono nella scuola, autentica “comunità educante”, una grande fiducia, che si fa quasi invocazione d’aiuto.
Siamo certi che l’insegnamento della religione cattolica non verrà meno al proprio compito di offrire uno specifico contributo non solo grazie ai contenuti della disciplina stessa, ma anche per la professionalità dei docenti, da alcuni anni inseriti nella scuola con un ruolo maggiormente riconosciuto.
Quest’anno ben il 91,2% degli studenti e delle loro famiglie ha scelto, nella scuola statale, di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. A loro vanno sommati quanti si avvalgono di tale insegnamento nella scuola cattolica, per un totale del 91,9% dell’intera popolazione scolastica.
Il favore di cui gode in Italia l’insegnamento della religione cattolica ci riempie di gioia: esso costituisce un seme fecondo, destinato a portare frutto non solo nella comunità ecclesiale, ma per il bene dell’intera società italiana. Di questa scelta costante siamo riconoscenti agli studenti stessi, alle loro famiglie e ai docenti di religione. Convinti del contributo che tale insegnamento offre alla maturazione umana e professionale delle nuove generazioni, esortiamo gli studenti, con le loro famiglie, a comprenderne l’importanza e a valorizzarlo pienamente, e formuliamo l’auspicio che nessun alunno, anche se proveniente da Paesi stranieri o appartenente ad altra religione, trascuri o sottovaluti tale importante opportunità formativa.
Roma, 25 novembre 2007
LA PRESIDENZA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
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