Gran Bretagna - Le principali organizzazioni islamiche britanniche pubblicano le linee-guida per gli imam
E' il primo tentativo dei musulmani del Regno Unito per fissare delle linee guida comuni a tutte le 1.350 moschee del Paese. Il 'rulebook' (libro delle regole), elaborato dopo mesi di consultazioni, incontri, mediazioni, da un organismo che rappresenta le quattro principali organizzazioni islamiche del Paese, si propone di incrementare le capacità e le competenze degli imam, individuare le moschee come centri di dialogo e di coesione comunitaria, ma soprattutto fornire consulenza sull'idoneità degli imam e degli studenti islamici provenienti dall'estero. Il 'vademecum del buon musulmano' giunge in un momento in cui nuove ricerche evidenziano che nelle moschee britanniche sono sempre più frequenti i discorsi e le pubblicazioni che incoraggiano atteggiamenti di discriminazione e intolleranza nei confronti di cristiani, omosessuali ed ebrei. Gli studiosi di un think-tank chiamato 'Policy Exchange' ha pubblicato questa settimana un rapporto che rivela come nel 25 percento delle 100 moschee prese in esame si pubblichino opuscoli che esortano i musulmani a isolarsi dalle comunità non-musulmane, sostengono la jihad, la decapitazione dei fedeli 'corrotti' e la lapidazione.
Controllo. Le moschee che aderiscono al 'rulebook' elaborato dall'Imams National Advisory Body (Minab), istituito lo scorso anno dalla Fondazione Al.Khoei, dal British Muslim Forum, dalla Muslim Association of Britain e dal Muslim Council of Britain, riceveranno consulenza, supporto e collaborazione, in linea con le esigenze di un governo che, dagli attentati del 7 luglio 2005, ha sempre manifestato preoccupazione per il diffondersi di atteggiamenti estremisti tra i musulmani britannici, senza voler tuttavia esercitare pressione sugli organi di rappresentanza per timore di ingerenze indebite. La necessità di migliorare le competenze degli imam, soprattutto sul piano linguistico, corrisponde anche ad un'esigenza di controllo: numerosi religiosi provengono infatti dal Pakistan e, predicando in urdu, rendono difficile la comprensione del loro messaggio ai fedeli. Oltre a 'formare' gli imam, il progetto del Minab prevede anche l'introduzione di proposte 'rivoluzionarie' per il culto e la tradizione islamica, come l'accesso alle moschee delle donne.
"Isolare l'Islam violento". Il ministro per le Comunità e il governo locale, Hazel Blears, ha salutato con grande soddisfazione il progetto del Minab, che prevede l'istituzione di un 'consiglio' per rappresentare le diverse correnti dell'Islam. La paura è che alcune sette 'ultra-conservatrici', come quella Deobandi, da cui si è originato il movimento talebano, possano monopolizzare le moschee più di quanto non avvenga già: la setta amministra più di 600 moschee, su 1.350. "Le moschee che aderiranno diventeranno il centro della comunità e saranno gestite in modo più efficace - ha riferito Blears -, evitando così il rischio di diventare il bersaglio e il pulpito per certi gruppi estremisti che predicano un Islam violento".
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