martedì, novembre 06, 2007

di Serena Corsi, Peace Reporter
Il film sulla violenza delle favelas carioca che ha sconvolto il Brasile


Quando il giovane astro nascente del cinema brasiliano Wagner Moura accettó il ruolo del capitano Nascimento nel film Tropa de Elite, non si aspettava certo di diventare in queste vesti un idolo per gli spettatori e in particolare per il pubblico adolescente. Tutt’altro: nelle intenzioni del regista José Padilha, il personaggio Nascimento doveva dare un volto alla corruzione e alla violenza coltivate in seno alla polizia di Rio de Janeiro e denunciare le quotidiane violazioni dei diritti umani commesse nelle favelas carioca dal Bope (Battaglione di Operazioni Poliziesche Speciali), col pretesto di decapitare il narcotraffico.

Versione pirata
La maggior parte dei brasiliani ha finito per guardarlo nella versione pirata ed era inevitabile: per settimane, prima che uscisse nelle sale, non c’é stato giorno in cui la stampa nazionale non gli dedicasse almeno un editoriale, un commento dell’esperto, un’intervista al regista o all’intellettuale di turno, mentre, contro i risvolti politici del film, si tuonava sia da destra - accuserebbe ingiustamente la polizia esagerando le operazione militari - che da sinistra - farebbe apologia della tortura.

C’é chi lo taccia di rendere la violenza un vile spettacolo, e chi l’ha giá nominato il film brasiliano migliore di sempre, piú coraggioso del Cidade de Deus che nel 2000 descrisse la vita nelle favelas al mondo intero.
Con questi presupposti, è quasi impossibile farsi un’opinione delle sue qualità artistiche. Tutto passa in secondo piano rispetto al quadro che ne esce: un occhio europeo si spalanca inorridito davanti ai soprusi poliziali , grida allo scandalo, alla rimozione dei vertici.
Perché, allora, molti brasiliani hanno finito per rovesciare le intenzioni del copione, vedendo nel cinico capitano Nascimento l’eroe della pellicola?

Come in un video game.
Il film, nella fretta di ritrarre la guerra fra narcotrafficanti e Bope ( il cui simbolo é un coltello conficcato in um teschio), finisce per decontestualizzare la realtá della delinquenza nelle favelas. I militari del film, anziché in una baraccopoli abitata in stragrande maggioranza da persone che subiscono la mafia piú che appoggiarla, sembrano penetrare in un territorio da video game, interamente nemico, generalmente malvagio.

In Tropa de Elite tutti fanno a gara ad assecondare la spirale della violenza – dalla Ong che tratta coi narcos, ai figli della borghesia che li disprezzano ma che ne consumano il prodotto. Vengono implicitamente poste domande interessanti: é possibile sradicare il traffico illecito di droghe in uno Stato che le proibisce, a fronte di milioni di consumatori di tutte le classi sociali? In un paese con un florido mercato della corruzione a tutti i livelli, fino a che punto é sensato - e conveniente - mantenersi onesti a tutti i costi? Infine, puó un poliziotto singolo essere onesto in una polizia fuori controllo?

Paranoia della violenza.
Ma sono domande che il film suscita, ancora una volta, a un occhio europeo. Fra i brasiliani che hanno visto il film é stata ben piú diffusa la domanda: é giusto che la polizia torturi per ottenere informazioni? La risposta della pellicola potrebbe essere sí: solo torturando un criminale il capitano Nascimento riesce a ottenere le informazioni di cui ha bisogno per continuare la sua crociata.

Il livello di paranoia che si respira in Brasile rispetto alla criminalitá ha trasformato i narcotrafficanti delle favelas in nemici pubblici da elimiare a tutti i costi, non importa a quale prezzo etico, politico o sociale.La giustizia sommaria é giustificata purché si ristabilisca l'ordine, non importa quanti morti collaterali presenti il conto.
Il regista di Tropa de Elite non si raccappezza, oggi, di essere chiamato fascista dalla sinistra, e concede interviste a ripetizione in cui si lamenta che buona parte della societá brasiliana usi il film per legittimare una volta per tutte i suoi peggiori istinti.

Il male delle baraccopoli.
Eppure la tolleranza zero in atto a Rio de Janeiro, e portata fieramente avanti dal governatore Sergio Cabral, da piú di un anno va facendo decine di morti innocenti, collaterali, senza che la societá brasiliana si indigni piú di tanto. Il messaggio di Cabral centra la vocazione degli elettori quando assume che la barbarie si combatte con la barbarie, e che la repressione è efficace solo se rinuncia alla sgradevole postilla dei diritti umani. I capitani Nascimento che popolano numerosi le squadre di Cabral possono sentirsi, come le benedizioni di milioni di connazionali, i cavalieri del bene contro il Male delle – e non nelle - baraccopoli.

Cosi, mentre i bambini delle favelas smettono anche di andare a scuola per il timore delle madri che nel tragitto si becchino una pallottola vagante , aggiungendo l’ennesimo tassello all’ignoranza e all’emarginazione che in futuro potrebbe spingerli nelle mani dei narcos, nei quartieri bene di Rio si aspetta e si spera che Nascimento giustizi l’ultimo dei narcotrafficanti . Come se, dopo di lui, non ci fosse giá qualcuno pronto a prendere il suo posto per continuare la guerra. Intanto, le sparatorie sono giá diventate un macabro reality:il 17 ottobre,a pochi giorni dalla presentazione ufficiale del film, il tg nazionale ha trasmesso un video che registrava dall'elicottero della polizia l'inseguimento di due presunti narcos nella Favela de Coreia, e che terminava con la loro esecuzione. Uno spettacolo per tutti, trasmesso all’ora di cena.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa