I media locali sottolineano anche che è «il primo straniero» ordinato in Cina.
Fabio Cavalera - Corriere della Sera
PECHINO – Al telefonino risponde un po' infastidito non dandosi pace di un particolare: che, suo malgrado, rischia di ritrovarsi fra qualche tempo sui libri di storia. Ci sono precedenti del genere? Nessuna traccia, salvo verifiche. È di poche parole: «Per quale motivo tanto interesse sul mio conto? Se una ragazza filippina si fa suora a Roma non si scatena mica questo interesse, questo circo. Non è una notizia… Dovete capirmi, desidero restare tranquillo. La mia è una scelta, rispettatela».
CONVERTITO AL BUDDISMO - E la rispettiamo senza insistere più di tanto. Giusto e corretto così. Lucas è il suo nome in versione inglese che in verità nasconde un identità italianissima, anzi romanissima. Di casa conserva l'accento, un bel timbro che non si cancella nonostante il perfetto cinese parlato e scritto. Un ragazzo con tanto di laurea che ha abbandonato la religione cattolica e si è convertito al buddismo. E, se di questo solo si trattasse ci sarebbe poco da commentare: nulla di eccezionale.
NELLA STORIA - Invece, Lucas ha rotto un tabù. Tanta celebrità e tanta notorietà (né cercate né volute) non è oggi colpa dell’italico gusto per il sensazionalismo e il pettegolezzo: a contendersi la maglia rosa dello scoop sono due media dell’Impero di Mezzo, il principale quotidiano di Nanchino e niente meno che la voce del governo di Pechino, il China Daily, nella loro prima pagina. Lucas è diventato – citiamo alla lettera i giornali che gli hanno dedicato tanto spazio - «il primo italiano della storia e il primo straniero a diventare monaco buddista» in Cina.
GLI SCATTI DELLA CERIMONIA - Lo hanno ordinato il 10 novembre scorso, scattando alcune foto della cerimonia. Forse non se lo aspettava. Chissà. È ritratto con gli occhi bassi, le mani giunte mentre gli rasano i capelli. Lucas ha aspettato un anno. Studiava cinese da un paio d'anni all’Università vicina al tempio dove si conservano le reliquie di Xuan Zang, colui che durante la dinastia Tang (durò dal 618 al 907) partì in pellegrinaggio verso l’India e tradusse le scritture buddiste. Ogni fine settimana Lucas ha trascorso nel luogo sacro ore di meditazione in compagnia del suo maestro Chuan Zhen. La preparazione è durata parecchi mesi, occorreva la certezza di una scelta che non può essere determinata dall’impulso. Lucas ha superato la prova. E ha saltato il fosso...
IDENTITA' NASCOSTA - Del suo passato per ora non ha voglia di raccontare: dice che i giornali italiani sono prevenuti con la Cina, «la rappresentano in modo eccessivamente critico». Risponde al telefonino ma declina l’invito a soffermarsi sui dettagli. E rivendica: «È un mio diritto rifiutare il vortice mediatico e mantenere l’anonimato». Quando le acque si calmeranno, forse, cambierà idea e svelerà il suo vero nome. Serve per gli annali della storia.
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