di Stella Spinelli, PeaceReporter
Navi vecchie e obsolete.
Per rimediare occorreranno anni e miliardi
Cinquecento soldati russi si sono armati di rastrelli e pazienza e si sono uniti ai 250 uomini della protezione civile per cercare di arginare il disastro provocato nel Mar Nero dal naufragio della petroliera 'Volgoneft-139', che domenica si è abissata a causa del maltempo. Una violentissima tempesta, che ha distrutto quattro imbarcazioni, ne ha fatte incagliare sei e ha gravemente danneggiato altri due scafi, l'ha spezzata in due tronconi e circa 2.000 tonnellate di nafta e 7.000 tonnellate di zolfo si sono riversate nelle acque fra Russia e Ucraina. L'intento della squadra d'emergenza è raschiare via più catrame possibile dalla sabbia, ma già 30mila uccelli sono stati uccisi dalla marea nera, mentre altri 30.000 sono ormai intrappolati nel vischioso liquido. video
La lotta contro il tempo, dunque, è già in parte persa. Inesorabile è, infatti, anche la moria dei pesci: una pellicola di nafta ha ricoperto grandi aree dei fondali marini e sarà molto problematico ripulirli. E intanto, il maltempo imperversa, rallentando i lavori di bonifica e paralizzando gli sforzi delle squadre impegnate nella ricerca di cinque marinai dispersi nel naufragio del cargo 'Nakhicevan', un disastro che ha già provocato tre morti. In Ucraina, vicino a Sebastopoli (Crimea), risultano dispersi 15 uomini di equipaggio, tutti siriani, della Haji Hismail, nave battente bandiera georgiana e affondata con 5.600 tonnellate di ferraglia. Secondo gli ecologisti russi, occorreranno almeno 1,3 miliardi di euro e circa dieci anni per attutire le conseguenze della catena di disastri provocata dalla tempesta, fra le più forti mai abbattutesi presso le coste del Mar Nero negli ultimi decenni. Per gli esperti interpellati dall'agenzia on line Newsru.com si è trattato di una "catastrofe annunciata", dato che la flotta impiegata per le sempre maggiori esportazioni del petrolio via mare dalla Russia resta quella obsoleta dei tempi dell'Unione sovietica, ormai da tempo interdetta alle acque del Mar Mediterraneo.
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