mercoledì, novembre 28, 2007

di Naoki Tomasini
PeaceReporter

Israele-Palestina
Dimitri Reider, giornalista israeliano, ci racconta da Tel Aviv il suo punto di vista sul vertice di Annapolis


Cosa ti aspetti dal meeting di Annapolis?
Penso che il vertice di Annapolis potrebbe diventare un disastro peggiore del summit di Camp David del 2000. Ci sono questioni negoziali che lo rendono difficile: lo status di Gerusalemme, il diritto al ritorno per i profughi e le colonie. Lo farà fallire la necessità di raggiungere un compromesso su tutti questi fronti. Il disastro si potrebbe profilare tra qualche mese, quando i palestinesi potrebbero trovarsi non più sotto occupazione, ma imprigionati, o indipendenti ma sotto il controllo della Giordania. A quel punto il risentimento della gente potrebbe avere diverse conseguenze: la ripresa della lotta armata da parte delle milizie in Cisgiordania, o il rovesciamento di Fatah, o la nascita di una terza forza, come i numerosi movimenti pan-islamici che stanno crescendo dalle parti di Nablus.

Intorno alle ipotesi su Annapolis preoccupa anche quella di uno scambio di cittadini, che si potrebbe tradurre in una specie di pulizia etnica dei residenti arabi in Israele. In molti pensano infatti che sia interesse di Israele liberarsi di quella parte di popolazione, che sta diventando sempre più politicizzata. Infine il summit sta palesemente ignorando la gravissima situazione di Gaza. Forse per la popolazione della Cisgiordania ci potranno essere dei piccoli cambiamenti, come la rimozione di qualche check point, ma per chi vive nella Striscia di Gaza le cose possono solo peggiorare. Non sono il solo a nutrire poche aspettative sul meeting, comunque, a Tel Aviv la gente non sembra affatto interessata e per le strade non se ne parla.

Hai detto “non più sotto occupazione, ma imprigionati”. L'ipotetico Stato Palestinese sarà una prigione chiusa dall'esterno come la Striscia di Gaza?
Non esattamente, probabilmente i palestinesi avranno una via d'uscita attraverso la Giordania (mentre il valico di Gaza verso l'Egitto è chiuso, ndr. ). Più in generale immagino un'entità politica legata alla sfera di influenza del regno giordano, il che è diverso da una reale indipendenza. In realtà anche il “non occupati” è discutibile se si pensa che durante la guerra civile dell'inizio estate si arrivò a un passo dall'occupazione giordana della Cisgiordania, col consenso di Israele.

Pensi che questo meeting restituirà sostegno popolare a Olmert o che il premier finirà vittima delle destre che si oppongono a ogni compromesso?
Penso che non hai colto il punto. Olmert è di destra, radicalmente. Il fatto che non lo rivendichi non lo pone tra le sinistre. In Israele c'è poca opposizione al vertice, quasi tutti si rendono conto che per evitare che quel che è successo a Gaza si ripeta anche nel resto della Palestina Israele deve lasciare la Cisgiordania. Liberarla alla svelta e farlo entro una cornice politica. In questo momento la destra ha ricevuto garanzie che i principali insediamenti in Cisgiordania non verranno evacuati e si discute, come ti dicevo, dell'ipotesi di espellere i cittadini arabi israeliani. É più di quanto ogni israeliano di destra potrebbe mai sognare. Tornando a Olmert, penso che presto perderà il potere. C'è una piccola possibilità che a sostituirlo sia Barak, che sta cercando di ripristinare la sua reputazione nell'elettorato, ma non sarà facile che riesca a farci dimenticare che la seconda intifada è scoppiata sotto il suo governo. Tzipi Livni invece sembra essere l'eterna numero due, un'opportunista cui mancano sia i principi che il senso dell'opportunità. Aveva tutte le possibiltà del mondo l'anno scorso, quando uscì il rapporto Winograd, per prendere il potere. Fu sul punto di dimettersi -cosa che avrebbe portato a elezioni che aveva buone possibilità di vincere- ma non ebbe il coraggio e tornò indietro. In ogni caso tutti e tre i candidati rappresentano lo stesso modo di pensare, quindi se anche Olmert perdesse il posto non sarebbe un grande cambiamento.

E Abu Mazen?
Secondo me il vertice farà perdere peso politico anche ad Abu Mazen. La domanda da porsi è: a favore di chi? L'ipotesi che possa essere sostituito da Marwan Barghouti sembra più una fantasia israeliana, quella di trovare un leader come Nelson Mandela per i palestinesi. Il tempo per la sua riemersione politica è passato da un pezzo, avrebbero dovuto liberarlo quando venne fuori il documento dei prigionieri, allora sì che sarebbe stato un vero cambiamento. Le chiacchiere su Barghouti dimostrano che il nostro governo è interessato solo al mantenimento dello status quo.

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