giovedì, dicembre 13, 2007

e Francesca Musto, Papaboys.it

UDINE - Il Dalai Lama è arrivato a Udine per una visita di tre giorni. La tappa friulana del suo viaggio in Italia coincide con la Giornata per i diritti dell'Uomo e con il diciottesimo anniversario del conferimento al capo del buddismo tibetano del premio Nobel per la Pace. E proprio di pace, di comprensione e di stima reciproca nelle relazioni tra persone, religioni e nazioni ha parlato il Dalai Lama nel primo incontro pubblico tenutosi nel salone del parlamento del castello di Udine. In questa sede due nostri inviati, i nuovi delegati regionali per il Friuli Venezia Giulia Francesca Musto e Marco Pini hanno avuto la straordinaria opportunità di fare dono al Dalai Lama della sciarpetta gialla dei Papaboys, come simbolo di incontro e comunione tra tutti coloro che credono che solo l'amore ed il rispetto della persona umana possano essere il vero fondamento della pace.



I Papaboys hanno poi rivolto al Dalai Lama un paio di domande:

Qual'è secondo lei il rapporto tra fede e ragione? Cosa significa per Lei "speranza"?

Il Dalai Lama ha esordito apprezzando le eccellenti domande; a proposto della speranza ha detto che è assolutamente necessaria data la fragilità della natura umana: ha ricordato che ogni giorno viviamo non sapendo se sarà l'ultimo. Ha aggiunto però che senza la giusta disposizione d'animo anche la speranza è vuota: è la forza interiore di ognuno che consente lo sviluppo e la crescita. Il pessimista in realtà non ha speranza, per creare serve l'ottimismo e la coscienza di noi stessi. Ha ricordato poi l'importanza del ragionamento e come il rapporto tra Fede e Ragione fossero una costante attenzione per il caro "Papa" (in italiano!) Giovanni Paolo II e per il suo successore Benedetto XVI che ne sta portando avanti l'opera con grande valore e credibilità.

Il Dalai Lama ha poi parlato della difficile situazione in cui si trova la nazione Tibetana sottoposta a gravi violazioni dei diritti umani, e negazione delle libertà personali e religiose. Ricordando tutte le situazioni simili nel mondo, tipo la Birmania ed il Darfur, ha puntualizzato che la sua "battaglia" non è contro il popolo cinese o per l'indipendeza del Tibet (in effetti le sue rivendicazioni riguardano solo l'"Autonomia") bensì contro l'ingiustizia e per la verità. In tal senso tutti possiamo sostentere gli oppressi facendo rispettare la giustizia e la verità ovunque.

È presente 1 commento

freesud ha detto...

L'ultima vergogna della Casta: ignorato il popolo tibetano. Adesso via i nostri ragazzi dalle missioni di guerra.

freesud

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