mercoledì, dicembre 19, 2007

da Radio Vaticana

Sono oltre un milione gli sfollati in fuga da Mogadiscio, secondo gli ultimi dati forniti dall’Alto commissariato ONU per i rifugiati (ACNUR). La capitale somala, teatro di continui conflitti fra il governo di transizione e le truppe islamiche ribelli, versa ormai in condizioni critiche: manca l’acqua, l’elettricità e le persone muoiono di fame. Secondo l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Ahmedou Ould-Abdallah, l’atteggiamento della comunità internazionale rischia di portare il Paese verso una catastrofe umanitaria. L’inviato ha anche chiesto all’Arabia Saudita di usare la sua “autorità morale” per indurre le parti in conflitto a prendere parte ad un processo di pace risoluzione. L’Arabia Saudita, che sta accogliendo molti dei profughi somali, è il custode di due dei luoghi più sacri dell’Islam e, secondo Ould-Abdallah, avrebbe il potere di convincere le parti in conflitto a sedersi al tavolo delle trattative.

Di contro, l’Uganda, che fornisce le truppe per la missione dell’Unione Africana in Somalia, ha annunciato l’invio di altri 1.500 soldati, addestrati da esperti francesi, per rimpiazzare quelli già presenti. Per quanto riguarda il quadro politico, il nuovo primo ministro somalo, Nur Hassan Hussein, ha manifestato la propria apertura al dialogo con l’opposizione. Ha annunciato, inoltre, l’imminente formazione di un governo di tecnici formato da 18 ministri, la metà dei quali non parlamentari. L’assetto politico somalo è ulteriormente aggravato dalle perduranti tensioni fra la regione semi-autonoma del Puntland e quella del Somaliland, che si è proclamato da tempo indipendente, ma che nessun Paese lo ha finora riconosciuto ufficialmente. (C.C.)

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