venerdì, dicembre 07, 2007

da Radio Vaticana

Un nuovo rapporto dell’ONU denuncia ancora una volta le atrocità commesse contro i civili in Darfur, da parte delle truppe governative e delle fazioni ribelli. A riferirlo il quotidiano della Cei Avvenire. Dal 20 giugno alla metà di novembre almeno 300 persone sono state uccise nei 15 raid compiuti nella regione sudanese teatro di guerra da oltre quattro anni. L’elenco degli attacchi tuttavia è incompleto a causa delle restrizioni di movimento imposte agli esperti delle Nazioni Unite presenti nella zona. L’ultimo scontro, avvenuto nella città di Muhajiriya, ha causato 30 vittime, mentre il massacro più sanguinoso si è verificato alla fine di luglio nell’area di Balbul, nel Sud Darfur: 135 i morti, molte le abitazioni incendiate. Mentre dunque il processo negoziale arranca, con i ribelli ancora divisi e il governo fermo sulle sue posizioni, la strage dei civili non si arresta. Chi riesce a fuggire agli attacchi diviene spesso vittima di furto, stupro e torture. Inefficace finora l’intervento della Corte penale internazionale, la cui giurisdizione sul dossier Darfur non è riconosciuta da Khartum. Ritarda, infine l’allestimento della forza di pace “ibrida” Onu-Unione africana e ieri Londra ha criticato duramente l’inerzia della comunità internazionale che allontana le speranze di pace. La Gran Bretagna, ha fatto sapere il governo inglese, si farà carico dell’8% della missione e chiede anche agli altri alleati di incrementare lo sforzo. (S.G.)


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