sabato, dicembre 01, 2007
Pubblicata la nuova Enciclica 'Spes Salvi'. Il Papa: «L'ateismo dell'era moderna ha provocato le più grandi crudeltà e violazioni della giustizia»

CITTÀ DEL VATICANO - L'ateismo dell'era moderna ha provocato «le più grandi crudeltà e violazioni della giustizia»; il marxismo, in particolare, ha lasciato dietro di sè «una distruzione desolante»: è il giudizio espresso da Papa Ratzinger nella sua nuova enciclica, 'Spe Salvi' (Nella speranza siamo stati salvati), firmata oggi e pubblicata dal Vaticano. Nella lettera, un testo di 77 pagine nella sua versione italiana, il Pontefice contesta tutte quelle ideologie che pretendono di portare giustizia tra gli uomini senza Dio. «Un mondo che si fa giustizia da solo è un mondo senza speranza», afferma Benedetto XVI. «L'errore fondamentale di Marx» - spiega il Pontefice - è stato di dimenticare l'uomo e la sua libertà». «Credeva che una volta messa a posto l'economia tutto sarebbe stato a posto. Il suo vero errore è il materialismo».

L'ENCICLICA - Il rapporto tra speranza, salvezza e fede; il dialogo fra fede e ragione; la speranza come redenzione dell’uomo contro le ideologie e le rivoluzioni del ’900. Ed ancora: il rapporto tra progresso, scienza, libertà e ragione; l’esempio dei martiri passati e presenti che versano il loro sangue per dare testimonianza della speranza cristiana. C’è tutto questo nella seconda Enciclica di Benedetto XVI, intitolata ’Spe Salvi’ in uscita oggi, nella festa di Sant’Andrea. Lettera Enciclica ’Spe Salvi’ del Sommo Pontefice Benedetto XVI ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici sulla Speranza cristiana’. Questo il titolo completo della Lettera, che inizia con queste parole: «"Spe salvi facti sumus", nella speranza nuova siamo stati salvati, dice san Paolo ai Romani e anche a noi" (scarica il testo completo dell'enciclica)

INVOCAZIONE - Lunga 77 pagine, con una introduzione e suddivisa in paragrafi, il testo non presenta una divisione in due parti come la prima Enciclica di Papa Ratzinger (’Deus caritas est’), ma si presenta come un continuum che prende inizio dal concetto di speranza e fede, per passare in rassegna il tema della vita eterna e del rapporto fede-ragione, fino alla trasformazione della fede-speranza cristiana nel tempo moderno. La ’Spe Salvi’ si conclude con una invocazione a Maria, "stella della speranza": "Madre di Dio, Madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te. indicaci la via verso il suo regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino". Firmata a Roma, San Pietro, il 30 novembre, festa di Sant’Andrea apostolo, anno 2007, terzo di pontificato.

KANT, MARX, LUTERO, ADORNO, SAN FRANCESCO - Sono numerose le citazioni di Benedetto XVI: oltre al Nuovo Testamento (San Paolo ai Romani, Lettere agli ebrei, Prima Lettera di San Pietro, Prima Lettera ai Corinzi), vengono menzionati: Santa Giuseppina Bakhita, suora canossiana, nata in Sudan, che il Pontefice definisce "piccola schiava africana", San Tommaso D’Aquino, San Francesco d’Assisi, Sant’Ambrogio, Bernardo di Chiaravalle. Ed ancora, il Papa cita Lutero, Kant, Marx, Adorno, Henry de Lubac, Francesco Baconi. Già nella sua prima Enciclica, ’Deus caritas est’, il Papa aveva citato Kant, Marx, Madre Teresa di Calcutta e San Francesco di Assisi.

LA SPERANZA CI FA SUPERARE ANCHE IL PRESENTE FATICOSO - "La redenzione, la salvezza, secondo la fede cristiana - spiega il Papa nell’introduzione - non è un semplice dato di fatto. La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino". Dunque, l’"elemento distintivo dei cristiani" è "il fatto che essi hanno un futuro". "La loro vita - scrive il Pontefice - non finisce nel vuoto". "Senza Dio, il mondo è buio, davanti a un futuro oscuro". E in tal senso, "giungere a conoscere Dio, il vero Dio, questo significa ricevere speranza".

GESU’ NON FU UN COMBATTENTE POLITICO NE’ UN RIVOLUZIONARIO - Il Papa ricorda che Gesù non ha portato "un messaggio sociale-rivoluzionario" come Spartaco. "Il cristianesimo non aveva portato un messaggio sociale-rivoluzionario come quello con cui Spartaco, in lotta cruenta, aveva fallito. Gesù - prosegue Benedetto XVI - non era un combattente per una liberazione politica, come Barabba o Bar-Kochba". Ha portato "qualcosa di totalmente diverso: l’incontro con il Signore di tutti i Signori".

MARX? L'ERRORE E’ IL MATERIALISMO - La rivoluzione proletaria ha lasciato "dietro di sé una distruzione desolante". "L’errore fondamentale di Marx" è stato questo: "ha dimenticato l’uomo e ha dimenticato la sua libertà - scrive Ratzinger -. Credeva che una volta messa a posto l’economia tutto sarebbe stato a posto. Il suo vero errore è il materialismo". "Diciamolo ora in modo molto semplice - scrive il Papa - l’uomo ha bisogno di Dio, altrimenti resta privo di speranza".

IL PROGRESSO E’ AMBIGUO - Il progresso è ambiguo, sottolinea il Papa: "Offre nuove possibilità per il bene, ma apre anche possibilità abissali di male, possibilità che prima non esistevano. Sappiamo che il progresso in mani sbagliate - osserva Benedetto XVI - può diventare e sia diventato, di fatto, un progresso terribile nel male.

TESTIMONI: VAN THUAN E LE-BAO-THIN Il Papa ricorda l’esperienza del cardinale vietnamita Van Thuan, per 13 anni in carcere, di cui 9 in isolamento: "In una situazione di disperazione apparentemente totale - scrive Benedetto XVI - l’ascolto di Dio, il poter parlargli, divenne per lui una crescente forza di speranza". Il pontefice cita anche un altro testimone della speranza, il martire vietnamita Paolo Le-Bao-Thin, morto nel 1857.

FEDE E RAGIONE -  Il Papa torna a parlare del legame fra fede e ragione, a lui tanto caro, passo centrale dell’ormai noto discorso di Ratisbona. enedetto XVI sottolinea che «la ragione ha bisogno della fede per arrivare ad essere totalmente se stessa. Ragione e fede - prosegue nel documento - hanno bisogno l’uno dell’altra per realizzare la loro vera natura e la loro missione». Il legame fra ragione e fede si collega anche al concetto di libertà, «il progresso è il superamento di tutte le dipendenze, è progresso verso la libertà perfetta. In ambedue i concetti libertà e ragione - prosegue il Papa - è presente un aspetto politico. Il regno della ragione, infatti, è atteso come la nuova condizione dell’umanità diventata totalmente libera». Sul concetto di libertà il Pontefice torna in un passaggio più avanti dell’Enciclica: «Se la libertà, a causa delle condizioni e delle strutture, fosse tolta agli uomini il mondo, in fin dei conti, non sarebbe buono, perchè un mondo senza libertà non è per nulla buono».

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