martedì, dicembre 18, 2007

da Radio Vaticana

Resta alta la tensione in Turchia dopo
l’aggressione a padre Franchini, le cui
condizioni sono in miglioramento


Migliorano le condizioni di padre Adriano Franchini, Superiore della Custodia di Turchia, ricoverato in ospedale a Smirne, dove ieri mattina è stato accoltellato da un giovane turco di 19 anni, Ramazam Bay, che lo ha aggredito dopo la Messa, celebrata nella Chiesa di Sant’Antonio, nel villaggio di Karsikaia. Prima dileguatosi, l’aggressore si è poi consegnato in serata alla Polizia, ed avrebbe dichiarato di volersi vendicare per la lunga attesa impostagli per convertirsi al cristianesimo. Padre Franchini, 65 anni, frate cappuccino, originario del modenese, curatore della “Casa di Maria” ad Efeso, vive in Turchia dal 1980. Dopo questo episodio sale la preoccupazione per il susseguirsi di azioni violente contro i cristiani in Turchia. Ricordiamo l’omicidio di padre Andrea Santoro mentre pregava nella sua Chiesa a Trebisonda nel febbraio del 2006 e l’uccisione nell’aprile scorso di tre cristiani a Malatya, perché sospettati di proselitismo. Roberta Gisotti ha intervistato mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia:


D. - Eccellenza, anzitutto quali ultime notizie sulle condizioni di padre Adriano Franchini?


R. - Si è ristabilito abbastanza bene. Credo che la degenza durerà poco tempo. E‘ rimasto molto soddisfatto perché il primo ministro, presente ieri a Smirne, ha mandato tre deputati a visitarlo e ad augurargli un pronto ristabilimento.


D. - Eccellenza, un nuovo attentato che colpisce un sacerdote cattolico, l’ultimo di una serie di attacchi omicidi e di aggressioni compiuti in Turchia in crescendo - dobbiamo dire - negli anni recenti. Come interpretare questi fatti delittuosi? C’è un contesto nel Paese che può favorire tali atti di intolleranza esasperata?


R. - Mi pare che il clima ultimamente, con il governo attuale, stia migliorando un poco. Ci sono, però, ancora delle resistenze di tipo nazionalistico. Io non parlerei tanto di fondamentalismo islamico, quanto piuttosto di gruppi che vedono il cristianesimo come un corpo estraneo ed hanno una tendenza anche xenofoba.


D. - Eccellenza, all’origine di questo atto delittuoso sarebbe la reazione di questo giovane all’attesa – secondo lui – troppo lunga per essere battezzato, per convertirsi?


R. - L’attesa lunga è naturale ed è una decisione della Conferenza episcopale turca per valutare se c’è veramente una scelta di fede alla base o se ci sono altri motivi che supportono queste richieste. Ci siamo già incontrati con alcuni che chiedevano di diventare cristiani fondamentalmente per avere un supporto economico oppure per avere l’opportunità di andare all’estero, sperando cioè che la Chiesa li potesse aiutare in questo. Quindi è necessario un catecumenato di almeno tre anni, durante i quali si mostra la sincerità dell’intenzione e la perseveranza. Criteri, questi, che sono stati dati e che valgono per tutti.


D. - Eccellenza, è vero che c’è il timore che alcuni operino delle ‘false’ conversioni per poi lanciare delle accuse di proselitismo?


R. - Sì, se si pensa che in fondo quei giovani che hanno massacrato i protestanti a Malatya erano in buon contatto con loro, questa è – secondo me – la conferma migliore.


D. - Va detto, però, che il proselitismo non è un reato in Turchia?


R. – Bisogna, però, fare i conti non soltanto con quello che la legge dice, ma anche con la mentalità di tipo islamico. Il fatto che si passi da una religione all’altra e propriamente dall’Islam al cattolicesimo viene vista come una apostasia.


D. - Eccellenza, sono aumentate le misure di sicurezza per gli esponenti religiosi cristiani? Lei, ad esempio, è sottoposta a scorta?


R. - Sì, ma queste misure sono – direi - anche un’arma a doppio taglio perché da una parte tutelano e dall’altra creano un controllo sulle persone. Può, quindi, essere indispensabile, ma anche limitativo.


D. - Dopo questo ultimo fatto, eccellenza, qual è il suo stato d’animo?


R. - La volontà di continuare ad essere qui e mostrare che tutto sommato non siamo un corpo estraneo all’interno di questo Paese. Il cristianesimo turco è una realtà e deve mantenersi all’interno di questo Paese come una componente della ‘turchicità’. Questo è importante dirlo.


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