mercoledì, gennaio 23, 2008
Firmati gli accordi tra governo e ribelli

da Peace Reporter

Dopo dieci anni di guerra ininterrotta, per gli abitanti del Kivu oggi potrebbe essere il giorno più importante: governo e ribelli hanno infatti firmato un accordo di pace, che prevede un cessate-il-fuoco nella regione orientale congolese, teatro di continui scontri tra l'esercito, i ribelli dell'ex-generale Laurent Nkunda e le milizie Mayi-Mayi. A quattro anni dalla fine della guerra civile, il Congo fa un passo importante verso il raggiungimento di una pace duratura.

Ci sono volute due settimane di intense trattative (e due giorni finali di suspence, in cui il trattato sembrava in pericolo) per far raggiungere alle parti un accordo di massima, che prevede il reintegro nella società civile o nell'esercito dei miliziani smobilitati, e l'amnistia sia per i Mayi-Mayi che per gli uomini di Nkunda. Ma proprio la sorte di quest'ultimo, inseguito da un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra, potrebbe rivelarsi il maggior ostacolo alla pace.

L'accordo infatti non prevede l'amnistia per il leader ribelle, il quale dal canto suo ha già fatto sapere che quella di oggi è un'intesa preliminare, dalla quale i suoi uomini potrebbero uscire in qualsiasi momento nel caso che le trattative non dovessero procedere in maniera soddisfacente. Le incognite non mancano insomma, anche perché Nkunda in passato ha più volte sconfessato le trattative di pace con il governo.

Fuori dall'accordo rimangono però i ribelli Hutu delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda, nemici giurati di Nkunda e spina nel fianco dei rapporti tra Congo e Ruanda, che accusa Kinshasa di sostenere e armare i ribelli. Nonostante i due Paesi abbiano firmato l'anno scorso un accordo di pace che prevedeva proprio un'azione comune contro le Fdlr, alle parole non sono seguiti i fatti. E potrebbero essere proprio i ribelli Hutu il grimaldello per scardinare la fragile pace del Kivu: esercito e caschi blu della Monuc infatti, nonostante le vittorie conseguite a danno dei ribelli, non sono mai riusciti a sconfiggerli. E un precedente accordo di pace, che prevedeva il loro disarmo e il rimpatrio graduale in Ruanda, non è mai stato rispettato. Se non verrà risolta la grana Fdlr, difficilmente Nkunda, che sostiene di difendere i diritti dei Tutsi congolesi minacciati dalle truppe Hutu, deciderà di deporre le armi.

Le incognite sono tante, ma non per questo l'accordo di oggi assume minor significato. Per la prima volta, i gruppi armati che non erano stati inclusi nel trattato di pace di quattro anni fa hanno l'occasione di partecipare alla ricostruzione di un Paese devastato una guerra civile costata la vita a più di 4 milioni di persone. Tradurli in pratica sarà molto difficile, ma le popolazioni del Kivu non hanno grandi aspettative, viste le esperienze degli ultimi mesi. Le 400.000 persone scappate dalla regione chiedono solo di poter tornare alle loro case (se sono ancora in piedi) e riprendere una vita normale.

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