sabato, gennaio 26, 2008

Roma, Italia — Parte oggi a Napoli il progetto di Greenpeace "Differenziamoci". Un esperimento condominiale di raccolta differenziata domiciliare. 50 famiglie e un solo obiettivo: dimostrare all'opinione pubblica internazionale che ai cittadini napoletani non manca né senso civico né disponibilità. L'unico problema è l'assenza della volontà politica e strategica di gestire i rifiuti in maniera efficiente e responsabile.


Il progetto "DIFFERENZIAMOCI" - che si avvale di consulenti locali (Achab Group) già operativi in Regione - ha uno scopo puramente dimostrativo e avrà una durata limitata a una settimana. A partire da oggi ogni famiglia raccoglierà i rifiuti prodotti in modo separato. I volontari di Greenpeace si occuperanno di pesarli per dimostrare come è possibile diminuire molto la quantità di rifiuto indifferenziato da smaltire, mentre carta, vetro, organico e plastica possono andare a riciclaggio.
Greenpeace con questo progetto non vuole sostituirsi in alcun modo a chi dovrebbe gestire il ciclo dei rifiuti ma solo sostenere un gruppo di famiglie, volenterose ed estremamente disponibili a fare la differenziata, se si spiegano obiettivi e metodi per un'efficace raccolta.

In Campania – a pesare sull'emergenza rifiuti – c'è anche la presenza della criminalità organizzata che investe ormai da anni nel settore. Uno dei principali fattori di rischio ambientale dei rifiuti solidi urbani è dato dalla frazione organica putrescibile, che rappresenta una frazione di circa il 30-40 per cento in peso. Nel 2006 la Campania ha prodotto 90 mila tonnellate di umido raccolte in modo differenziato – pari a 35.000 tonnellate di compost - che sono state inviate in impianti fuori Regione.

Secondo le stime del Consorzio Italiano Compostatori, la Campania potrebbe intercettare circa mezzo milione di tonnellate di frazione organica da valorizzare in agricoltura come compost di qualità. Nel 2005, nella città metropolitana di Napoli – che produce circa la metà dei rifiuti urabani dell'intera regione - solo 4.000 tonnellate di umido venivano intercettate dalle raccolte differenziate (dato APAT), mentre l'area di Napoli ha una potenzialità di circa 250.000 tonnellate.

Raccolte differenziate domiciliari arrivano a intercettare anche il 70 per cento dei rifiuti e - se si separa l'organico - la gestione della frazione rimanente ha un impatto ambientale assai ridotto. Pensare che la soluzione sia quella della discarica e dell'inceneritore è sbagliato. Bisogna spostare l'attenzione dalle scelte di smaltimento alle misure di prevenzione.

Oggi in Campania non è in funzione neanche un impianto di compostaggio e l'umido deve essere inviato fuori regione - Veneto e Calabria - pagando di più. La soluzione è investire in impianti per trattare almeno mezzo milione di tonnellate di umido e produrre compost. Un compost di qualità che conviene ecologicamente e anche economicamente perché può essere venduto.

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