da Radio Vaticana
Una calma carica di tensione si registra nella mattinata di oggi alla periferia meridionale di Beirut, dove ieri otto persone sono rimaste uccise in scontri tra manifestanti dell'opposizione sciita e esercito, mentre uno dei feriti è deceduto la in nottata. La manifestazione era cominciata come protesta contro le continue interruzioni di elettricità. L’esercito sostiene che i soldati hanno soltanto sparato in aria. Dal canto suo, l’OTV, l'emittente televisiva vicina al leader cristiano d'opposizione, Michel Aun e Al-Manar - la tv del movimento sciita libanese Hezbollah alla guida dell'opposizione - afferma che gli scontri scoppiati ieri pomeriggio nel quartiere di Shiyah, e poi estesisi ad altre zone della periferia sud di Beirut e del Libano, sarebbero stati provocati da “cecchini” che, dai tetti di alcuni edifici, avrebbero aperto il fuoco contro i manifestanti.
La scorsa notte, ad aggravare ulteriormente il clima di tensione alla periferia sud di Beirut, una bomba a mano è stata inoltre lanciata nel quartiere di Ain al-Rummaneh, a maggioranza cristiana e confinante con quello di Shiyah, che è invece a maggioranza sciita. Sono rimasti feriti sette giovani cristiani. Oggi, il Paese osserva una giornata di lutto nazionale decretata dal governo.
Gli scontri sono avvenuti nelle stesse ore in cui la Lega Araba si riuniva al Cairo per discutere della crisi in Libano. E questa mattina i lavori si sono conclusi con un ennesimo appello alla maggioranza e all'opposizione del Libano affinchè eleggano presidente il generale Michel Suleiman durante la prossima seduta del parlamento, fissata per l'11 febbraio. Le istituzioni libanesi sono paralizzate da più di un anno, dopo le dimissioni di tutti i ministri e dallo scorso 24 novembre il Paese è anche senza capo di Stato. Già tredici sedute del parlamento per l'elezione del nuovo presidente si sono concluse con un nulla di fatto. Del ruolo della Lega Araba ci parla il padre gesuita Samir Khalil Samir, nell’intervista di Cristopher Altieri:
R. - La Lega Araba sta cercando di trovare una soluzione. Il motivo è che per il mondo arabo il Libano è veramente essenziale. E’ un modello di società non perfetta, ma che cerca di offrire una soluzione accettabile per un Paese multiculturale, che potrebbe essere anche parzialmente utile ad altri Paesi. La crisi viene dal fatto che c’è un contrasto forte, c’è una parte della popolazione che dice: “Basta con questo governo troppo legato all’Occidente, ai soldi. Vogliamo cambiare le cose”. E c’è il governo che dice: “Siamo un governo legale e in tutti i Paesi c’è un governo e un’opposizione. Non facciamo niente di anomalo”. La Lega sta cercando, dunque, di avvicinare i punti di vista e di offrire una soluzione. In questa situazione, i cristiani offrono anche un esempio interessante: da una parte, si trovano sia nel governo che nell’opposizione, quasi a parità. Dall'altra, offrono servizi nelle scuole, in particolare, e in ambito sociale per tutti, non solo per la comunità cristiana. Gli ospedali cristiani sono frequentati quasi in parità da musulmani e cristiani.
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