di Enrico Piovesana
PeaceReporter
Ieri sera l’annuncio di una tregua in Waziristan. Nella notte un attacco missilistico Usa
Ieri sera i talebani pachistani avevano annunciato il raggiungimento di un accordo con il governo per una tregua dei combattimenti in Nord Waziristan valida fino al 10 febbraio. L’intesa, resa pubblica dal portavoce dei militanti locali, Ahmadullah Ahmadì, è stata il prodotto di trattative segrete condotte nei giorni scorsi dal governo pachistano, attraverso il filogovernativo capo della tribù pashtun dei Madakhel, Malik Qadir Khan, con la controparte, rappresentata dal comandante talebano Maulana Hafiz Gul Bahadur. La tregua in Nord Waziristan ha lo scopo di consentire l’avvio di un negoziato per giungere a un accordo di pace in tutte le aree tribali, dal Sud Waziristan alla Provincia della Frontiera Nord-Occidentale (Nwfp). Secondo la stampa locale, sempre ieri il comandante in capo dei talebani pachistani, Baitullah Mehsud – ancora in carica nonostante le voci di contrasti con i talebani afgani circolate nei giorni scorsi – ha nominato ‘negoziatore’ dei talebani l’emiro del distretto di Bajahur, Maulana Faqir Muhammad.
Un missile dall’Afghanistan: 12 morti. Appena passata la mezzanotte, poche ore dopo questi importanti sviluppi – in contrasto con la linea dura di Washington, da sempre contraria a ogni negoziato tra Islamabad e talebani locali – un missile sparato dalle montagne afgane ha colpito proprio il Nord Waziristan, centrando il villaggio di Khushali Torikhel e uccidendo dodici persone: “talebani”, secondo fonti anonime dei servizi segreti pachistani. Dal governo del Pakistan non è giunto alcun commento ufficiale al raid: una reazione imbarazzata che in passato ha sempre seguito attacchi missilistici targati Usa. Non sarebbe certo la prima volta che gli Stati Uniti compiono attacchi del genere in territorio pachistano usando razzi sparati dai camion lanciamissili Himars o da elicotteri Apache, oppure missiliHellfire sparati dai droni Predator. Né stupirebbe che Washington avesse deciso di silurare in questo modo la tregua appena raggiunta, visto che lo ha già fatto esattamente un anno fa, nel gennaio 2007, con ripetuti attacchi volti a far saltare gli accordi di pace del settembre 2006.
I civili continuano a morire sotto le bombe. A sperare nella fine dei combattimenti tra esercito e talebani nelle aree tribali è soprattutto la popolazione locale, che sta pagando un prezzo altissimo in questo conflitto.
Solo ieri almeno undici civili, tra cui quattro donne, sono morti sotto i violenti bombardamenti dell’artiglieria e dell’aviazione governativa pachistana. Cinque persone sono morte sotto le macerie delle loro case nel villaggio di Kotkai, in Sud Waziristan. Decine di abitazioni civili sono state distrutte dalle bombe anche nel vicino villaggio di Torwam: non si sa ancora nulla sul numero dei morti. Altre sei vittime civili sono state causate, sempre ieri, dai colpi di mortaio sparati dall’esercito nelle zone di Darra Adam Khel e Kohat, nella Provincia della Frontiera Nord-Occidentale, da dove nei giorni scorsi era già fuggito l’ottanta per cento della popolazione.
In quattro anni, ovvero dall’inizio della campagna militare antiterrorismo ordinata da Musharraf su pressione di Washington, i combattimenti tra esercito e ribelli integralisti nelle aree tribali hanno provocato la morte di circa 2.500 civili, oltre che di circa tremila guerriglieri e 1.500 militari governativi. Con il risultato che oggi i talebani pachistani sono più forti, numerosi e popolari che mai.
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