Benedetto XVI parla della Quaresima e lancia un appello alla riconciliazione per il Ciad. Il saluto del Papa alla mamma di Ingrid Betancourt
da Radio Vaticana
La Quaresima come “grande ritiro spirituale”, che permette ai cristiani di fare esercizio di conversione e di solidarietà con i poveri e così riscoprire che è questo che dà gioia alla loro vita. Ma anche un appello perché cessino le violenze in Ciad - al quale il Papa ha fatto giungere una donazione tramite Cor Unum - e perché la Terra Santa cammini verso la pace. E infine, un ricordo di Pio IX, nel 130.mo della morte, definito un “indomito” servitore della verità in un’epoca di secolarizzazione. E’ stata un’udienza generale densa di spunti, quella che Benedetto XVI ha tenuto questa mattina in Aula Paolo VI, di fronte a circa cinquemila fedeli. La cronaca, nel servizio di Alessandro De Carolis: (ascolta)
La secolarizzazione non è un male solo contemporaneo. La combatté con coraggio anche Pio IX un secolo e mezzo fa. Ed è in queste epoche di erosione dei valori cristiani che un periodo di riflessione, preghiera e digiuno dal materialismo come la Quaresima possono aiutare, anzitutto le persone di fede, a riscoprire che la gioia che riempie il cuore sta nel confidare in Dio e nell’aiutare i più poveri. Benedetto XVI ha spiegato che i quaranta giorni prima della Pasqua - così come un tempo la preparazione dei catecumeni rendeva più evidente - sono un tempo di rinnovamento interiore proprio perché:
“Aiuta a mantenere desta la consapevolezza che l’essere cristiani si realizza sempre come un nuovo diventare cristiani: non è mai una storia conclusa che sta alle nostre spalle, ma un cammino che esige sempre un esercizio nuovo”.
Le parole-guida della Quaresima - conversione e penitenza - sono, ha sostenuto il Papa, tanto più stringenti oggi se si pensa a quanto la “suggestione delle ricchezze materiali pervada in profondità la società moderna”:
“Quando proclama la sua totale autonomia da Dio, l’uomo contemporaneo diventa schiavo di sé stesso e spesso si ritrova in una solitudine sconsolata. L’invito alla conversione è allora una spinta a tornare tra le braccia di Dio, Padre tenero e misericordioso, a fidarsi di Lui, ad affidarsi a Lui come figli adottivi, rigenerati dal suo amore”.
Del resto, ha incalzato poco dopo Benedetto XVI con le parole del Vangelo di Marco, “che giova guadagnare il mondo intero, se poi si perde la propria anima?”:
“La conquista del successo, la bramosia del prestigio e la ricerca delle comodità, quando assorbono totalmente la vita sino ad escludere Dio dal proprio orizzonte, conducono veramente alla felicità? Ci può essere felicità autentica a prescindere da Dio? L’esperienza dimostra che non si è felici perché si soddisfano le attese e le esigenze materiali. In realtà, la sola gioia che colma il cuore umano è quella che viene da Dio: abbiamo infatti bisogno della gioia infinita”.
Antidoto, quasi, all’avidità accesa dal miraggio della ricchezza o del benessere ad oltranza è il suo contrario: il dono di beni, il dono di se stessi a chi è nel bisogno. Il Papa lo ha sottolineato parlando dell’elemosina, elemento tipicamente quaresimale e al centro del recente Messaggio dedicato dal Pontefice a questo tempo liturgico. Se l’elemosina, ha affermato, viene “praticata con profondo spirito di fede, diviene un mezzo per capire e realizzare meglio la nostra stessa vocazione cristiana”:
“Quando infatti, gratuitamente offre se stesso, il cristiano testimonia che non è la ricchezza materiale a dettare le leggi dell’esistenza, ma l’amore”.
Ricco anche il dopo-catechesi, con Benedetto XVI a più riprese impegnato sul versante della cronaca internazionale, a cominciare da questo appello per lo Stato del Ciad, uno degli ultimi teatri africani insanguinati da conflitti intestini e patria di migliaia di civili in fuga:
“Affido anche alla vostra preghiera e alla vostra solidarietà questi fratelli e sorelle che soffrono, chiedendo che siano loro risparmiate ulteriori violenze e venga assicurata la necessaria assistenza umanitaria, mentre rivolgo un accorato appello a deporre le armi e a percorrere la via del dialogo e della riconciliazione”.
Poco prima il Papa, rivolgendosi a un gruppo di funzionari di governo libanesi, iracheni e giordani presenti in Aula Paolo VI, li aveva esortati a promuovere la riconciliazione, la giustizia e la pace nella regione del Medio Oriente. Poi, terminata l’udienza, è stata la volta di Yolanda Betancourt - mamma di Ingrid, la candidata alle elezioni presidenziali colombiane da sei anni ostaggio della guerriglia locale - accogliere l’incoraggiamento del Pontefice per questa lunga e dolorosa vicenda. Infine, ampio risalto è stato dato da Benedetto XVI al 130.mo anniversario della morte di Pio IX. Il Papa ha salutato la delegazione del Comitato omonimo, proveniente da Senigallia, è si è soffermato con parole di grande apprezzamento sulla figura di un Pontefice che, ha detto, “espletò con eroica carità la missione di pastore universale della Chiesa, avendo sempre come obiettivo la salvezza delle anime”:
“Nel suo lungo pontificato, segnato da avvenimenti burrascosi, egli cercò di riaffermare con forza le verità della fede cristiana di fronte a una società esposta ad una progressiva secolarizzazione. La sua testimonianza di indomito e coraggioso servitore di Cristo e della Chiesa costituisce anche oggi un luminoso insegnamento per tutti”.
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