di Gianluca Ursini
PeaceReporter
Almeno 90 nuovi arresti e dieci leader processati in cella senza avvocati. E Suu Kii denuncia i militari: "non fanno nulla per le riforme"
Il regime militare del Myanmar sta approfittando dell'attenzione mondiale rivolta altrove per proseguire la repressione verso gli oppositori: sono stati incriminati alcuni dei protestanti incarcerati durante le marce pacifiche di fine settembre. E intanto nuovi arresti e 80 sparizioni vengono registrate in queste settimane. La leader dell'opposizione Aung San Suu Kii lamenta che i colloqui a cui viene periodicamente invitata dall'inviato speciale della dittatura “non portano a niente”. Intanto il governo ha accusato “oscure forze straniere” dietro gli attentati che hanno colpito quattro volte negli ultimi mesi con altrettanti ordigni “di fabbricazione Usa”. Per gli oppositori esiliati all'estero “è la solita montatura, che provano e riprovano da 30 anni”.
Nuovi arresti “La scorsa settimana una decina di leader del movimento studentesco sono stati arrestati a Rangoon dopo una retata in università” informano PeaceReporter alcuni dissidenti in esilio, che hanno saputo di “almeno un'altra trentina di oppositori del regime arrestati da novembre”, quando il governo avrebbe in teoria accettato il dialogo con l'opposizione. Un rapporto dell'associazione Amnesty International il 27 gennaio avrebbe calcolato in 96 gli arresti degli ultimi 3 mesi, il che porterebbe il numero dei detenuti politici in questo momento nelle carceri di Insein a 1.850. “Ma secondo noi sono almeno tre migliaia, perché molti dei protestanti di ottobre sono ancora in carcere, mentre sui bloggers si sta scatenando una grande repressione” ripetono a PeaceReporter dalla radio simbolo dell'opposizione all'estero, Dvb. Nay Myo Latt, che ha il diario sul web più famoso del Myanmar, è stato arrestato proprio in questa settimana, insieme con molti altri oppositori che affidano a un sito le loro critiche al regime, e a molti tenutari di internet cafè. Questo dopo che una legge dei militari ha obbligato tutti gli internet cafè a registrare i nomi di tutti colori che si collegano a internet da un locale pubblico. Amnesty hadenunciato anche almeno 80dispersi dal lato dei manifestanti. "Secondo noi ce ne sono almeno 40 sicuri-riferiscono da Dvb- gli altri potrebbero essere alla macchia nella jungla. Di sicuro chi è scomparso senza un arresto, temiamo sia scomparso per sempre".
Processi E il regime si è anche scatenato contro i leader di quella protesta, con le prime incriminazioni, che potrebbero portare a condanne estese fino a 7 anni di carcere. A Rangoon il 30 gennaio una corte speciale ha chiesto la condanna per 'sedizione' a carico di 10 leader della protesta, tra i quali i volti più famosi tra gli oppositori, Ko Ko Gi e Myn Ko Naing. L'avvocato Thein, che difende i dieci attivisti, ha detto di essere stato informato dai parenti che si erano recati in visita in carcere. L'accusa si basa su di una legge che proibisce a chi non appartiene a un gruppo inserito nelle liste accreditate dal regime; ma l'avvocato non capisce per quali dichiarazioni sarebbe stato istruito il processo. “Molto probabilmente verranno processati a porte chiuse dentro il carcere di Insein”, ha dichiarato l'avvocato che si è dichiarato impaziente di poterli difendere. Se solo potesse. Ancora i militari non gli hanno consentito di visitare i suoi assistiti.
Suu Kii scoraggiata Nell'incontro di mercoledì 30 gennaio con i dirigenti del suo partito la leader della Lega nazionale per la democrazia ha deplorato che i suoi colloqui con il delegato speciale della giunta militare Aung Kii “non hanno portato a nessun passaggio concreto verso cambi nella struttura politica del nostro Paese”. Per la pasionaria birmana il governo sta “temporeggiando con la scusa che ha un proprio 'tragitto per la democrazia' da portare a termine, terminato il quale ci farà delle reali concessioni”. Il riferimento è alla teorica Convention' che da 15 anni la dittatura militare ripete con rappresentanti filogovernativi delle minoranze, mirata in teoria ad una costituzione multiculturale. “la gente birmana si prepari al peggio, ha detto il portavoce del partito Myan Win, riferendo come Suu Kii sarebbe “molto frustrata per la volontà contraria del governo a fissare delle date per i passaggi necessari alle riforme”.
E bombe La propaganda del regime sta provando a dare la colpa del malessere che attraversa il paese a “forze straniere che vogliono destabilizzare il Myanmar”; il quotidiano di regime 'New light of Myanmar' ha accusato “potenze capitaliste” di avere armato le proteste del 2007 e di aver incoraggiato fantomatici terroristi che avrebbero piazzato le 4 bombe che hanno fatto vittime in altrettanti attentati da novembre ad oggi. In gennaio si registra una rapida successione di attentati: una donna uccisa da una bomba nel bagno della stazione della capitale dei militari, Naypidò, una bomba senza vittime tra i treni di Rangoon e un bus saltato in aria nella regione confinante con la Thailandia, abitata dal popolo Karen, il 17 gennaio. Per i giornalisti di regime “gli ordigni ritrovati erano di fabbricazione Usa”, a dimostrare un complotto straniero. “Provano sempre a dire che c'è qualcuno che arma gli indipendentisti e cerca di portare il caos in Birmania – confida un giornalista esiliato a PeaceReporter – ma oramai è una tattica che hanno usato così tante volte che nessuno dà loro molto affidamento”.
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