Il cardinale Bertone ad Assisi per i 50 anni dalla proclamazione di Santa Chiara a patrona della televisione
da Radio Vaticana
Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto questa mattina nella Basilica di Santa Chiara in Assisi una celebrazione eucaristica per festeggiare i 50 anni della proclamazione di Santa Chiara a patrona della televisione. Da Assisi ce ne parla Mimmo Muolo. (ascolta)
Da 50 anni Santa Chiara è la patrona della televisione: la proclamò Pio XII, il 14 febbraio 1958, perché la prima discepola di San Francesco, nella notte di Natale del 1252 ebbe la grazia di poter vedere dalla sua cella la celebrazione che si svolgeva in chiesa. “Un’esperienza di televisione mistica”, l’ha definita questa mattina il cardinale Tarcisio Bertone, durante la Messa, che ha concluso la giornata di ricordo del 50.mo anniversario dell’iniziativa di Papa Pacelli. “Santa Chiara – ha detto il segretario di Stato vaticano, accolto al suo arrivo dal vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino - non è solo la patrona della tv, ma può insegnare anche come rapportarsi oggi con il mezzo televisivo”. Citando il Papa, il cardinale Bertone ha messo in guardia dai rischi della manipolazione della realtà, dell’asservimento agli interessi dominanti, della ricerca dell’audience a tutti i costi. “La comunicazione di massa - ha aggiunto - tende ad imporre un modello culturale uniforme, basato sulla logica del consumismo e del relativismo”. “L’esempio di Santa Chiara, invece - ha concluso il cardinale - ci aiuti a riscoprire la dignità della persona e valori come la famiglia, la vita, l’educazione dei giovani”. La Messa celebrata nella Basilica della Santa è stata preceduta da un convegno cui hanno preso parte, tra gli altri, il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, mons. Claudio Maria Celli, il ministro delle Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni, e il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, tutti concordi nell’affermare che l’audience va sempre coniugato con la qualità dei programmi. Consegnato anche il Premio televisivo Santa Chiara, che quest’anno è andato alla trasmissione di Raiuno “A sua immagine”. (Da Assisi, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)
Ma come è cambiata la tv in questi 50 anni? Il punto della situazione con Paolo Pellegrini, direttore editoriale di Nova T, l’azienda di Produzione Televisive e Multimediali fondata dai Frati Cappuccini nel 1982, intervistato da Davide Dionisi:
D. - Cinquant'anni fa la televisione era quel “cassone” che tenevamo in salotto per guardare i giochi a quiz, gli sceneggiati e il telegiornale? Che cos’è oggi la televisione?
R. – Non è più quello scatolone: lo scatolone un po’ arcaico che vedevamo allora non c’è più. Oggi è uno strumento che rimane acceso parecchie ore della nostra giornata, che fa opinione in maniera molto grande e molto forte. In realtà oggi, se dovessimo fotografare quella che è la televisione, avremmo delle difficoltà perché è un linguaggio, uno strumento, un mezzo in grande trasformazione che si sta avviando a diventare qualcosa di molto diverso da quello che è stato per noi per alcuni anni, per un ventennio, quanto meno negli anni ’70, ’80 e ’90. Oggi sta diventando uno strumento che fa parte della cosiddetta “convergenza multimediale”, quindi è via via sempre di meno quella televisione che abbiamo conosciuto in quei 20-30 anni e a cui facevo riferimento poco fa; è invece sempre di più uno strumento di collegamento tra il mondo del web, il mondo del satellite e il mondo delle telecomunicazioni. Uno strumento sempre più interattivo: oggi abbiamo qualche primo accenno con la televisione digitale terrestre, ad esempio, con alcuni canali tematici satellitari, domani la web-tv e la televisione via etere saranno cose non così lontane tra loro come oggi ancora un po’ ci sembrano.
D. – In questi cinquanta anni di vita di tv abbiamo registrato un notevole incremento, almeno in tema di violenza e catastrofismo. Ha senso, secondo lei, parlare ancora di etica della comunicazione? R. – A maggior ragione credo che abbia senso parlare di etica della comunicazione, soprattutto se pensiamo che tutti i media abbiano necessità di confrontarsi sul versante etico. Non soltanto la televisione, perché lo stesso discorso che stiamo facendo oggi per la televisione probabilmente si può fare anche per il cinema, probabilmente si potrebbe fare anche per il web, solo che il web ha una sua storia ancora troppo recente per poter fare dei paragoni di lungo termine. In realtà i problemi sono assolutamente analoghi e proprio per questo una riflessione, soprattutto di carattere etico, sulla televisione, sui mass-media, è fondamentale.
Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto questa mattina nella Basilica di Santa Chiara in Assisi una celebrazione eucaristica per festeggiare i 50 anni della proclamazione di Santa Chiara a patrona della televisione. Da Assisi ce ne parla Mimmo Muolo. (ascolta)
Da 50 anni Santa Chiara è la patrona della televisione: la proclamò Pio XII, il 14 febbraio 1958, perché la prima discepola di San Francesco, nella notte di Natale del 1252 ebbe la grazia di poter vedere dalla sua cella la celebrazione che si svolgeva in chiesa. “Un’esperienza di televisione mistica”, l’ha definita questa mattina il cardinale Tarcisio Bertone, durante la Messa, che ha concluso la giornata di ricordo del 50.mo anniversario dell’iniziativa di Papa Pacelli. “Santa Chiara – ha detto il segretario di Stato vaticano, accolto al suo arrivo dal vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino - non è solo la patrona della tv, ma può insegnare anche come rapportarsi oggi con il mezzo televisivo”. Citando il Papa, il cardinale Bertone ha messo in guardia dai rischi della manipolazione della realtà, dell’asservimento agli interessi dominanti, della ricerca dell’audience a tutti i costi. “La comunicazione di massa - ha aggiunto - tende ad imporre un modello culturale uniforme, basato sulla logica del consumismo e del relativismo”. “L’esempio di Santa Chiara, invece - ha concluso il cardinale - ci aiuti a riscoprire la dignità della persona e valori come la famiglia, la vita, l’educazione dei giovani”. La Messa celebrata nella Basilica della Santa è stata preceduta da un convegno cui hanno preso parte, tra gli altri, il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, mons. Claudio Maria Celli, il ministro delle Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni, e il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, tutti concordi nell’affermare che l’audience va sempre coniugato con la qualità dei programmi. Consegnato anche il Premio televisivo Santa Chiara, che quest’anno è andato alla trasmissione di Raiuno “A sua immagine”. (Da Assisi, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)
Ma come è cambiata la tv in questi 50 anni? Il punto della situazione con Paolo Pellegrini, direttore editoriale di Nova T, l’azienda di Produzione Televisive e Multimediali fondata dai Frati Cappuccini nel 1982, intervistato da Davide Dionisi:
D. - Cinquant'anni fa la televisione era quel “cassone” che tenevamo in salotto per guardare i giochi a quiz, gli sceneggiati e il telegiornale? Che cos’è oggi la televisione?
R. – Non è più quello scatolone: lo scatolone un po’ arcaico che vedevamo allora non c’è più. Oggi è uno strumento che rimane acceso parecchie ore della nostra giornata, che fa opinione in maniera molto grande e molto forte. In realtà oggi, se dovessimo fotografare quella che è la televisione, avremmo delle difficoltà perché è un linguaggio, uno strumento, un mezzo in grande trasformazione che si sta avviando a diventare qualcosa di molto diverso da quello che è stato per noi per alcuni anni, per un ventennio, quanto meno negli anni ’70, ’80 e ’90. Oggi sta diventando uno strumento che fa parte della cosiddetta “convergenza multimediale”, quindi è via via sempre di meno quella televisione che abbiamo conosciuto in quei 20-30 anni e a cui facevo riferimento poco fa; è invece sempre di più uno strumento di collegamento tra il mondo del web, il mondo del satellite e il mondo delle telecomunicazioni. Uno strumento sempre più interattivo: oggi abbiamo qualche primo accenno con la televisione digitale terrestre, ad esempio, con alcuni canali tematici satellitari, domani la web-tv e la televisione via etere saranno cose non così lontane tra loro come oggi ancora un po’ ci sembrano.
D. – In questi cinquanta anni di vita di tv abbiamo registrato un notevole incremento, almeno in tema di violenza e catastrofismo. Ha senso, secondo lei, parlare ancora di etica della comunicazione? R. – A maggior ragione credo che abbia senso parlare di etica della comunicazione, soprattutto se pensiamo che tutti i media abbiano necessità di confrontarsi sul versante etico. Non soltanto la televisione, perché lo stesso discorso che stiamo facendo oggi per la televisione probabilmente si può fare anche per il cinema, probabilmente si potrebbe fare anche per il web, solo che il web ha una sua storia ancora troppo recente per poter fare dei paragoni di lungo termine. In realtà i problemi sono assolutamente analoghi e proprio per questo una riflessione, soprattutto di carattere etico, sulla televisione, sui mass-media, è fondamentale.
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