domenica, febbraio 03, 2008

Così Papa Benedetto incoraggia i giovani seminaristi


da PapaBoys.it


CITTA' DEL VATICANO - "Un'avventura meravigliosa, la più interessante e la più necessaria per il mondo": così Benedetto XVI ha definito la vita dei preti, visitando a Roma il Seminario Maggiore a San Giovanni, dove 117 giovani tra i 25 e i 35 anni si preparano al sacerdozio. Il Papa ha celebrato i Vespri insieme al Cardinale vicario Camillo Ruini, ai ragazzi e ai loro genitori. "Cari genitori - ha detto il Pontefice durante l'omelia rivolgendosi proprio a quest'ultimi -, probabilmente voi siete i più sorpresi di tutti per quanto è accaduto e sta accadendo nei vostri figli. Avevate forse immaginato per loro una missione diversa da quella per la quale si stanno ora preparando". "Anche se può sembrare che la vita del sacerdote non attiri l'interesse della maggioranza della gente - ha proseguito -, in realtà si tratta dell'avventura più interessante e più necessaria per il mondo, l'avventura di mostrare e rendere presente la pienezza di vita a cui tutti aspirano".

Per questo, ha aggiunto il Papa sempre parlando alle mamme e ai papà presenti, "vi siete trovati partecipi dell'avventura meravigliosa dei vostri figli". Tra i 117 seminaristi, 54 sono romani, 45 provengono dal resto d'Italia e 18 da altri Paesi: Croazia, Bulgaria, Polonia, Spagna, Ucraina, Ungheria e Haiti. La maggior parte di loro ha fatto l'università, ed ha alle spalle un grande impegno in parrocchia. Con loro, il Papa si è fermato anche a cena, prima di rientrare in Vaticano. Benedetto XVI si è poi rivolto ai genitori dei seminaristi, probabilmente “i più sorpresi – ha detto – di quanto è accaduto ai loro figli”. Invitandoli a guardare a Maria, che si pose tante domande sul suo Figlio Gesù, il Papa ha ricordato ai padri ed alle madri che quella dei loro figli è “un’avventura meravigliosa”: "Infatti, anche se può sembrare che la vita del sacerdote non attiri l’interesse della maggioranza della gente, in realtà si tratta dell’avventura più interessante e più necessaria per il mondo, l’avventura di mostrare e rendere presente la pienezza di vita a cui tutti aspirano. È un’avventura molto esigente; e non potrebbe essere diversamente, perché il sacerdote è chiamato ad imitare Gesù, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”.

Il Santo Padre ha poi sottolineato i due aspetti che caratterizzano la formazione al sacerdozio, ossia il silenzio e la comunione: "Anzitutto, gli anni del Seminario comportano un certo distacco dalla vita comune, un certo 'deserto', perché il Signore possa parlare al vostro cuore (cfr Os 2,16). La sua voce infatti non è rumorosa, ma sommessa, è voce del silenzio (cfr 1 Re 19,12). Per essere ascoltata richiede quindi un clima di silenzio".

Quanto all’aspetto comunitario, il Papa ha ricordato che gli Apostoli si sono formati insieme, seguendo Gesù: "La vostra comunione non si limita al presente, ma riguarda anche il futuro: l’azione pastorale che vi attende dovrà vedervi agire uniti come in un corpo, in un ordo, quello dei presbiteri, che col Vescovo si prendono cura della comunità cristiana. Amate questa 'vita di famiglia', che per voi è anticipazione di quella 'fraternità sacramentale' (Presbyterorum Ordinis, 8) che deve caratterizzare ogni presbiterio diocesano".

Sottolineando, infine, che “la santità è il segreto del vero successo del ministero sacerdotale”, Benedetto XVI ha invitato i seminaristi ad affidare questo desiderio e questo impegno quotidiano a Maria, Madre della Fiducia. Al Papa è andato, poi, il saluto del rettore del Seminario, mons. Giovanni Tani, che definendo la formazione dei seminaristi “un punto nevralgico della vita della Chiesa”, ha ringraziato il Santo Padre per la sua visita, un gesto – ha detto – che “aumenta in noi la fiducia”: “Fiducia è un altro modo per dire ‘speranza’; per lo meno, le due parole si richiamano fortemente. Per questo, leggendo la Sua Lettera Enciclica ‘Spe Salvi’, vi troviamo la possibilità di dare spessore teologico e culturale a questa parola ‘fiducia’ che ci è così familiare. (…) Essa esprime soprattutto un modo di vivere e di testimoniare la bellezza della vita con Dio”.

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