mercoledì, febbraio 20, 2008

The Peninsula, il quotidiano online con base nel Qatar pubblica oggi, a distanza di quasi una settimana dalla sentenza, la notizia di p. Pierre Wallez, missionario cattolico condannato dal tribunale di Orano alla prigione.

daAsiaNews

Algeri (AsiaNews) - Si è diffuso anche nel Golfo il verdetto emanato dalla corte di Orano: un anno di prigione con la condizionale per il sacerdote cattolico Pierre Wallez di origine francese, accusato di avere “officiato una cerimonia religiosa in un luogo non riconosciuto dal governo”.

La sentenza è stata fortemente criticata dall’arcivescovo di Algeri mons. Henri Teissier, che in un’intervista rilasciata all’Agenzia France Presse ha apertamente difeso il sacerdote, accusando la corte di compiere un grave errore. “Le attività organizzate dal sacerdote condannato erano rivolte alla comunità dei cristiani camerunesi immigrati nella regione”. Parrebbe infatti che p. Wallez abbia fatto visita ai cristiani del Camerun nella baraccopoli di Maghnia il 29 dicembre recitando con loro una preghiera, e non celebrando la messa come sostiene l’accusa.

P. Wallez è la prima vittima di una legge emessa nel 2006 che regola le attività di culto delle minoranze religiose nel Paese islamico. Sebbene la libertà religiosa in Algeria sia prevista e garantita dalla costituzione, opere di proselitismo sono severamente vietate e perseguibili. Il decreto legge approvato il 21 marzo 2006 rende punibili i tentativi di conversione di musulmani con multe da 5 a 10 mila dollari e carcere da due a cinque anni. Il governo algerino ha proibito la produzione e distribuzione di testi, audio e video volti a minare l’Islam ed ha inoltre regolamentato quali edifici possono essere usati dai cristiani per le attività religiose. Ha precluso l’uso di case come luoghi di culto, e ogni nuova chiesa deve essere autorizzata. La legge riporta: “esercizi collettivi di culto religioso hanno luogo soltanto in determinate strutture identificabili dall’esterno”.

Commentando le difficoltà che le comunità cristiane in Algeria affrontano mons. Teissier ha detto ai microfoni di Radiovaticana: "Vengono sistematicamente rifiutati i visti di ingresso ai nostri ospiti e in novembre è stata ritirata la residenza a quattro giovani preti brasiliani, qui per lavorare con gli immigrati africani di lingua portoghese". L’arcivescovo è anche convinto che lo spiacevole episodio che ha coinvolto p. Pierre Wallez “non può tuttavia cancellare i buoni rapporti consolidati da anni di collaborazione nel campo culturale e sociale”.

Mons. Teissier ha smentito le voci di coloro che vedono l’Algeria come un Paese sempre più intollerante verso i non musulmani e culla di movimenti estremisti. Secondo l’arcivescovo è sbagliato pensare che i cattolici presenti nel Paese siano nel mirino, anzi li vede “ben inseriti nella realtà sociale e culturale algerina e questa è già una forma di dialogo fra persone di religioni differenti”.

In linea con le dichiarazioni dell’arcivescovo di Algeri, un missionario cattolico presente in Algeria ha detto in un’intervista ad AsiaNews: “Il rapporto che abbiamo con la gente è buono. La comunità cristiana nella mia diocesi è formata da 60 persone contando sacerdoti, suore e laici. Noi cristiani stranieri solitamente non subiamo restrizioni nella libertà di culto”. La comunità cristiana in Algeria è una minoranza e “il numero di cristiani algerini si conta sulle dita di una mano”.

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