L’amore annulla le distanze delle disabilità: l’esperienza della Comunità “Il Chicco” di Ciampino, nel solco de “L’Arca” di Jean Vanier
da Radio Vaticana
“L’Arca non è una soluzione ma un segno, il segno che una società realmente umana deve essere fondata sull’accoglienza e sul rispetto dei più piccoli e dei più deboli”. Fedele a questo principio, da oltre 40 anni il sodalizio fondato da Jean Vanier si fa prossimo, in tutto il mondo, a quanti sono in difficoltà, in particolare a causa di disabilità fisiche o mentali. In Italia, L’Arca è presente da oltre 25 anni. A Ciampino, nei pressi di Roma, si trova una delle sue realtà più belle, la Comunità “Il Chicco”, che accoglie bambini e adulti con gravi disabilità. Per una testimonianza su questo impegno, Alessandro Gisotti ha intervistato Anna Addario, presidente dell’Associazione “Arca Italia” (ascolta):
R. – Siamo nati 25 anni fa seguendo l’esperienza di Jean Vanier che ha fondato “L’Arca”. In che cosa consiste? Molto semplicemente nel vivere insieme, perché il motto di Jean Vanier è quello di creare un ambiente di vita, dove persone con handicap fisico e mentale, e persone che hanno deciso di dare una parte della loro vita o tutta la loro vita per vivere insieme, creano una famiglia. Quindi, noi abbiamo cercato qui a Ciampino di mettere in pratica l’esperienza di Jean Vanier, nel dare un minimo di speranza a queste persone e soprattutto ai loro familiari. Questo affetto, questo senso di famiglia, dà loro qualcosa che credo nessuna attività riabilitativa vera e propria potrebbe dare.
D. – Come è cambiato con il passare degli anni l’impegno della vostra comunità?
R. – La comunità “Il Chicco” è nata 25 anni fa, rivolgendosi soprattutto a bambini con handicap mentali, che erano per lo più abbandonati. Oggi la situazione è completamente cambiata. Le richieste che abbiamo – e ne abbiamo tantissime – sono del tutto diverse . Ora provengono da famiglie che hanno fatto enormi sacrifici in questi anni per tenere i loro congiunti presso di loro, per seguirli e portare avanti questo difficilissimo compito e che non ce la fanno più. Non ce la fanno più in parte perché la famiglia tipo non esiste più, non esiste più la famiglia allargata di una volta. Quindi, cosa cercano? Vogliono trovare un posto dove possano pensare di seguire il loro figlio finché sono in vita e che gli si dia la garanzia per il futuro di un posto dove possa vivere bene.
D. – Il primo marzo si inaugurano delle nuove strutture della comunità “Il Chicco” a Ciampino. Quali sono i suoi auspici?
R. – Potremo arrivare a 20 persone da accogliere in internato, più 10 soltanto in diurno, portando la comunità appunto a 30 persone con handicap, tra interni ed esterni, che per noi è il massimo. Con un numero maggiore, infatti, diventerebbe un istituto e si perderebbe quello spirito familiare che noi vogliamo dare, per poter cercare di farli progredire o quanto meno non regredire. Abbiamo inoltre creato una struttura per laboratori - laboratori di risveglio sensoriale e laboratori occupazionali - e un’altra casa.
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