Il Papa cambia. I rabbini: il problema resta, no alla conversione
CITTÀ DEL VATICANO — Non si intitola più «Preghiera per la conversione degli ebrei» e non ripropone le parole «accecamento » e «tenebre» ma agli ebrei italiani non piace comunque perché chiede pur sempre che «riconoscano» Cristo come «salvatore»: è la nuova preghiera «per gli ebrei» pubblicata ieri dall'Osservatore romano e destinata a essere utilizzata il Venerdì santo dai cattolici tradizionalisti che scelgono di usare il vecchio messale liberalizzato da Papa Benedetto il luglio scorso.
In quel messale — autorizzato secondo l'edizione del 1962 — la liturgia del Venerdì santo proponeva una preghiera «per la conversione degli ebrei» che una volta aveva le espressioni «perfidi giudei» e «perfidia giudaica», ma che Giovanni XXIII aveva già emendato da quegli epiteti.
Pur emendata, il ritorno di quella preghiera — comportato dalla decisione del Papa tedesco di rimettere in uso, su richiesta, il vecchio messale — aveva provocato la protesta di esponenti ebraici di varie parti del mondo, tant'è che il cardinale Bertone già in luglio aveva ventilato la possibilità di una riscrittura, che appunto è stata pubblicata ieri.
Eccola nel testo latino: « Oremus et pro Iudaeis: ut Deus et Dominus noster illuminet corda eorum, ut agnoscant Iesum Christum salvatorem omnium hominum. Omnipotens sempiterne Deus, qui vis ut omnes homines salvi fiant et ad agnitionem veritatis veniant, concede propitius, ut plenitudine gentium in Ecclesiam Tuam intrante omnis Israel salvus fiat. Per Christum Dominum nostrum. Amen ». Ed ecco una traduzione non ufficiale (il vecchio messale si usa solo in latino): « Preghiamo per gli Ebrei: il Signore Dio Nostro illumini i loro cuori perché riconoscano Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini. Dio Onnipotente ed eterno, Tu che vuoi che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità, concedi propizio che, entrando la pienezza dei popoli nella tua Chiesa, tutto Israele sia salvo».
Dal Vaticano fanno osservare che questa preghiera — che potrà essere usata a partire dal prossimo Venerdì santo, che cade il 21 marzo — risuonerà in «pochissime chiese» e cioè solo in quelle dove gruppi di cultori della vecchia liturgia ne abbiano fatto richiesta: si calcola che in tutta Italia questi gruppi siano poco più di trenta. In tutte le altre chiese parrocchiali (sono 26 mila) e non parrocchiali (che sono ancora più numerose, ma non in tutte si celebra la liturgia del Venerdì santo) si userà il messale di Paolo VI dove la preghiera per gli ebrei — gradita a costoro — non mira a convertirli ma a chiedere per loro l'aiuto di Dio perché possano «progredire» nella «fedeltà alla sua alleanza».
Per il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni (nella foto) la nuova preghiera rappresenta «una grave regressione che pone un ostacolo fondamentale alla prosecuzione del rapporto tra ebrei e cristiani» facendo riemergere «in forma purtroppo finalmente esplicita» quella finalità della «conversione dell'interlocutore » che «rimette in discussione decenni di progressi». Per il rabbino milanese Giuseppe Laras, presidente dell'Assemblea rabbinica d'Italia, la nuova preghiera sarà un ostacolo al dialogo perché «riproponendo il tema della conversione finisce col rafforzare la componente ebraica avversa al dialogo con la Chiesa cattolica». Positivo, invece, il giudizio del professor Giorgio Israel: «È dirimente il fatto che non si riproponga la teologia della sostituzione, l'idea degli ebrei "accecati". Si riafferma l'elezione di Israele. Per il resto, mi pare inevitabile che i cattolici vogliano affermare la loro fede: negli Usa, autorevoli rabbini ortodossi dicono che la posizione franca del Papa è la più corretta per perseguire il dialogo».
CITTÀ DEL VATICANO — Non si intitola più «Preghiera per la conversione degli ebrei» e non ripropone le parole «accecamento » e «tenebre» ma agli ebrei italiani non piace comunque perché chiede pur sempre che «riconoscano» Cristo come «salvatore»: è la nuova preghiera «per gli ebrei» pubblicata ieri dall'Osservatore romano e destinata a essere utilizzata il Venerdì santo dai cattolici tradizionalisti che scelgono di usare il vecchio messale liberalizzato da Papa Benedetto il luglio scorso.
In quel messale — autorizzato secondo l'edizione del 1962 — la liturgia del Venerdì santo proponeva una preghiera «per la conversione degli ebrei» che una volta aveva le espressioni «perfidi giudei» e «perfidia giudaica», ma che Giovanni XXIII aveva già emendato da quegli epiteti.
Pur emendata, il ritorno di quella preghiera — comportato dalla decisione del Papa tedesco di rimettere in uso, su richiesta, il vecchio messale — aveva provocato la protesta di esponenti ebraici di varie parti del mondo, tant'è che il cardinale Bertone già in luglio aveva ventilato la possibilità di una riscrittura, che appunto è stata pubblicata ieri.
Eccola nel testo latino: « Oremus et pro Iudaeis: ut Deus et Dominus noster illuminet corda eorum, ut agnoscant Iesum Christum salvatorem omnium hominum. Omnipotens sempiterne Deus, qui vis ut omnes homines salvi fiant et ad agnitionem veritatis veniant, concede propitius, ut plenitudine gentium in Ecclesiam Tuam intrante omnis Israel salvus fiat. Per Christum Dominum nostrum. Amen ». Ed ecco una traduzione non ufficiale (il vecchio messale si usa solo in latino): « Preghiamo per gli Ebrei: il Signore Dio Nostro illumini i loro cuori perché riconoscano Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini. Dio Onnipotente ed eterno, Tu che vuoi che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità, concedi propizio che, entrando la pienezza dei popoli nella tua Chiesa, tutto Israele sia salvo».
Dal Vaticano fanno osservare che questa preghiera — che potrà essere usata a partire dal prossimo Venerdì santo, che cade il 21 marzo — risuonerà in «pochissime chiese» e cioè solo in quelle dove gruppi di cultori della vecchia liturgia ne abbiano fatto richiesta: si calcola che in tutta Italia questi gruppi siano poco più di trenta. In tutte le altre chiese parrocchiali (sono 26 mila) e non parrocchiali (che sono ancora più numerose, ma non in tutte si celebra la liturgia del Venerdì santo) si userà il messale di Paolo VI dove la preghiera per gli ebrei — gradita a costoro — non mira a convertirli ma a chiedere per loro l'aiuto di Dio perché possano «progredire» nella «fedeltà alla sua alleanza».
Per il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni (nella foto) la nuova preghiera rappresenta «una grave regressione che pone un ostacolo fondamentale alla prosecuzione del rapporto tra ebrei e cristiani» facendo riemergere «in forma purtroppo finalmente esplicita» quella finalità della «conversione dell'interlocutore » che «rimette in discussione decenni di progressi». Per il rabbino milanese Giuseppe Laras, presidente dell'Assemblea rabbinica d'Italia, la nuova preghiera sarà un ostacolo al dialogo perché «riproponendo il tema della conversione finisce col rafforzare la componente ebraica avversa al dialogo con la Chiesa cattolica». Positivo, invece, il giudizio del professor Giorgio Israel: «È dirimente il fatto che non si riproponga la teologia della sostituzione, l'idea degli ebrei "accecati". Si riafferma l'elezione di Israele. Per il resto, mi pare inevitabile che i cattolici vogliano affermare la loro fede: negli Usa, autorevoli rabbini ortodossi dicono che la posizione franca del Papa è la più corretta per perseguire il dialogo».
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