Così Benedetto XVI ai vescovi greco-cattolici dell'Ucraina, per la prima visita "ad Limina" dopo 70 anni.
Promuovere innanzitutto “l’ecumenismo dell’amore” perché “il dialogo della carità illumina il dialogo della verità”: è l’invito di Benedetto XVI ai vescovi della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina ricevuti stamane nella loro prima visita ad Limina dopo oltre 70 anni. A guidare i presuli ucraini il cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, che ha presentato al Papa le sfide di questa Chiesa uscita dalla lunga dittatura comunista.
Il cardinale Husar, nel suo indirizzo di saluto, ha sottolineato che “la lunga prova della persecuzione e della vita catacombale” ha reso la Chiesa ucraina “forte nella testimonianza dell'unità nella diversità e nella fedeltà al vescovo di Roma”. Ma anche oggi - ha detto - tante sono le difficoltà da affrontare: “l'aggiornamento al Concilio Vaticano Il da recuperare il più rapidamente possibile”; lo sviluppo del Paese “tornato all'indipendenza dopo secoli di divisioni”; “il violento ed improvviso impatto con il mondo occidentale secolarizzato”; il dramma di una vasta migrazione; la ricostruzione spirituale, morale e strutturale delle comunità cristiane “spesso povere di mezzi materiali, eppur ricche di fede”; “la sofferenza quotidiana per la divisione esistente fra … cristiani in patria”.
Il Papa ha espresso la sua grande gioia di poter ricevere i vescovi greco-cattolici ucraini nella prima visita ad Limina dopo oltre 70 anni. L’ultima risaliva al 1937. Li ha esortati a collaborare sempre più intensamente in vista del comune impegno missionario, affiancati dai sacerdoti: “Incoraggiateli, venerati Fratelli, nelle varie iniziative di aggiornamento a non inseguire le novità del mondo, ma ad offrire alla società quelle risposte che solo Cristo può dare alle attese di giustizia e di pace del cuore umano. Per questo occorre un’adeguata preparazione intellettuale e spirituale, che suppone un itinerario formativo permanente, iniziato nei seminari, dove la disciplina e la vita spirituale devono sempre essere ben curate, e proseguito poi nel corso degli anni di ministero”.
Ha quindi auspicato una unità di intenti della Chiesa greco-cattolica con l’Episcopato latino del Paese nel rispetto delle due diverse tradizioni. “E’ innegabile – ha detto - che tale collaborazione dei due riti farebbe crescere una maggiore sintonia dei cuori fra quanti servono l'unica Chiesa”: “E sono certo che, con tale disposizione interiore, si potranno più facilmente lenire eventuali malintesi, nella consapevolezza che ambedue i riti appartengono all'unica Comunità Cattolica, e ambedue hanno piena e uguale cittadinanza nell'unico Popolo ucraino. In questa luce, sembrerebbe utile, venerati Fratelli, che vi incontraste regolarmente, per esempio una volta all’anno, con i Vescovi latini”.
Benedetto XVI ha poi parlato di alcune difficoltà relative all’obbedienza dei religiosi e delle religiose e la loro cooperazione alle necessità della Chiesa: “Con la magnanimità di Pastori e la pazienza di Padri, esortate questi fratelli e sorelle a difendere instancabilmente l’indole ‘a-secolare’ della loro peculiare vocazione. Aiutateli a coltivare lo spirito delle Beatitudini e ad osservare fedelmente i voti di povertà, castità e obbedienza con fedeltà evangelica, perché possano rendere nella Chiesa quella tipica testimonianza che a loro è richiesta”.
E difficoltà permangono anche a livello ecumenico nel dialogo tra cattolici e ortodossi. Si tratta – ha precisato il Papa – di “ostacoli concreti e oggettivi. Non bisogna tuttavia perdersi di animo” – ha aggiunto – “gli insuccessi, che sono da mettere sempre in conto, non devono rallentare l'entusiasmo per perseguire l'obiettivo voluto dal Signore: ‘Che tutti siano una sola cosa’”: “Ciò che, comunque, va innanzitutto promosso, è l’ecumenismo dell’amore, che discende direttamente dal comandamento nuovo lasciato da Gesù ai suoi discepoli. L’amore accompagnato da gesti coerenti crea fiducia, fa aprire i cuori e gli occhi. Il dialogo della carità per sua natura promuove e illumina il dialogo della verità: è infatti nella piena verità che si avrà l’incontro definitivo a cui conduce lo Spirito di Cristo”.
Il Papa infine, dopo aver invitato i presuli a “coinvolgere sempre più i fedeli laici nella vita della Chiesa”, ha elevato a Dio “un commosso ringraziamento per la rinascita” di questa comunità ecclesiale “dopo il drammatico periodo della persecuzione” assicurando il suo sostegno e il suo affetto per la “non facile missione” a cui essa è chiamata.
Promuovere innanzitutto “l’ecumenismo dell’amore” perché “il dialogo della carità illumina il dialogo della verità”: è l’invito di Benedetto XVI ai vescovi della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina ricevuti stamane nella loro prima visita ad Limina dopo oltre 70 anni. A guidare i presuli ucraini il cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, che ha presentato al Papa le sfide di questa Chiesa uscita dalla lunga dittatura comunista.
Il cardinale Husar, nel suo indirizzo di saluto, ha sottolineato che “la lunga prova della persecuzione e della vita catacombale” ha reso la Chiesa ucraina “forte nella testimonianza dell'unità nella diversità e nella fedeltà al vescovo di Roma”. Ma anche oggi - ha detto - tante sono le difficoltà da affrontare: “l'aggiornamento al Concilio Vaticano Il da recuperare il più rapidamente possibile”; lo sviluppo del Paese “tornato all'indipendenza dopo secoli di divisioni”; “il violento ed improvviso impatto con il mondo occidentale secolarizzato”; il dramma di una vasta migrazione; la ricostruzione spirituale, morale e strutturale delle comunità cristiane “spesso povere di mezzi materiali, eppur ricche di fede”; “la sofferenza quotidiana per la divisione esistente fra … cristiani in patria”.
Il Papa ha espresso la sua grande gioia di poter ricevere i vescovi greco-cattolici ucraini nella prima visita ad Limina dopo oltre 70 anni. L’ultima risaliva al 1937. Li ha esortati a collaborare sempre più intensamente in vista del comune impegno missionario, affiancati dai sacerdoti: “Incoraggiateli, venerati Fratelli, nelle varie iniziative di aggiornamento a non inseguire le novità del mondo, ma ad offrire alla società quelle risposte che solo Cristo può dare alle attese di giustizia e di pace del cuore umano. Per questo occorre un’adeguata preparazione intellettuale e spirituale, che suppone un itinerario formativo permanente, iniziato nei seminari, dove la disciplina e la vita spirituale devono sempre essere ben curate, e proseguito poi nel corso degli anni di ministero”.
Ha quindi auspicato una unità di intenti della Chiesa greco-cattolica con l’Episcopato latino del Paese nel rispetto delle due diverse tradizioni. “E’ innegabile – ha detto - che tale collaborazione dei due riti farebbe crescere una maggiore sintonia dei cuori fra quanti servono l'unica Chiesa”: “E sono certo che, con tale disposizione interiore, si potranno più facilmente lenire eventuali malintesi, nella consapevolezza che ambedue i riti appartengono all'unica Comunità Cattolica, e ambedue hanno piena e uguale cittadinanza nell'unico Popolo ucraino. In questa luce, sembrerebbe utile, venerati Fratelli, che vi incontraste regolarmente, per esempio una volta all’anno, con i Vescovi latini”.
Benedetto XVI ha poi parlato di alcune difficoltà relative all’obbedienza dei religiosi e delle religiose e la loro cooperazione alle necessità della Chiesa: “Con la magnanimità di Pastori e la pazienza di Padri, esortate questi fratelli e sorelle a difendere instancabilmente l’indole ‘a-secolare’ della loro peculiare vocazione. Aiutateli a coltivare lo spirito delle Beatitudini e ad osservare fedelmente i voti di povertà, castità e obbedienza con fedeltà evangelica, perché possano rendere nella Chiesa quella tipica testimonianza che a loro è richiesta”.
E difficoltà permangono anche a livello ecumenico nel dialogo tra cattolici e ortodossi. Si tratta – ha precisato il Papa – di “ostacoli concreti e oggettivi. Non bisogna tuttavia perdersi di animo” – ha aggiunto – “gli insuccessi, che sono da mettere sempre in conto, non devono rallentare l'entusiasmo per perseguire l'obiettivo voluto dal Signore: ‘Che tutti siano una sola cosa’”: “Ciò che, comunque, va innanzitutto promosso, è l’ecumenismo dell’amore, che discende direttamente dal comandamento nuovo lasciato da Gesù ai suoi discepoli. L’amore accompagnato da gesti coerenti crea fiducia, fa aprire i cuori e gli occhi. Il dialogo della carità per sua natura promuove e illumina il dialogo della verità: è infatti nella piena verità che si avrà l’incontro definitivo a cui conduce lo Spirito di Cristo”.
Il Papa infine, dopo aver invitato i presuli a “coinvolgere sempre più i fedeli laici nella vita della Chiesa”, ha elevato a Dio “un commosso ringraziamento per la rinascita” di questa comunità ecclesiale “dopo il drammatico periodo della persecuzione” assicurando il suo sostegno e il suo affetto per la “non facile missione” a cui essa è chiamata.
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