giovedì, maggio 29, 2008

Il Diyanet, la più alta autorità religiosa, pubblica sul suo sito internet una lista di doveri e divieti comportamentali per le buone musulmane. Proteste di attiviste per i diritti delle donne e preoccupazione per la temuta deriva estremista del Paese di Ataturk.

Istanbul, Turchia (AsiaNews) - Le donne che indossano profumo fuori casa sono immorali. Lo stabilisce il Diyanet, il Direttorato affari religiosi della Turchia, che sul suo sito internet pubblica una lista di cosa “può o non può” fare una donna nei comportamenti pubblici e nella sfera sessuale. Il lungo elenco ha subito sollevato le forti critiche di gruppi per i diritti femminili. Nella lista nera del Diyanet vi è, tra le altre cose, il divieto per le donne di stare in pubblico da sole con degli uomini e l’obbligo di essere sempre “adeguatamente coperte”.
Istituzione del governo turco, il Diyanet è la più alta autorità religiosa islamica della nazione, ma non ha potere legale; tra le varie competenze ha quella di nominare gli imam. Anche se l’AKP, il partito islamico moderato del premier Erdogan, non ha diretto controllo su di esso, l’iniziativa suscita preoccupazione tra i sostenitori dello Stato laico per la direzione integralista verso cui sembra muoversi il Paese. L’AKP è nel mirino della Corte suprema per l’accusa di voler “islamizzare” la Turchia, violando il principio della laicità affermato dalla Costituzione del fondatore della Repubblica, Kemal Ataturk.

Il Diyanet si rivolge anche agli uomini, avvertendoli che “non devono stare da soli in luoghi chiusi con le donne”. Questo aspetto penalizza le donne lavoratrici, scoraggiandole dall’esercizio della professione fuori casa, denunciano attiviste per la parità di diritti. “Flirtare e prendere appuntamenti – conclude il Direttorato – sono da ritenere adulterio e l’aborto è come un omicidio, che si sta diffondendo a causa della decadenza morale dell’occidente”.

L’elenco rientra in un testo più generale, una sorta di catechismo del buon musulmano, stilato sempre dal Diyanet – spiega una fonte citata dal Turkish Daily News – è già in circolazione dal 2006 in internet.


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