domenica, maggio 04, 2008
Crescono nei Paesi in via di sviluppo i timori per una disastrosa crisi alimentare. Il rincaro dei prezzi dei generi alimentari sta già mettendo a dura prova milioni di persone, mentre si attendono iniziative concrete e sollecite da parte dei Paesi industrializzati. Su questo tema, ecco la riflessione del direttore generale di Radio Vaticana, padre Federico Lombardi.

da RadioVaticana

Nell’anno 2000 il più grande summit di capi di Stato della storia proclamava solennemente la “Dichiarazione del Millennio” che enunciava gli obiettivi più urgenti per il bene dell’umanità, da raggiungere entro il 2015. Il primo era di dimezzare, in questo periodo, la povertà estrema e la fame. Sono passati quasi otto anni, e in questi mesi si sta manifestando una crisi alimentare gravissima in molti Paesi per il vertiginoso aumento dei prezzi dei cereali, cosicché il numero degli affamati e sottonutriti riprende a crescere rapidamente e rischia di avvicinarsi al miliardo, e la crisi non sembra affatto passeggera.

Gli esperti l’attribuiscono a tre cause principali: il mercato distorto dalle sovvenzioni all’agricoltura dei Paesi ricchi; la nuova produzione di biocombustibili in seguito alle preoccupazioni ambientali; l’accresciuto consumo di carne in grandi paesi come Cina e India, per cui buona parte della produzione agricola non è più dedicata direttamente ai cereali per l’alimentazione umana.

Quello che manca nel mondo non è quindi fisicamente il cibo o la capacità di produrlo, ma la volontà di risolvere per primo il problema più grave: cioè che i poveri abbiano da mangiare. Altre cose, altre preoccupazioni passano avanti. Le spese militari, ad esempio, continuano a crescere. Altri interessi guidano il gioco del nostro mondo, anche se il Summit del Millennio aveva individuato e proclamato correttamente il primo obiettivo. Ma una cosa è una Dichiarazione, un’altra la dura realtà. Ora guardiamo al nuovo summit per la sicurezza alimentare della FAO in giugno. Un’altra occasione da non lasciare sfuggire, perché intanto troppi poveri muoiono.

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