lunedì, maggio 05, 2008
La speculazione finanziaria dietro il boom dei prezzi agricoli: l boom dei prezzi dei generi alimentari rischia di far morire di fame mezzo mondo e crea forti disagi all’altra metà. L’Onu ha parlato di una catastrofe paragonabile allo tsunami. Che però è un fenomeno naturale e in quanto tale inevitabile. Mentre quello che sta accendo, nonostante quello che ci vogliono far credere, non lo è affatto.

da PeaceReporter

Le cause note. Ci hanno detto che la principale causa di questo drammatico fenomeno sono le inesorabili leggi del mercato: troppa domanda rispetto all’offerta. Ma come! Se fino a l’altro ieri tutti gli esperti mondiali continuavano a dire che oggigiorno si produce abbastanza cibo per sfamare l'intera popolazione del pianeta! Possibile che questa situazione sia mutata nel giro di pochi mesi a causa dell’incremento del fabbisogno alimentare dei cinesi e degli indiani? O dei raccolti andati distrutti da siccità e inondazioni causate dai cambiamenti climatici? Evidentemente no. Ci hanno quindi spiegato che le cause principali vanno ricercate nel crollo della produzione agroalimentare causata dal recente boom delle coltivazioni agricole destinate alla produzione di biocombustibili. Inoltre, sostengono gli esperti, l’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli è strettamente collegato al caropetrolio, visto che i fertilizzanti e pesticidi usati in agricoltura derivano da prodotti petrolchimici.

Le cause nascoste. Quello che non viene detto, ma che sta iniziando a emergere da alcune dichiarazioni poco evidenziate dai mass media, è che i prezzi sono aumentati così tanto e così rapidamente a causa della cinica speculazione finanziaria privata. “Abbiamo cibo sufficiente per sfamare tutti gli abitanti di questo pianeta”, ha ribadito Achim Steiner, direttore del Programma Ambientale dell’Onu. “Ma l’accesso al cibo è distorto dai mercati”. Parole sibilline, parzialmente chiarite dal suo collega Jean Ziegler, Relatore speciale sul diritto all'alimentazione per la Commissione sui diritti dell'uomo delle Nazioni Unite: “La situazione è degenerata a causa dalle compagnie che fanno investimenti di private equity nel mercato alimentare approfittando del prevedibile andamento dei prezzi”. Più esplicita la spiegazione di Anthony Costello, direttore dell’Institute for Global Health di Londra: “La ragione principale dell’aumento dei prezzi agricoli è la speculazione che sta investendo tutti i beni essenziali: petrolio, oro e metalli. Le risorse alimentari andrebbero messe al riparo dalle speculazioni degli hedge funds che traggono profitto dall’innalzamento dei prezzi a spese della vita di migliaia di esseri umani”.

“Attacco speculativo”. José Graziano de Silva, rappresentante della Fao per l’America Latina, durante una conferenza tenutasi a Brasilia a metà aprile ha parlato senza mezzi termini di un’ “attacco speculativo” come causa principale dell’inflazione agricola. Un attacco che, secondo de Silva, è iniziato nel 2007, dopo cinque anni di lento ma costante aumento dei prezzi in questo settore dovuto ai fattori citati all’inizio. Certi che il trend sarebbe continuato, gli speculatori hanno iniziato a investire con al sicurezza di ricavare profitti dalle future vendite. Dello stesso parere sono altri esperti del settore. Secondo Ricardo Cota, dirigente della Confederazione agricola brasiliana (Cna), “i prezzi dei prodotti agricoli non sono più determinati dalla legge della domanda e dell’offerta: tutto è distorto dalla massiccia entrata dei fondi d’investimento nel mercato agroalimentare mondiale”. Un altro brasiliano, Fernando Muraro, analista della AgRural, afferma che “la colpa è della finanziarizzazione dei mercati agricoli” provocata da “forze speculative alla ricerca di profitti facili e garantiti”.

La mano visibile. A tutto questo si aggiunge un altro fattore poco pubblicizzato e strettamente collegato alle speculazioni finanziarie: il controllo del mercato agroalimentre mondiale da parte di poche potentissime multinazionali. Cargill, Continental, Louis Dreyfus, Bunge&Born e Toepfer controllano il 90 percento del mercato cerealicolo globale. E’ a loro vantaggio che Usa, Ue, Wto e Fmi hanno imposto ai paesi produttori scellerate politiche agricole basate sulla produzione per l’esportazione invece che per il consumo interno. La mano invisibile, a volte, si vede benissimo.

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