venerdì, maggio 09, 2008
di Fabio Vitucci

9 maggio 1978: un giorno "storico" per l'Italia, fatto di avvenimenti tragici e tristemente noti, ma con un'onda lunga che ancora oggi, a distanza di 30 anni, scuote le nostre coscienze e ci spinge a riflessioni importanti.
A Roma, durante la mattinata, viene ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro, lo statista democristiano rapito e tenuto in ostaggio per 55 giorni dalle Brigate Rosse. Nessuno può dimenticare quella immagine: un corpo rannicchiato dentro una Renault4 rossa, parcheggiata simbolicamente in via Caetani, a metà strada tra via delle Botteghe Oscure e Piazza del Gesù, tra la sede della DC e quella del PCI. Gli “anni di piombo”, il terrorismo politico, vedono così la massima espressione di una lotta senza quartiere allo Stato, alla classe politica, a non si sa bene cosa… E a farne le spese, tra gli altri, è proprio Moro, che invece aveva sempre creduto nel dialogo, fin dal suo impegno giovanile nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana, il ramo “accademico” dell’Azione Cattolica.
La notte prima invece era stato assassinato Peppino Impastato, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. All’epoca l'uccisione non desta clamore, sia per la contemporanea uccisione di Aldo Moro, sia perché all’inizio forze dell'ordine e magistratura parlano di un incidente durante un atto terroristico ad opera dello stesso Impastato. Saranno solo gli anni e la faticosa lotta di familiari e amici a rendere giustizia a questo martire della mafia, che durante la sua vita aveva combattuto strenuamente e con un’energia e una “fantasia” senza limiti la mafia e chi con la mafia conniveva, compresa la sua stessa famiglia. Il film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana e l’omonima canzone dei Modena City Ramblers hanno permesso anche ai giovani di conoscere le gesta di Peppino.

Oggi il 9 maggio è diventato il Giorno della memoria, contro ogni forma di violenza e terrorismo. “Si può solo invitare 30 anni dopo alla riflessione profonda e dolorosa, possiamo solo inchinarci con rispetto e commozione di fronte alla tragedia, al suo tormento umanissimo. Fu la tragedia non soltanto di un uomo, ma di un Paese – ci ricorda il presidente della Repubblica Napolitano in occasione della commemorazione al Quirinale di Aldo Moro - Gli ex terroristi non devono cercare tribune per giustificare i loro atti di violenza. Spesso il rispetto della memoria purtroppo è mancato proprio da parte dei responsabili delle azioni terroristiche”.

Numerose in tutta Italia anche le manifestazioni per ricordare Peppino Impastato, come il corteo nazionale che ripercorrerà le strade di Cinisi che hanno ospitato le sue eroiche gesta antimafia. "Ricordarlo non è un atto dovuto o una cerimonia - sottolinea Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd - Chi ha a cuore il cambiamento della Sicilia, chi vuole continuare a combattere le ingiustizie e la mafia sa che è nell'esempio e nella memoria di Peppino Impastato che si trovano le motivazioni profonde di un impegno civile e di un rigore morale che sono condizioni essenziali per sconfiggere la mafia".

Due uomini molto diversi e molto lontani, che però hanno fatto una scelta comune, quella di andare controcorrente, di andarsi a scontrare contro il pensiero comune, fatto di silenzio e rassegnazione, di andare incontro alla morte… Ma non una morte inutile, bensì un seme che negli anni ha portato tanta gente a lottare contro la violenza, contro il terrorismo, contro ogni tipo di mafia. Oggi, a 30 anni di distanza, siamo noi che abbiamo il dovere di gridare NO al terrorismo, NO alla violenza, NO a chi calpesta i diritti umani. L’ex Birmania, la Cina, il Medioriente, ma anche diversi avvenimenti in Italia e in Europa, ci ricordano che c’è ancora tanto da fare… E ognuno di noi può dare il suo contributo.


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