venerdì, maggio 23, 2008
Israele annuncia l'espansione di un'altra colonia attorno alla città santa.

da PeaceReporter

Le colonie ebraiche in territorio palestinese sono da anni uno dei nodi cruciali attorno a cui si concentra il pessimismo di quanti considerano impossibile un accordo di pace, senza che vengano smantellate. Da alcuni mesi i rappresentanti del governo Usa in visita in Israele non perdono occasione di ricordare al governo Olmert che, per arrivare allo sbandierato accordo sulla nascita di uno stato palestinese entro la fine dell'anno, è necessario che buona parte degli insediamenti e degli avamposti ebraici sia rimossa. Lo ha detto più volte il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, e recentemente lo ha sostenuto anche il candidato democratico Barak Obama, secondo cui “Israele dovrebbe confessare che la politica degli insediamenti rende impossibile la nascita di uno Stato palestinese”. Nonostante le pressioni sul tema, il governo Olmert non sembra però intenzionato a compiere quelle “dolorose” rinunce che lui stesso ha più volte annunciato.

La grande Gerusalemme. Gli insediamenti principali della Cisgiordania sono ormai realtà difficilmente rimovibili, anche qualora ci fosse la volontà politica di farlo. Di fatto però, le colonie non solo non vengono messe in discussione ma, mentre proseguono le trattative successive ad Annapolis, tra rappresentanti israeliani e palestinesi, il governo continua ad annunciarne l'espansione. I lavori fervono soprattutto negli insediamenti attorno a Gerusalemme est, che vanno a comporre una cintura attorno alla parte orientale della città, quella abitata da arabi. La cintura delle colonie, collegate tra loro e al territorio israeliano da strade per soli coloni, e protette dal muro di separazione, ha già di fatto isolato la provincia di Betlemme, che si trova pochi chilometri a sud di Gerusalemme. Oggi gli abitanti della città e dei tre campi profughi che la circondano sono costretti a lunghe deviazioni per giungere nella città Santa. Ammesso che abbiano i documenti in regola per accedervi. Altrimenti sono costretti a vivere all'interno di quella che ormai è una “riserva” circondata da muri.

Espansioni. Recentemente il governo ha autorizzato l'espansione di due colonie, che si trovano tra Betlemme e Gerusalemme, Har Gillo e Har Homa. Queste, allargandosi nel modo previsto, finiranno presto col toccarsi e raggiungere il blocco di Gush Etzion, a sud, fino a creare un insediamento continuo che circonderà Gerusalemme Est da sud, sud-est e est, dove si trova anche Male'e Adumim, la più grande colonia della Cisgiordania. A quel punto Gerusalemme Est sarà circondata da quartieri ebraici e potrà essere lentamente assorbita. É questo il progetto di quella che viene chiamata la Grande Gerusalemme: una realtà imposta sul terreno che vanificherà qualunque possibile accordo di spartizione della città Santa. Mercoledì 21 maggio, il ministero israeliano dell'edilizia ha annunciato che 300 nuove abitazioni saranno costruite anche a Beitar Illit, un'altra colonia a sud di Gerusalemme, dove già risiedono 35mila ebrei ortodossi. Ancora una volta la decisione ha scatenato le proteste palestinesi, anche di quelli coinvolti nel negoziato come Yasser Abdel Rabbo, che ha accusato Israele di non prendere sul serio il processo di pace. “L'unica cosa che prendono sul serio sono le colonie” ha dichiarato, “e ne continuano l'espansione nonostante le richieste da parte paestinese e internazionale per fermarle”. Rabbo ha concluso con una previsione: secondo lui i recenti guai giudiziari del premier Olmert finiranno per frenare il processo di pace, ma le colonie continueranno a crescere.

Beit Sahour. Sebbene anche una parte della società civile israeliana spinga per il ritiro dai territori occupati, nei giorni scorsi un centinaio di coloni ha deciso di occupare anche una parte di Beit Sahour, uno dei campi profughi attorno a Betlemme. Si tratta di una zona che, secondo gli accordi di Oslo, è sotto sovranità palestinese. Protetti dall'esercito, che tra l'altro teneva lontani i giornalisti, i coloni hanno occupato un edificio che in passato era già stato usato come base militare da Israele. Gli occupanti sostengono di avere invaso la zona per via del suo valore storico, legato in qualche modo alla tradizione ebraica, ma il governatore del distretto di Betlemme è di tutt'altra opinione: “Questa azione dei coloni non accade per caso -ha spiegato- sono venuti con l'avallo e il sostegno del governo”. Una volontaria internazionale che risiede a Beit Sahour ritiene che questa occupazione sia solo dimostrativa: “La loro azione -spiega- serve semplicemente dimostrare a Bush (in visita in Israele durante le commemorazioni dell'indipendenza), la loro volontà di continuare a costruire insediamenti, ma non lo faranno veramente”. Ma il più indignato è il sindaco di Beit Sahour, che spiega come il comune stesse per costruire in quella zona un parco e un ospedale per bambini. “Difenderemo la nostra terra da questo attacco” ha dichiarato.

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