giovedì, maggio 15, 2008
di Fabio Vitucci

“La diffusione della pillola del giorno dopo non ha ridotto il ricorso all’aborto”. È questo uno dei messaggi chiaramente emersi al termine del convegno organizzato da Scienza&Vita di Pisa e Livorno che si è tenuto martedì 13 Maggio. Il convegno “Pillola del giorno dopo: dalla clinica al diritto” ha richiamato la presenza di numerosissimi medici di medicina generale, continuità assistenziale, emergenza territoriale, ospedalieri e docenti universitari che hanno affollato la sala-conferenze dell’Ordine dei Medici di Pisa.
Il professor Corrado Blandizzi, docente di farmacologia all’Ateneo Pisano, oltre al profilo tossicologico, ha illustrato dati che mostrano l’attuale incertezza della scienza medica sul meccanismo d’azione del farmaco. Secondo la dottoressa Maria Giovanna Salerno, primario dell’Unità operativa di Ginecologia e Ostetricia di Pisa, relatrice al convegno, vi è una notevole differenza tra l’efficacia teorica del farmaco è quella dimostrata nella pratica clinica dove la capacità del farmaco di ridurre le gravidanze sarebbe in termini assoluti del 2-3%.

Il dottor Renzo Puccetti, esperto di bioetica per la società medico-scientifica interdisciplinare Promed Galileo, ha illustrato dati che mostrano che la pillola del giorno dopo non ha ridotto il ricorso all’aborto nei vari paesi, ma addirittura le donne che l’assumono hanno poi una maggiore propensione ad abortire, una volta che il farmaco risulti inefficace. Vi è inoltre un rilevante grado di non appropriatezza nelle assunzioni del farmaco. “Un terzo delle donne sbaglia ad identificare il giorno del ciclo mestruale, due adolescenti su tre non riconoscono il momento dell’ovulazione e addirittura in un terzo delle donne che chiedono la pillola del giorno dopo non si rinvengono spermatozoi all’interno della vagina”.

Per l’avvocato Giuseppe Mazzotta, esperto di biodiritto del centro interdipartimentale di bioetica dell’Università di Pisa, “la richiesta del paziente deve sempre essere confrontata con l’esperienza e la competenza del medico”, pertanto la mancata prescrizione della pillola del giorno dopo può derivare da un convincimento clinico di non appropriatezza, così come da un convincimento di coscienza basato sul principio di precauzione, che impone al medico di non porre in essere comportamenti potenzialmente lesivi del concepito.

Durante il convegno numerosi interventi dal pubblico hanno espresso l’insoddisfazione per come le autorità ordinistiche e la dirigenza della USL 5, peraltro intervenute al convegno, hanno gestito la vicenda seguita alla pubblicazione dell’articolo de Il Tirreno in cui si denunciavano presunti disservizi nella erogazione della prescrizione della pillola del giorno dopo. Sono intervenuti anche alcuni dei medici di guardia medica che hanno ricevuto nei giorni scorsi dall’azienda sanitaria lettera di “contestazione di addebito”: hanno esternato tutto il loro disagio a dover operare in contesti in cui mancano le condizioni per una prescrizione del farmaco che, invece di essere il risultato finale di una valutazione clinica caso per caso, a causa dell’insufficienza di organico e dell’abuso di richiesta da parte delle ragazze si vuol far diventare quello che non dovrebbe mai essere, cioè un semplice atto burocratico, svuotato di qualsiasi contenuto medico. Tutti i partecipanti hanno convenuto che l’eventuale clausola di coscienza non può essere sollevata ad intermittenza, ma deve essere preventivamente dichiarata.

Come contributo offerto ai responsabili dell’organizzazione dei servizi sanitari, in relazione ai mutati scenari apportati anche dalla legge 40, l’Associazione Scienza & Vita di Pisa e Livorno ha approntato un modello di dichiarazione di obiezione di coscienza unificato scaricabile dal sito dell’associazione stessa. Al termine dei lavori Scienza&Vita di Pisa e Livorno, unitamente all’associazione di operatori sanitari Medicina&Persona, ha redatto un documento sulla prescrizione della pillola del giorno dopo all’interno della relazione tra medico e paziente.


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