lunedì, maggio 05, 2008

PeaceReporter - Un'ecatombe, il cui bilancio si aggrava di ora in ora. Sono "almeno 15.000" i morti causati dal ciclone che ha spazzato le coste in Birmania, secondo l'agenzia Nuova Cina. "Fonti ufficiali" citate dalla Xinhua hanno riferito che il ciclone Nargis ha distrutto più di quanto si pensasse le regioni di Yangon (il nome dato alla ex-capitale Rangoon dalla giunta militare al potere) e di Ayeyawaddy. La maggior parte delle vittime, circa 10.000, si sono avute nell'area di Bogalay, e altrettante persone potrebbero aver perso la vita nella vicina area di Laputta.

In precedenza, le cifre ufficiali erano di 3.880 morti ad Ayeyawaddy - già colpita quattro anni fa dallo tsunami - e di 59 nell'area di Yangon. Le persone date per disperse sono 2.375 ad Ayeyawaddy e 504 a Yangon, secondo le fonti citate da Nuova Cina. Le autorità militari hanno dichiarato lo stato di disastro nelle due aree citate ed in quelle di Bago, Kayin e Mon. Sulla sola isola di Haing Kyi, sempre nell'area di Ayeyawaddy, almeno 20.000 case sono state distrutte, lasciando senza un tetto più di 92.000 persone, secondo l'agenzia.

Secondo la Democratic Voice of Burma, la radio-tv dei dissidenti birmani con sede a Oslo, parlare di 15.000 vittime al momento è una esagerazione. Fonti diplomatiche dell'Onu contattate dall'emittente, sentita al telefono da PeaceReporter, parlano di 10.000 morti. L'aeroporto di Yangon è stato riaperto, e la giunta militare ha accettato gli aiuti internazionali di emergenza, pur senza farne richiesta diretta. Secondo Democratic Voice of Burma, inoltre, la giunta avrebbe comunque intenzione di tenere nel weekend il referendum per la riforma della Costituzione, che introdurrebbe alcuni principi democratici ma rinsalderebbe ancor più il potere nelle mani dei militari. L'opposizione democratica aveva chiesto un rinvio della consultazione popolare, a causa del disastro causato dal ciclone.

Il ministero degli Esteri italiano, attraverso la Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo, ha erogato un contributo immediato di 123.000 euro in risposta all'appello della Ficross (Federazione internazionale delle Croci rosse e delle Mezzelune rosse) per gli interventi urgenti necessari a far fronte agli ingenti danni causati dal ciclone.


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