martedì, maggio 27, 2008

Fallisce la trattativa per il cessate il fuoco a Gaza, ma il dialogo prosegue.

PeaceReporter - Dall'ipotesi di tregua a una recrudescenza dello scontro il passo è breve quando si tratta della Striscia di Gaza. Così, mentre da un lato si discute di un possibile cessate il fuoco tra Hamas e il governo israeliano, dall'altro si minaccia una ripresa dell'escalation militare. La trattativa dei giorni scorsi al cairo, con la mediazione della diplomazia egiziana, è fallita. In cambio della riaperura dei vailchi della Striscia, Israele pretendeva che Hamas mettesse fine al lancio di razzi verso il territorio israeliano e al contrabbando di armi verso il territorio da loro controllato. Secondo un consigliere del ministero della Difesa, Amos Gilad, le richieste israeliane contemplavano anche la liberazione di Gilad Shalit, il caporale israeliano catturato al confine con la Striscia il 25 giugno del 2006. “Condizioni impossibili” ha dichiarato Ahmed Jusef, consigliere del leader di Hamas Ismail Haniyeh, che protesta soprattutto contro il divieto per Hamas di accumulare armi. “Israele pretende non solo la fine del lancio di razzi e degli attacchi suicidi, ma anche quella di qualunque tipo di resistenza” ha spiegato Jamal Abu Hashem, uno dei mediatori palestinesi. “Vogliono ottenere tutto senza concedere nulla” ha concluso, spiegando che la concessione di riaprire i valichi da parte di Israele “non è stata inequivocabile”.

Minacce. Dopo il fallimento della trattativa Ahmed Jusef, intervistato da radio al Aqsa, ha dichiarato che “se Israele insisterà sulle sue condizioni impossibili, offriremo le nostre scuse alle masse e a Dio e diremo che noi, come movimento nazionale, abbiamo fatto il possibile per alleviare le sofferenze provocate dall'assedio alle masse”. E ha concluso minacciando: “il nemico non ci ha lasciato altra scelta che rompere l'assedio con la forza”. Subito gli ha risposto a tono il ministro della Difesa Ehud Barak, che ha prospettato una nuova operazione militare su vasta scala contro il territorio controllato da Hamas. “Non vale la pena esaurire prima i negoziati” ha dichiarato lunedì durante una riunione del partito laburista. “La possibilità di una tregua con Hamas sono molto labili”, ha fatto sapere il capo del servizio segreto Yuval Diskin, secondo cui Hamas sarà presto in possesso di missili iraniani con una gittata capace di raggiungere Ashdod e Kiryat Gat, località più distanti rispetto a Sderot e Ashkelon. Quello delle aumentate capacità balistiche del partito islamico è uno scenario a cui crede anche il ministro dei Trasporti Shaoul Mofaz, che ha invitato il governo ad “Agire per ritornare alla deterrenza”.

Speranze. Per il momento, insomma, la trattativa è fallita. Tuttavia al Cairo continua il viavai di politici che, con la mediazione del capo della sicurezza locale, Omar Suleiman, stanno cercando di portare a casa un qualche risultato diplomatico, che precluda ulteriori sviluppi sanguinosi. Amos Gilad e i mediatori palestinesi torneranno al Cairo la prossima settimana, sperando che nel frattempo le pressioni internazionali sopratutto su Israele, riescano a smuovere il negoziato. Hamas nel frattempo sembra essere riuscita a rompere l'isolamento internazionale, almeno sul fronte diplomatico. Lo ha annunciato lunedì Ahmed Jusuf, secondo cui negli ultimi tempi i rappresentati del partito islamico hanno incontrato -su loro richiesta- esponenti dei governi di Francia, Norvegia, Svizzera e Italia. Colloqui che sarebbero stati molto positivi. Domenica scorsa, inoltre, dopo l'elezione del presidente libanese Suleiman, il leader di Hamas in esilio Khaled Meshaal ha telefonato al capo della Lega Araba, Amr Moussa, per chedergli di intervenire per risolvere la crisi interpalestinese tra Hamas e Fatah, come è stato fatto per il Libano.

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