Amnesty International ha presentato oggi a Nairobi un rapporto sull’agghiacciante crisi umanitaria e dei diritti umani in Somalia. Il rapporto contiene testimonianze di decine di sopravvissuti al conflitto in corso e denuncia le violazioni dei diritti umani commesse da una pluralità di soggetti: i soldati etiopici, le forze del Governo federale di transizione (Gft) e i gruppi armati.
“In Somalia la popolazione civile subisce omicidi, torture e stupri; i saccheggi sono diffusi e interi centri abitati vengono distrutti” – ha dichiarato a Nairobi Michelle Kagari, vicedirettrice del Programma Africa di Amnesty International. Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International, le truppe etiopiche si rendono sempre più responsabili di omicidi tramite sgozzamento, che è localmente definito “uccisione della pecora”: le vittime, con la gola tagliata, vengono abbandonate in pozze di sangue lungo la strada fino a quando gli uomini armati e i cecchini abbandonano la zona, consentendo ai familiari di recuperare i cadaveri.
“Queste testimonianze fanno ritenere, in tutta evidenza, che ci troviamo di fronte a crimini di guerra e forse anche a crimini contro l’umanità, commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto somalo. Nessuno, però, è chiamato a risponderne” – ha denunciato Kagari. “La situazione umanitaria e dei diritti umani peggiora di giorno in giorno. Il nostro rapporto rappresenta la voce della gente comune della Somalia e la loro supplica alla comunità internazionale di agire per porre fine agli attacchi, compresi quelli commessi dalle forze etiopiche e del Gft, che gode del sostegno internazionale” – ha proseguito Kagari.
La sicurezza in molte zone di Mogadiscio è del tutto inesistente e non c’è praticamente una sola persona nella capitale che non abbia visto o subito personalmente una grave violazione dei diritti umani. “Non c’è salvezza per i civili, ovunque scappino. Chi fugge dalla capitale è attaccato lungo la strada, chi è più fortunato e riesce a raggiungere un campo di fortuna subisce ulteriori violenze e sopravvive in condizioni estreme” – ha commentato Kagari.
Secondo Amnesty International il Gft, in quanto governo riconosciuto della Somalia, è il primo responsabile della protezione dei diritti umani di tutti i somali, ma anche l’esercito dell’Etiopia, che sta dando un sostegno fondamentale al Gft, deve assumersi delle responsabilità. “Gli attacchi contro i civili devono finire immediatamente. La comunità internazionale deve cambiare atteggiamento e fare finalmente pressioni sul Gft e sul governo etiopico affinché i loro soldati non compiano ulteriori violazioni dei diritti umani” – ha concluso Kagari.
Al termine della conferenza di Nairobi, Amnesty International ha sollecitato il rafforzamento dell’Ufficio politico dell’Onu per la Somalia e ha chiesto che il mandato dell’Amisom (così come di eventuali future missioni di peacekeeping dell’Onu) comprenda la protezione dei civili e dei diritti umani, incluso il potere di indagare sulle violazioni. Infine, Amnesty International ha chiesto un’applicazione più rigorosa dell’embargo sulle armi alla Somalia.
“In Somalia la popolazione civile subisce omicidi, torture e stupri; i saccheggi sono diffusi e interi centri abitati vengono distrutti” – ha dichiarato a Nairobi Michelle Kagari, vicedirettrice del Programma Africa di Amnesty International. Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International, le truppe etiopiche si rendono sempre più responsabili di omicidi tramite sgozzamento, che è localmente definito “uccisione della pecora”: le vittime, con la gola tagliata, vengono abbandonate in pozze di sangue lungo la strada fino a quando gli uomini armati e i cecchini abbandonano la zona, consentendo ai familiari di recuperare i cadaveri.
“Queste testimonianze fanno ritenere, in tutta evidenza, che ci troviamo di fronte a crimini di guerra e forse anche a crimini contro l’umanità, commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto somalo. Nessuno, però, è chiamato a risponderne” – ha denunciato Kagari. “La situazione umanitaria e dei diritti umani peggiora di giorno in giorno. Il nostro rapporto rappresenta la voce della gente comune della Somalia e la loro supplica alla comunità internazionale di agire per porre fine agli attacchi, compresi quelli commessi dalle forze etiopiche e del Gft, che gode del sostegno internazionale” – ha proseguito Kagari.
La sicurezza in molte zone di Mogadiscio è del tutto inesistente e non c’è praticamente una sola persona nella capitale che non abbia visto o subito personalmente una grave violazione dei diritti umani. “Non c’è salvezza per i civili, ovunque scappino. Chi fugge dalla capitale è attaccato lungo la strada, chi è più fortunato e riesce a raggiungere un campo di fortuna subisce ulteriori violenze e sopravvive in condizioni estreme” – ha commentato Kagari.
Secondo Amnesty International il Gft, in quanto governo riconosciuto della Somalia, è il primo responsabile della protezione dei diritti umani di tutti i somali, ma anche l’esercito dell’Etiopia, che sta dando un sostegno fondamentale al Gft, deve assumersi delle responsabilità. “Gli attacchi contro i civili devono finire immediatamente. La comunità internazionale deve cambiare atteggiamento e fare finalmente pressioni sul Gft e sul governo etiopico affinché i loro soldati non compiano ulteriori violazioni dei diritti umani” – ha concluso Kagari.
Al termine della conferenza di Nairobi, Amnesty International ha sollecitato il rafforzamento dell’Ufficio politico dell’Onu per la Somalia e ha chiesto che il mandato dell’Amisom (così come di eventuali future missioni di peacekeeping dell’Onu) comprenda la protezione dei civili e dei diritti umani, incluso il potere di indagare sulle violazioni. Infine, Amnesty International ha chiesto un’applicazione più rigorosa dell’embargo sulle armi alla Somalia.
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