Rapporto della Fundamental Right Agency.
E' un quadro che conferma le tendenze dei precedenti anni quello che emerge dal primo rapporto annuale della Fundamental Right Agency, l'agenzia europea per i diritti fondamentali che ha preso il posto dell’Osservatorio su razzismo e xenofobia di Vienna. Nel 2007 c’è stato un aumento dei crimini a sfondo razziale registrati dagli organi giudiziari, mentre le pratiche discriminatorie nell’accesso a casa, scuola e sanità continuano a rendere difficile la vita alle minoranze rom e sinte e ai gruppi più deboli come gli immigrati o i richiedenti asilo. Inoltre in molti paesi il ruolo degli organi di tutela dell’uguaglianza ('equality body’, come l’Unar italiano) è limitato o addirittura assente, mentre il numero di sanzioni per chi viola la direttiva 2000/43/EC è ancora molto basso. Qui di seguito vengono descritte i principali nodi critici del rapporto 2007, ma il documento offre anche numerosi esempi di politiche positive per frenare la discriminazione e il razzismo, reperibili anche su http://http://infobase.fra.europa.eu/. Il rapporto è stato realizzato raccogliendo i dati provenienti dalla rete europea su razzismo e xenofobia Raxen, il cui punto di riferimento (National Focal Point, Nfp) in Italia è il Cospe (Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti).
Applicazione della direttiva 200/43/EC. Nel giugno 2007 c’erano ancora 14 paesi Ue (tra cui l’Italia) che non avevano trasposto la direttiva in modo completo o corretto. Sono invece 12 i paesi dell’UE-27 in cui non è stata comminata alcuna sanzione per violazione della direttiva, mentre nei restanti 15, ovvero dove si sono registrate sanzioni, figura al primo posto il Regno Unito, dove peraltro sono state raccolte più denunce che in tutto il resto dell’Ue messo assieme. La mancanza totale di denunce è dovuta o alla mancanza degli ‘equality body’ (avviene in Spagna, Lussemburgo e Repubblica Ceca) o alla loro debolezza nell’assistere le vittime di discriminazione nelle procedure di denuncia o processo. Inoltre, l’utilizzo di sanzioni penali da parte degli Stati può risultare paradossalmente in un minor numero di sanzioni comminate.
Crimini e violenze razziali. Viene segnalato un aumento generale di questo tipo di crimini. Negli 11 paesi dove la raccolta di dati è sufficiente per definire dei trend affidabili, c’è un aumento sia rispetto al 2000-2006, sia dal 2005 al 2006. In tre dei quattro paesi dove esistono dati affidabili, aumento anche per gli atti di antisemitismo (crescita in Francia, Germania, Regno Unito, non in Svezia). Per le violenze che originano dall’estremismo di destra, c’è un aumento in due (Francia, Germania) dei quattro paesi con una raccolta dati consistente (gli altri sono Austria e Svezia). La mancanza di statistiche affidabili negli altri paesi Ue è d’altra parte una delle maggiori cause ritenute dalla Fra alla base di un’azione politica efficace di contrasto. Purtroppo i progressi in questo senso sono molto scarsi. L’Italia non figura tra i ‘bravi’, e il miglior esempio viene ancora una volta dal Regno Unito, che da solo raccoglie anche in questo campo più dati che tutti gli altri partner Ue messi insieme. Inoltre, a tutela delle vittime di abusi da parte delle forze dell’ordine, sono ancora pochi i paesi dove si possono presentare denunce per gli abusi della polizia ad organismi indipendenti.
Lavoro. Sono ancora ben presenti in Europa pratiche discriminatorie dirette o indirette sia sul luogo di lavoro (insulti, violenze, abusi o paghe ridotte) sia nella fase di assunzione. Molte di queste pratiche vengono evidenziate solo da studi e ricerche, anche se in certi paesi sorprende vederle alla luce del giorno, come ad esempio in annunci di lavoro che escludono gli stranieri (succede in Ausria, Danimarca, …). A essere colpiti sono spesso i rom e gli immigrati.
Abitazione. Anche in questo settore, i rom sono la fascia maggiormente colpita da discriminazioni, che si concretizzano in razzismo esplicito, case in pessime condizioni o sfratti forzati. In molti casi un aiuto minimo non giunge nemmeno dalle autorità. Però non mancano i progetti di inclusione, finanziati pubblicamente. Scarsa in linea generale l’informazione sulla legislazione antidiscriminazione tra affittuari, proprietari e agenti immobiliari. L mancanza di dati disaggregati rende comunque avere un quadro preciso della situazione.
Educazione. Anche in questo settore la mancanza di dati la fa da padrona, e pertanto interventi di miglioramento non possono avvenire su basi statistiche chiare. E’ però confermato che i gruppi minoritari o le fasce più deboli (ovvero rom, rifugiati e immigrati) hanno maggiori difficoltà nell’accesso all’istruzione. Soprattutto per i rom, le discriminazioni arrivano alla vera e propria segregazione razziale: bimbi rom inviati in scuole ‘speciali’ per disabili mentali o pasti e ore di ricreazione differenziati (Mezdev, Slovacchia). Emerge poi che se i gruppi minoritari sono ben rappresentati nella scuola dell’obbligo, diventano sotto rappresentati nell’istruzione superiore. Inoltre non mancano pratiche di discriminazione religiosa: ad esempio in Polonia, il voto in religione fa media con le altre materie per il giudizio finale, ma essendo praticamente insegnata solo la religione cattolica, senza quasi materie sostitutive, gli appartenenti ad altri credi vengono discriminati.
Sanità. Quest’anno per la prima volta il settore della sanità è entrato nel rapporto annuale su razzismo e xenofobia in Europa. In questo ambito è più presente la discriminazione indiretta, ovvero operata tramite ostacoli burocratici dalle amministrazioni sanitarie, che quella diretta, in quanto il personale medico si attiene ai principi di Ippocrate e non discrimina quando deve curare. I gruppi più sfavoriti sono ancora una volta rom e immigrati, soprattutto quelli irregolari. Questi infatti temono di essere scoperti quando si recano in ospedale. Ma anche quelli regolari trovano barriere nel trattamento: donne musulmane che non possono farsi visitare da medici uomini, o cibo in corsia che non risponde alle esigenze di musulmani, ebrei, indù, ecc. Le donne rom invece sono state spesso vittime di sterilizzazioni forzate e fatte di nascosto: è ben noto il caso di Ostrava (Rep. Ceca), in cui una donna ha vinto una ricompensa di 500 mila corone ceche per una sterilizzazione effettuata nel 1997 senza la sua autorizzazione.
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