In Bahrein un fatto di cronaca scatena l'odio versi gli immigrati del Bangladesh. Il potere enorme dei mezzi d'informazione di massa sull'opinione pubblica è cosa nota, anche in Italia...
PeaceReporter - In questi giorni, in Italia, si discute sul fatto che (almeno leggendo certi giornali e guardando certe televisioni) i Rom siano la causa di tutti i mali dell'ex Belpaese. A volte, insomma, i media creano dei 'nemici'. La validità della teoria è dimostrata dal fatto che il fenomeno si ripete, sempre uguale a se stesso, a tutte le latitudini. In Bahrein, per esempio. Con le stesse modalità. Un fatto di cronaca deprecabile, sia ben chiaro, scatena pulsioni incontrollate nei media, che morbosamente srotolano e riavvolgono il nastro dell'episodio criminoso, stando sempre ben attenti a sottolineare che l'autore del gesto è 'un rom', 'un extracomunitario' e così via. L'omicidio di Francesca Reggiani, il 1 novembre 2007, a Roma, da parte di Romulus Nicolaer Mailat, in un attimo è diventato l'omicidio del 'rumeno', come a trovare una chiave di lettura degna delle teorie del Lombroso, studioso che riteneva di prevedere la propensione al crimine di un soggetto dall'analisi dei suoi tratti somatici. Ecco che un'intera comunità, un intero popolo vengono tacciati di 'criminalità endemica'.
In Bahrein, da tempo, sembra che tutti i cittadini del Bangladesh siano un problema. L'episodio di cronaca nera, anche in questo caso, non manca. Un immigrato bengalese, che vive e lavora ad Hamad, a sud di Manama, dove gestisce un'autofficina, ha decapitato un cliente del luogo perché non voleva pagare. Precisazione: in nessuno dei media del Bahrein è stato possibile trovare il nome dell'assassino. Era solo uno 'del Bangladesh'.
Dalla cronaca al razzismo. Fin qui un terribile fatto di sangue, un atto scellerato commesso da uno squilibrato che deve pagare il suo gesto. E invece no, perché i media e i politici incendiari (quelli sono l'ultimo ingrediente di questo cocktail esplosivo) cavalcano la vicenda. ''Chiedo che gli sia comminata una pena esemplare, che è la condanna a morte, e che sia giudicato in tempi rapidi dalla magistratura'', ha tuonato in Parlamento il deputato islamico Abdel Halim Murad, uno dei più accaniti sostenitori della 'pericolosità sociale' degli immigrati del Bangladesh, al punto da chiederne l'espulsione di massa dal Bahrein. Rashid bin Abdullah al-Khalifa, ministro degli Interni, ha deliberato la sospensione di concessione di visti d'ingresso a cittadini provenienti dal Bangladesh. "Per ora abbiamo solo fermato i visti, non si è mai parlato di espulsioni di massa", ha replicato il ministro alle accuse di violare i diritti umani dei bengalesi piovute sul Bahrein dalle ong di mezzo mondo, quando il quotidiano panarabo al-Sharq al-Awsat ha annunciato che la ricca monarchia del Golfo Persico si preparava a espellere i circa 90mila lavoratori immigrati dal Bangladesh residenti in Bahrein. Una comunità immensa che, negli ultimi anni, è stata protagonista di alcuni gravi fatti di cronaca. Da qui a colpevolizzare tutto un gruppo di persone la distanza è notevole.
Ma la teoria del 'nemico', purtroppo, funziona sempre. Se da una parte c'è chi cavalca i sentimenti più biechi della collettività, dall'altra c'è una collettività che si lascia cavalcare.
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