Agenzia Misna - “Faccia il possibile affinché i nostri centri cerimoniali siano salvati, le nostre radici non siano contaminate e il nostro sacro mais resti puro, senza sementi transgenici”: con queste parole il capo indigeno Maya Cirilo Pérez Oxlaj si è rivolto al presidente Alvaro Colom, uno dei tre sacerdoti Maya non indigeni del Guatemala, di cui egli stesso è ‘consigliere spirituale’. ‘Anciano Mayor’ del Consiglio Maya, Xinca e Garífuna, Cirilo ha riassunto le istanze dei popoli nativi del paese centroamericano, che rappresentano il 42% dei 13 milioni di guatemaltechi, nonché la fascia in assoluto più povera della popolazione: “Siamo contro le attività minerarie, petrolifere e idroelettriche portate avanti dalle aziende straniere che pensano solo ai loro benefici. È una menzogna dire che aiutano il nostro sviluppo. Sono solo venute a rubare le nostre ricchezze e a distruggere la pace e la coesione delle nostre comunità”. Ricevendo dal vice-presidente Rafael Espada la ‘medaglia presidenziale per l’ambiente’ “per il suo lavoro a beneficio delle risorse naturali”, l’anziano capo nativo di etnia Quiché, 80 anni, ha chiesto che “la voce dei popoli indigeni venga finalmente ascoltata. Signor presidente – ha aggiunto – ci aiuti a conservare la bellezza dei nostri boschi affinché non scompaiano i passeri che col loro canto gioioso rallegrano le nostre anime, le acque dei nostri fiumi tornino ad essere cristalline e l’aria sia ancora pura per permettere alla madre terra di poter di nuovo respirare”. In occasione del suo insediamento, a gennaio, il primo presidente di sinistra della storia del paese – vittorioso alle urne grazie al contributo determinante delle popolazioni indigene - si era impegnato a “trasformare il Guatemala in un paese socialdemocratico con caratteristiche Maya, una socialdemocrazia capace di irrobustire l’unità del paese e rafforzarne l’identità”.
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