Record di suicidi nelle forze armate di Usa e Russia
di Luca Galassi, PeaceReporter - Il 2007 è stato l'annus horribilis per i soldati delle due forze armate più potenti del mondo. Negli eserciti dei due antagonisti storici della Guerra fredda, Stati Uniti e Russia, non si sono mai registrati così tanti suicidi. Almeno 115 soldati si sono tolti la vita nelle file dei militari Usa, 13 in più rispetto al 2006, quando si erano uccisi 102 uomini. Molto più elevato il numero tra i soldati dell'Armata Rossa: 341 soldati, "quasi un battaglione", ha riferito il procuratore capo militare, Sergei Fridinski.
Missioni sempre più lunghe.
Mentre i militari statunitensi si tolgono la vita in prevalenza per motivi strettamente legati al loro impiego sul campo di battaglia, i russi si suicidano per le pessime condizioni di vita nel servizio di leva, nonnismo incluso. Un terzo dei militari statunitensi è morto in uno dei teatri di guerra in Iraq o Afghanistan, senza tuttavia essere mai stato impegnato al fronte. Il 26 percento del totale dei militari suicidi non ha mai visto la guerra.
Missioni sempre più lunghe.
"Numerosi fattori contribuiscono alla situazione attuale - ha spiegato Elspeth Ritchie, consulente psichiatrica dell'Ufficio sanitario generale dell'esercito Usa -. In guerra, le cause vanno attribuite alle missioni multiple, sempre più lunghe (i tempi massimi di impiego sono stati estesi dai 12 ai 15 mesi), alla distanza da casa, all'esposizione a realtà terribili, alla grande disponibilità di armi cariche". Altri fattori di rischio per coloro che non sono - o non sono stati - al fronte, includono problemi relazionali con i commilitoni, problemi di lavoro o difficoltà economiche e legali. L'epidemia silenziosa di suicidi coincide, tra l'altro, con un allarmante aumento dei casi di disturbi psichici legati allo stress post-trauma (Ptds), quella che un tempo veniva chiamata la sindrome del Vietnam: ne soffrono quasi 40 mila militari americani, secondo gli ultimi dati diffusi due giorni fa dal Pentagono.
Abusi di ogni tipo.
Nell'esercito russo, ha invece spiegato il procuratore militare Fridinski all'agenzia stampa russa 'Itar-Tass', il numero di suicidi continua ad aumentare: "non possiamo non preoccuparci che i suicidi rappresentano più della metà delle perdite in tempo di pace", ha detto, ricordando che un suicidio su due riguarda un soldato professionista. Le forze armate russe godono di una cattiva reputazione, sia per le difficili condizioni di vita dei militari di leva, sia per il fenomeno del nonnismo cui sono sottoposti. Nell’ottanta per cento delle caserme russe, le giovani reclute vengono sottoposte da superiori e commilitoni a lavori forzati, abusi e vessazioni di ogni genere, ma soprattutto a inaudite sevizie e violenze che spesso portano a invalidità permanenti, mutilazioni e perfino alla morte delle vittime.
Ventimila casi di nonnismo.
Il caso del diciannovenne Andrei Sychev – ridotto in fin di vita, con genitali e gambe amputate dopo le sevizie subite nel 2005 – ha creato grande scalpore. Secondo i dati del ministero dell’Interno russo, nel 2006 sono stati 20 mila i casi di nonnismo denunciati; secondo le associazioni non governative questi rappresentano solo la punta dell’iceberg, poiché la maggior parte dei soprusi non viene denunciata dalle vittime per paura di ritorsioni e ulteriori violenze.
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