Padre Federico Lombardi: in Zimbabwe intimidazioni inaccettabili, necessario il rispetto della libertà
Radio Vaticana - La controversa vicenda della tornata elettorale, celebrata ieri in Zimbabwe, oltre che dalla Chiesa dello Stato africano è seguita con attenzione anche da parte della Santa Sede. Il direttore della Sala Stampa Vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi si sofferma sullo scenario del Paese con alcune riflessioni, ispirate dalle recenti parole di Benedetto XVI dedicate all'Africa (ascolta):
“Senza giustizia, senza la lotta contro ogni forma di corruzione, senza il rispetto delle regole del diritto, è impossibile costruire una pace vera, ed è chiaro che i cittadini avranno difficoltà a confidare nei loro dirigenti; inoltre, senza il rispetto della libertà di ogni individuo non vi può essere pace”. Benedetto XVI lo ha detto ricevendo il nuovo ambasciatore del Gabon, ma rivolgendosi a tutte le autorità del continente africano. Il pensiero è andato immediatamente allo Zimbabwe, che vive un periodo drammatico per le elezioni presidenziali che si svolgono in un clima di violenza e intimidazione inaccettabile. Molte voci si sono levate per denunciare la situazione. I vescovi cattolici del Sudafrica dichiarano queste elezioni una finzione giuridica e rilevano che la “disperata situazione di violenza, la carestia e l’insicurezza potrebbero portare ad una vasta crisi umanitaria in tutta la regione sudafricana”.
Lo Zimbabwe aveva un’agricoltura e un’economia invidiati da molti altri Paesi dell’Africa; poteva essere sulla buona strada dello sviluppo; ora si trova in una situazione drammatica, principalmente per le responsabilità del suo stesso governo. Il Papa, alle Nazioni Unite, ha parlato con franchezza della “responsabilità di proteggere” che incombe alla comunità internazionale quando un popolo sembra abbandonato a un potere incapace di provvedere al bene comune. Questo principio viene ora invocato dal Consiglio ecumenico delle Chiese, nel caso concreto dello Zimbabwe. Stiamo assistendo a un nuovo capitolo dei drammi dell’Africa. Sapremo trovare finalmente la decisione necessaria per aiutare gli africani ad affrontarli efficacemente?
“Senza giustizia, senza la lotta contro ogni forma di corruzione, senza il rispetto delle regole del diritto, è impossibile costruire una pace vera, ed è chiaro che i cittadini avranno difficoltà a confidare nei loro dirigenti; inoltre, senza il rispetto della libertà di ogni individuo non vi può essere pace”. Benedetto XVI lo ha detto ricevendo il nuovo ambasciatore del Gabon, ma rivolgendosi a tutte le autorità del continente africano. Il pensiero è andato immediatamente allo Zimbabwe, che vive un periodo drammatico per le elezioni presidenziali che si svolgono in un clima di violenza e intimidazione inaccettabile. Molte voci si sono levate per denunciare la situazione. I vescovi cattolici del Sudafrica dichiarano queste elezioni una finzione giuridica e rilevano che la “disperata situazione di violenza, la carestia e l’insicurezza potrebbero portare ad una vasta crisi umanitaria in tutta la regione sudafricana”.
Lo Zimbabwe aveva un’agricoltura e un’economia invidiati da molti altri Paesi dell’Africa; poteva essere sulla buona strada dello sviluppo; ora si trova in una situazione drammatica, principalmente per le responsabilità del suo stesso governo. Il Papa, alle Nazioni Unite, ha parlato con franchezza della “responsabilità di proteggere” che incombe alla comunità internazionale quando un popolo sembra abbandonato a un potere incapace di provvedere al bene comune. Questo principio viene ora invocato dal Consiglio ecumenico delle Chiese, nel caso concreto dello Zimbabwe. Stiamo assistendo a un nuovo capitolo dei drammi dell’Africa. Sapremo trovare finalmente la decisione necessaria per aiutare gli africani ad affrontarli efficacemente?
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