lunedì, giugno 02, 2008

Agenzia Misna - [Alla vigilia del vertice romano della Fao (Food and agricolture organization dell'Onu) per l'emergenza alimentare mondiale, da "Mondo e missione", mensile del Pontificio istituto missioni estere (Pime), riceviamo stasera il seguente editoriale che, intitolato "L’Expo che vorremmo: aperta al mondo", traccia un collegamento tra il tema del vertice romano e l'Expo di Milano in programma per il 2015 e che ha per tema: "Nutrire il mondo, energia per la vita". Non sarebbe fuori luogo se al vertice di Roma si parlasse anche di un possibile ruolo dell'Expo nella lotta alla fame nel mondo.]

"Che l’Expo del 2015 rappresenti una grande occasione per Milano, la Lombardia e l’Italia lo ripetono in tanti. Il punto è: un’occasione per far che? Per ridisegnare la città, rinnovare i collegamenti, rilanciare l’immagine della Madunina nel mondo? Tutte cose apprezzabili, va da sè. Ma esistono obiettivi non meno ambiziosi e più importanti da raggiungere. In caso contrario l’Expo sarà un’opportunità solo per alcuni. In queste settimane un’occasione è già stata persa. Nel pieno di una crisi alimentare che minaccia centinaia di milioni di persone, il «pensatoio» dell’Expo non si è mobilitato sul tema: non abbiamo letto sui giornali prese di posizione in merito. Eppure, il titolo della "kermesse" del 2015 suona «Nutrire il mondo, energia per la vita». Un clamoroso "assist" caduto nel vuoto. Guardando al futuro, ci pare che, per un’Expo che non voglia ridursi a mera vetrina, si possa lavorare su tre fronti. Il primo è squisitamente politico. Se la scelta del tema non era uno slogan ad effetto per raggranellare i voti dei Paesi poveri, bensì l’espressione convinta di una consapevolezza, ossia della portata gigantesca del problema-fame, occorrerà agire di conseguenza. L’auspicio che formuliamo, perciò, è che la questione della condizione alimentare di interi popoli del Sud del mondo interroghi anche il nostro modello di sviluppo, metta in discussione un certo modo di concepire la «crescita» e diventi parte non marginale dell’agenda politica. Cominciando dal G8 programmato per il 2009 in Italia. Di più. La lotta alla fame è uno dei punti qualificanti della Campagna Onu sugli obiettivi del millennio che, guarda caso, si chiude nel 2015. Ci chiediamo, quindi: non potrebbe Milano istituire un Osservatorio sullo stato di avanzamento di tale percorso? Sarebbe un segnale concreto di presa in carico del problema, oltre la retorica e i discorsi di circostanza.Non meno cruciale, poi, è l’aspetto educativo. Il sogno è un’Expo che costringa milanesi, lombardi e italiani ad aprire le finestre sul mondo. Cominciando da quanti oggi siedono sui banchi delle elementari e nel 2015 faranno la maturità. Nella piattaforma culturale dell’Expo si parla di educazione all’alimentazione. Bene. Ma, oltre che metterli in guardia dal rischio dell’obesità infantile, perché non rendere consapevoli i ragazzi del fatto che in mezzo mondo il problema non è «la pancia», bensì avere qualcosa da mettere in pancia? Un’Expo che promuova e valorizzi itinerari educativi di apertura ai popoli e alle culture, in un’ottica di rispetto e confronto, è il segno di un Paese che guarda al suo futuro con occhio lungimirante, oltre gli interessi di corto respiro. Da alcuni anni il Pime opera nelle scuole lombarde, con crescente successo, su questo fronte e, in ragione di ciò, può offrire un contributo qualificato, così come agisce sul fronte dell’informazione con la rivista che avete fra le mani e altri media. Da ultimo. Le istituzioni locali amano richiamare la vocazione internazionale che è nel Dna di una regione come la Lombardia. Ebbene. L’Expo che vorremmo punta, oltre che sui prodotti, a valorizzare un altro made in Italy, ossia quanto il tessuto dell’associazionismo, del volontariato, delle realtà missionarie già realizza quotidianamente e da tempo nell’orizzonte della coo¬perazione internazionale, dello scambio culturale e via dicendo. Volontari, cooperanti, missionari sono ambasciatori senza feluche dell’Italia più vera: portano nel mondo un messaggio di solidarietà e di pace e ricevono, dai popoli che incontrano, tesori incalcolabili di umanità e cultura. Saprà l’Expo riconoscere e capitalizzare questo inestimabile patrimonio fatto di rapporti umani, di gesti concreti, di donazione e scambio reciproco? È l’augurio che ci facciamo".

[CO]


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