Risse fra la folla esasperata in coda per i biglietti e le forze dell’ordine, poliziotti che picchiano i giornalisti che cercano di riprendere la scena. A dispetto dei proclami governativi la situazione si fa sempre più caotica e si acuisce la repressione verso i media.
AsiaNews – Ressa per i biglietti, colluttazioni fra giornalisti e forze dell’ordine, giro di vite sulla libertà di stampa e, come se non bastasse, una quotidiano di Pechino che pubblica “per errore” una foto delle violenze in piazza Tiananmen, scattata la tragica notte del 4 giugno 1989. Continua “l’incubo Olimpiade” per gli organizzatori dei giochi di Pechino e il governo cinese che, a dispetto delle dichiarazioni di facciata, devono affrontare ogni giorno nuovi problemi e denunce. Ieri quasi 50mila persone hanno atteso in coda per ore, sotto il sole e l’afa dell’estate pechinese, nel tentativo di accaparrarsi uno dei 250mila biglietti ancora utili per assistere alle competizioni olimpiche, tra cui le gare di atletica, i tuffi – specialità nella quale eccellono gli atleti locali – e la ginnastica. La ressa e il nervosismo hanno causato manifestazioni di protesta e scontri. I più “furbi” hanno cercato di scavalcare la coda, causando violente reazioni della folla sedate con la forza dagli agenti di polizia. Le forze dell’ordine hanno attaccato anche le troupe giornalistiche presenti sul posto: presi di mira in particolare i reporter di Hong Kong, che a fine giornata hanno denunciato arresti e violenze.
Secondo il South China Morning Post, quotidiano con sede a Hong Kong, un gruppo di giornalisti sono stati allontanati con la forza dall’area predisposta per i media nei pressi della principale biglietteria olimpica. Felix Wang, fotografo del SCMP, è stato arrestato e trattenuto per diverse ore con l’accusa di aver picchiato un poliziotto mentre cercava di documentare gli scontri fra la folla e gli agenti. Egli è stato rilasciato nelle prime ore del pomeriggio di ieri; i vertici del giornale parlano di “episodio sfortunato” e manifestano “solidarietà al poliziotto ferito”. Law Fai-cheung, reporter della tv di Hong Kong Cable Tv, riferisce di essere stato “afferrato per il collo e malmenato” dagli agenti, che gli hanno anche “distrutto le telecamere”. Altri giornalisti denunciano “violenze e soprusi” da parte delle autorità.
A dispetto delle sbandierate libertà in vista dei giochi, continua la repressione da parte del governo a cui si è aggiunta la preoccupazione verso il fenomeno del “bagarinaggio e della falsificazione dei tagliandi” per accedere alle competizioni. Secondo fonti ufficiali negli ultimi due mesi sono state arrestate più di 60 persone che vendevano biglietti al mercato nero, con profitti da capogiro. Per le competizioni in programma sono stati predisposti oltre 6,8 milioni di tagliandi, di cui il 75% destinato alla vendita interna, mentre il restante 25% distribuito fra i vari comitati olimpici di ciascun Paese partecipante.
Censura e probabili sanzioni, infine, colpiranno un quotidiano di Pechino – il Beijing News – che giovedì 24 luglio ha pubblicato “per errore o per ignoranza” una foto relativa ai massacri in piazza Tiananmen del giugno ’89, un argomento ancora tabù in Cina. Lo scatto, intitolato “i feriti”, accompagnava un pezzo all’interno del giornale nel quale non si faceva alcun riferimento alla manifestazione studentesca. L’ipotesi più probabile è che la foto sia stata pubblicata “per ignoranza” da un giovane redattore, che non sa nulla dei fatti avvenuti 20 anni fa perché nelle università e sui media è proibito parlare della vicenda. Non si escludono provvedimenti contro il direttore responsabile della testata – che ha guadagnato nel tempo fama di “relativa indipendenza” rispetto alle fonti ufficiali – sebbene questa fosse regolarmente in edicola ieri nonostante “l’incidente”. Del resto la censura cinese aveva calato subito la scure: sequestrate già nella giornata di giovedì tutte le copie disponibili del quotidiano e rimossa dal sito internet l’immagine incriminata, che però aveva già cominciato a circolare fra blog e siti internet del Paese.
Sulle Olimpiadi pende infine la minaccia di violenze da parte dei separatisi musulmani: attraverso un video diffuso sul web, militanti fondamentalisti hanno rivendicato una serie di attentati compiuti negli ultimi mesi nel Paese, e minacciano di tornare a colpire con “tattiche mai impiegate prima” durante i giochi. Il leader del Partito islamico del Turkestan – gruppo uiguro e musulmano che lotta per l’indipendenza dello Xinjiang, nell’ovest del Paese – annuncia che verranno colpiti “obiettivi sensibili legati alle Olimpiadi”.
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