Scudo missilistico Usa, la Russia risponderà 'militarmente'. La Rice strappa l'accordo a Praga, i polacchi chiedono più garanzie.
La reazione del Cremlino è stata decisa e inequivocabile: "Se lo scudo verrà costruito presso i nostri confini, saremo costretti a reagire non in termini diplomatici, ma con strumenti militari". La dichiarazione del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha inevitabilmente innescato la replica statunitense: "retorica bellicista - secondo il portavoce del Pentagono Gordon Johndroe - finalizzata a innervosire i partner europei impegnati nel progetto". Mosca - ha precisato l'ambasciatore russo alle Nazioni Unite - non minaccia 'un'azione militare', ma 'l'adozione di misure adeguate per compensare le minacce alla sua sicurezza nazionale'.
La partita per la costruzione dello scudo anti-missile in territorio europeo viene giocata dagli Stati Uniti su due fronti: Repubblica Ceca e Polonia. Il progetto è quello di costruire un sistema di difesa da missili a lunga gittata provenienti dal Medio Oriente, Iran in particolare. Nonostante Mosca abbia sempre sostenuto che il Paese islamico non possiede tecnologia bellica in grado di raggiungere l'Europa, manifestando forti timori che il sistema anti-missile venga puntato verso il suo territorio, ieri il Segretario di Stato Condoleezza Rice ha apposto la sua firma ad un accordo storico con il suo omologo ceco, Karel Schwarzenberg.
E' la prima volta che gli Stati Uniti progettano la costruzione di un'installazione militare in un Paese dell'Est Europa un tempo occupato dalle truppe sovietiche. Il sito scelto per il sistema radar è una vecchia base in disuso proprio dell'Armata Rossa. La Rice, in visita nei Paesi dell'Europa orientale, non farà però tappa in Polonia, località che dovrebbe ospitare i missili intercettori dello scudo. L'atteggiamento del Primo ministro di centro-destra polacco, Donald Tusk, si è rivelato meno accomodante di quanto atteso: "Vi faremo installare i vostri missilii - è il senso del messaggio di Tusk agli Stati Uniti - a patto che dotiate la nostra difesa antiaerea di adeguate apparecchiature per contrastare missili a media e lunga gittata". In sostanza, i polacchi chiedono batterie di Patriot in cambio dei 10 intercettori che dovrebbero trovare sistemazione nel sottosuolo del loro territorio nazionale.
Cammino lastricato di ostacoli. Il ministero della Difesa polacco, Radek Sikorski, ha detto ieri alla televisione pubblica: "In che modo le installazioni americane verranno difese da eventuali attacchi, e in che modo anche il nostro Paese verrà protetto da questi attacchi? Per questo abbiamo bisogno dei Patriot". Gli Usa hanno acconsentito a installare batterie di Patriot per un anno, ma ciò sembra ancora insoddisfacente ai polacchi.
Anche nella Repubblica Ceca, tuttavia, il raggiungimento di un accordo definitivo (Bush vuole completare il sistema missilistico, estendendolo da California e Alaska all'Europa, entro il 2012, con un costo di 1,75 miliardi di euro), non sembra esente da ostacoli. Un secondo trattao sarà necessario per definire lo status dei soldati americani in suolo ceco. Entrambi i trattati dovranno essere ratificati dal Parlamento di Praga. La coalizione del Primo ministro Topolanek potrebbe dover ricorrere ai voti dell'opposizione perchè la ratifica avvenga. I parlamentari dei Verdi, partito di minoranza della compagine di governo, hanno detto che potrebbero bloccare il piano, mentre i partiti di opposizione invocano un referendum nazionale. Circa i due terzi dei cechi sono infatti contrari al dispiegamento di radar sul loro territorio. Il dibattito nazionale infuria, nella Repubblica Ceca, a quattro mesi dalle elezioni regionali e a sei dal turno di Praga nella presidenza a rotazione dell'Unione Europea.
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