giovedì, luglio 31, 2008

Il governo del Kuwait ordina la repressione delle proteste dei lavoratori immigrati

PeaceReporter - Mancava giusto il Kuwait. Dopo gli Emirati Arabi Uniti, l'Arabia Saudita e il Bahrein, anche l'emirato invaso dall'Iraq nel 1990 si caratterizza per la brutale repressione delle proteste dei lavoratori asiatici immigrati nel Paese.

Nessun diritto. Ieri, a Kuwait City, una folla di lavoratori asiatici (per la maggior parte provenienti dal Bangladesh) ha dato vita a una protesta per chiedere l'aumento dei salari. Un migrante asiatico in Kuwait percepisce uno stipendio medio di ottanta dollari al mese. La polizia ha prima sparato lacrimogeni per disperdere la folla, poi ha caricato i dimostranti, molti dei quali sono ricorsi alle cure mediche, arrestandone tanti. L'accusa delle forze dell'ordine è quella di aver dato fuoco ad alcune auto. Il consiglio di ministri del Kuwait, con una seduta interamente dedicata alla questione, ha deliberato una sorta di stato d'emergenza, anche perché gli immigrati sono in sciopero da quattro giorni.
''Il governo ha deciso di respingere con forza ogni iniziativa e manifestazione tenuta da qualsiasi gruppo che possa mettere in pericolo l'ordine pubblica'', recita il comunicato dell'esecutivo. ''La polizia è libera di attuare qualsiasi misura ritenga opportuna, con forza e decisione, per impedire che si registrino altri disordini''.

Il problema è sempre quello, per tutte le ricche monarchie del petrolio del Golfo Persico. I migranti dell'Estremo Oriente, per uno stipendio da fame, fanno tutti i lavori che i cittadini di società mediamente molto ricche non si sognano lontanamente. Tutti i lavori più umili, con la complicazione che troppo spesso i datori di lavoro sauditi, degli Emirati o kuwaitiani si sentono padroni della vita stessa del dipendente. Amnesty International e Human Rights Watch, ciclicamente, denunciano abusi sessuali e violenze fisiche dei 'padroni' sui dipendenti, ai quali spesso vengono sequestrati i documenti. E vengono tenuti in condizioni disumane, in situazioni abitative terribili senza nessuna assistenza medica. Dove i migranti, per esempio negli Emirati Arabi Uniti, hanno tentato di darsi una sorta di rappresentanza sindacale, la repressione delle forze di polizia è stata brutale.

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