Presentato questa settimana il piano dell'India contro i cambiamenti climatici. Interventi di mitigazione degli effetti e grande attenzione a rinnovabili ed efficienza. Nessun obiettivo sulle emissioni. Priorità è non penalizzare la crescita.
QualEnergia.it - Rinnovabili, efficienza ma nessun obiettivo di riduzione delle emissioni: combattere i cambiamenti climatici senza sacrificare la crescita economica e lottando anche contro la povertà. È il piano d’azione sui cambiamenti climatici presentato il 30 giugno dal primo ministro indiano Manmohan Singh. Un documento di 52 pagine in cui viene illustrata la strategia per rendere il più sostenibile possibile la vigorosa crescita del gigante asiatico, che nel 2007 ha visto aumentare del 9,2% il prodotto interno lordo del paese.
Per farlo innanzitutto si darà una forte spinta alle rinnovabili. Metà della capacità elettrica del paese viene al momento dal carbone e il 70% del petrolio e del gas sono d’importazione: nonostante i sussidi statali, per tenere bassi i prezzi, proprio in questi giorni, il paese sta subendo le conseguenze del caro petrolio, con un’inflazione che il mese scorso è stata dell’11,4% e milioni di camionisti che bloccano le strade per protestare contro i prezzi alla pompa. Nel piano d’azione si parla dunque anche di aumentare la quota dei biocarburanti. Ma l’accento viene messo soprattutto sul solare. Entro il 2017 - si legge nel documento - si punta ad arrivare a 1000 MW di fotovoltaico sui tetti e altrettanta potenza da impianti solari a concentrazione, con investimenti nella ricerca e la volontà di promuovere un’industria nazionale del settore.
Altro punto del piano, l’efficienza energetica. Si vuole introdurre per le aziende energetiche un sistema per promuovere l’efficienza basato sul mercato, simile ai nostri certificati bianchi, oltre a incentivi fiscali, leggi per l’efficienza energetica degli edifici e altro. Interessante che si parli anche di potenziare il trasporto pubblico, in un paese in cui la mobilità privata è ancora per pochi e in cui la diffusione capillare dell’auto con gli oltre 1 miliardo e 123 milioni di abitanti avrebbe conseguenze preoccupanti su emissioni e consumo di petrolio.
L’India già ora è il quarto paese al mondo in quanto a emissioni di gas serra e il governo prevede che il suo consumo di energia quadruplichi nel giro di una generazione. È tra i firmatari del protocollo di Kyoto, ma in qualità paese in via di sviluppo non è tenuta a tagli delle emissioni, che infatti non sono stati accennati nel piano. L’unico impegno assunto dal primo ministro Singh in proposito è di mantenere le emissioni pro-capite al di sotto dei livelli dei paesi sviluppati, impresa non difficile visto che uno statunitense produce in media 20 tonnellate di CO2 in un anno, mentre in India questa media è di 1,2 tonnellate.
Anche senza riduzioni delle emissioni, comunque, il fatto che il secondo paese più popoloso al mondo, nel mezzo di una crescita economica impressionante, metta al centro della propria politica la sostenibilità energetica è un buon segnale, che dovrebbe stimolare altri paesi più ricchi a fare altrettanto, se non di più.
L’India inoltre secondo gli scenari dell’IPCC sarà uno dei paesi che più pagheranno le conseguenze del global warming. Desertificazione, alluvioni, epidemie e carestie saranno le probabili conseguenze dei cambiamenti climatici per il paese. Non a caso il piano presentato cerca di coniugare la sostenibilità con interventi di mitigazione degli effetti del riscaldamento globale: accanto a rinnovabili ed efficienza, si parla di programmi per la riforestazione, la preservazione delle risorse idriche, l’agricoltura sostenibile.
Ma la forma più efficace di mitigazione degli effetti del global warming, ha sottolineato il primo ministro indiano, è la lotta alla povertà: oggi il 34% degli indiani vive con meno di 1$ al giorno. Una battaglia che per lui coincide con la crescita economica, che il piano deve rendere più sostenibile ma non intralciare.
Scarica il National Action Plan on Climate Change - India (16 Mb)
GM
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