martedì, luglio 29, 2008

Dopo tre anni di manifestazioni gli abitanti di Bil'in potranno tornare ai loro campi

(PeaceReporter) - Dopo cinque anni di proteste nonviolente, gli abitanti del villaggio di Bil'in, a nord di Ramallah, in Cisgiordania, hanno vinto la loro battaglia. Il ministero della Difesa israeliano ha accettato di smantellare due chilometri e mezzo di barriera di separazione, a nord della città di Qalqiliyah. Questo permetterà agli abitanti palestinesi del villaggio di rientrare in possesso dei loro terreni agricoli, che la barriera aveva inglobato all'interno di due colonie ebraiche, illegalmente stabilite sul territorio della Cisgiordania.

Il tratto di barriera che sarà abbattuto verrà ricostruito lungo il confine della Linea Verde e sarà lungo poco meno di cinque chilometri. Il nuovo percorso ricalcherà quello proposto anni fa dal Consiglio per la Pace e la Sicurezza, un organo di consulenza non politico israeliano. La recinzione contestata era stata costruita nel 2003 e i residenti avevano subito intentato una causa presso l'Alta Corte israeliana che, nel corso di diverse sentenze, aveva riconosciuto il loro diritto a rientrare in possesso delle proprie terre e disposto la distruzione della barriera lungo l'attuale percorso.


Il ministero della Difesa israeliano aveva però rifiutato di riconoscere le sentenze e aveva preferito continuare a fronteggiare le manifestazioni di protesta, organizzate dagli abitanti del villaggio negli ultimi tre anni, come se fossero un problema di sicurezza contingente. Da allora, ogni venerdì dopo la preghiera di mezzogiorno, gli abitanti del villaggio insieme a diversi volontari per la pace israeliani e internazionali, hanno marciato verso la barriera di separazione che li divide dai loro campi. Molte persone, sia civili che giornalisti, sono rimaste ferite in quelle proteste, nel corso delle quali i soldati israeliani hanno quasi sempre sparato fumogeni e proiettili di gomma contro la gente disarmata.

Il cambiamento di rotta del ministero della Difesa riflette probabilmente l'indirizzo del nuovo capo dello staff ministeriale, Gabi Ashkenazi, secondo cui la decisione di smantellare la barriere spetterebe al governo e non alle forze armate, Idf. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, Ashkenazi, nominato capo dello staff del ministero della Difesa all'inzio del 2007, era rimasto “oltraggiato” nello scoprire che il rifiuto da parte dell'Idf di smantellare la barriera non fosse dovuto a ragioni di sicurezza, bensì alla prospettiva di ampliare a nord la colonia di Tzufin. “L'Idf - sostiene oggi Ashkenazi – difenderà gli insediamenti vicini qualsiasi sia il percorso della barriera deciso dal governo.

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